L’Italia invecchia ma spende meno della media Ue per la sanità
- 03/01/2024
- Welfare
In un’Italia sempre più anziana, dove già adesso una persona su 4 ha più di 65 anni, il peso della sanità pubblica per garantire il benessere della popolazione aumenta. L’accesso alla sanità, di tipo curativo ma anche preventivo, è inoltre uno dei diritti fondamentali riconosciuti dall’Unione europea e tutti gli stati membri dovrebbero garantire dei servizi gratuiti e di qualità ai propri cittadini.
Tuttavia, negli ultimi anni le difficoltà della sanità pubblica italiana sono aumentate come dimostrano le lunghe liste di attesa e i numerosi scioperi del comparto sanitario. Tante le motivazioni alla base di questa inefficienza, a partire dalla spesa per la sanità (non solo pubblica), che è inferiore rispetto alla media Ue.
La spesa sanitaria pro capite
La spesa sanitaria pro capite è la quantità di denaro che viene spesa per la sanità per ogni abitante di un paese. Questo indicatore permette di misurare il livello di investimento nella salute e di confrontare i paesi tra loro. Secondo i dati Eurostat, nel 2021 la spesa sanitaria pro capite media nell’Unione europea era di 3.562 euro. Tuttavia, la situazione appare molto diversificata tra i paesi membri e l’Italia si colloca al 15° posto con una spesa sanitaria pro capite di 2.800 euro, 762 euro in meno rispetto alla media europea.
In generale, i paesi dell’Europa occidentale e settentrionale, con livelli più elevati di sviluppo economico, una maggiore ricchezza interna e, in alcuni casi, una tradizione di stato sociale, registrano valori pro capite più elevati. Al contrario, i paesi dell’Europa meridionale e orientale, con economie più deboli e sistemi sanitari più fragili, hanno una spesa sanitaria pro capite più bassa.
Ecco i 5 paesi europei con la spesa sanitaria pro capite più alta e più bassa nel 2021:
– Lussemburgo: 6.592 euro
– Svezia: 5.638 euro
– Danimarca: 5.616 euro
– Francia: 5.060 euro
– Germania: 4.975 euro
– …
– Romania: 1.062 euro
– Bulgaria: 1.027 euro
– Lettonia: 1.015 euro
– Lituania: 1.000 euro
– Polonia: 987 euro
La spesa sanitaria in rapporto al Pil
La spesa sanitaria in rapporto al Pil è la percentuale del prodotto interno lordo che viene destinata alla sanità. Questo indicatore permette di misurare l’importanza che un paese attribuisce alla salute rispetto alle altre voci di spesa.
Secondo i dati Eurostat, nel 2021 la spesa sanitaria in rapporto al Pil media nell’Unione europea era del 9,9%. Anche in questo caso, si osservano delle differenze significative tra i paesi membri. In generale, i paesi con una spesa sanitaria pro capite più alta hanno anche una spesa sanitaria in rapporto al Pil più alta, rispetto agli altri. Tuttavia, ci sono anche delle eccezioni, dovute al fatto che il Pil non riflette solo la capacità di spesa di un paese, ma anche la sua struttura economica e il suo livello di sviluppo.
Di seguito i 5 paesi con la spesa sanitaria in rapporto al Pil più alta e più bassa nel 2021:
– Francia: 11,3%
– Germania: 11,1%
– Svezia: 10,9%
– Danimarca: 10,6%
– Belgio: 10,5%
– …
– Lituania: 6,7%
– Romania: 6,5%
– Lettonia: 6,4%
– Polonia: 6,3%
– Lussemburgo: 5,4%
L’Italia si colloca al 18° posto con una spesa sanitaria in rapporto al Pil del 9,1%, inferiore dello 0,8% rispetto alla media Ue.
Il bilanciamento tra sanità pubblica e sanità privata
Le modalità di finanziamento della spesa sanitaria sono le fonti da cui provengono i fondi per la sanità. Queste possono essere pubbliche, come le tasse o le contribuzioni sociali, o private, come le assicurazioni sanitarie o la spesa diretta delle famiglie. Questo indicatore permette di misurare il grado di solidarietà e di equità di un sistema sanitario.
Secondo i dati Eurostat, nel 2021 la spesa sanitaria pubblica media nell’Unione europea era del 79,2% del totale, mentre la spesa sanitaria privata era del 20,8%. Anche in questo caso, si riscontrano delle differenze tra i paesi membri. Tendenzialmente i paesi con una spesa sanitaria pubblica più alta hanno anche una spesa sanitaria privata più bassa, e viceversa. Tuttavia, ci sono anche dei casi in cui la spesa sanitaria pubblica e privata sono entrambe elevate o entrambe basse, a seconda del modello di finanziamento adottato.
Su questo fronte arrivano le uniche note positive per l’Italia nel confronto con i 27: il Belpaese si colloca al 12° posto per la spesa sanitaria pubblica, con il 77,3% del totale, mentre è al 16° posto per la spesa sanitaria privata, che rappresenta il 22,7% della spesa sanitaria totale.
Ciò che emerge nettamente dai dati Eurostat è che i paesi del Nord Europa prediligono il finanziamento pubblico della sanità, mentre quelli a Est si affidano maggiormente alla sanità privata.
Ecco un elenco dei paesi con la spesa sanitaria pubblica e privata più alta e più bassa nel 2021:
Spesa sanitaria pubblica più alta:
– Norvegia: 85,3%
– Danimarca: 84,7%
– Svezia: 84,1%
– Francia: 83,6%
– Germania: 83,5%
Spesa sanitaria pubblica più bassa:
– Cipro: 52,5%
– Bulgaria: 54,9%
– Grecia: 55,4%
– Lettonia: 56,8%
– Estonia: 57,1%
Spesa sanitaria privata più alta:
– Bulgaria: 45,1%
– Grecia: 44,6%
– Cipro: 47,5%
– Lituania: 43,3%
– Estonia: 42,9%
Spesa sanitaria privata più bassa:
– Norvegia: 14,7%
– Danimarca: 15,3%
– Svezia: 15,9%
– Francia: 16,4%
– Germania: 16,5%
Osservazioni sull’Italia
Le previsioni parlano di un costante declino demografico per la penisola a cui corrisponde un maggiore invecchiamento della popolazione. L’effetto domino di cui spesso abbiamo parlato su queste pagine, in questo caso pesa notevolmente su chi ha problemi di salute. In questo scenario demografico, infatti, la redditività diminuisce e con sé cala anche il gettito fiscale, pilastro della sanità italiana. Allo stesso tempo una popolazione più anziana necessità di più cure preventive. Risultato: la forbice tra le necessità dei cittadini e i servizi offerti dalla pubblica amministrazione è sempre più ampia.
Il tutto partendo da una situazione già complicata per almeno 420 mila persone che, nel corso dell’ultimo anno, non hanno potuto comprare farmaci e accedere alle cure per motivi economici.
A spiegarlo è l’OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, organo di ricerca del Banco Farmaceutico che evidenzia come 7/1000 residenti hanno dovuto chiedere aiuto a una delle realtà assistenziali tra le 1.892 convenzionate con Banco Farmaceutico, per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Il dato preoccupante è che rispetto allo scorso anno, in cui le persone erano 386.253, c’è stato un aumento del 10,6%.
Per uno Stato che invecchia e spende meno della media europea per la sanità, sia in termini assoluti che in rapporto al Pil, la missione a breve termine è impedire che questa percentuale cresce ancora, a medio-lungo termine ridurla al minimo. Una sfida ostica, che va di pari passo con quella demografica.
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