La lotta alla denatalità passa anche dalla parità di genere
- 29/11/2023
- Welfare
“Finché non diamo propulsione al lavoro femminile e a una vera parità di genere non avremo quella leva anche sul tema della natalità e dell’investimento demografico che è profondamente correlata”. Lo ha affermato la presidente Popolari Europeisti Riformatori ed ex ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti, intervenuta in collegamento all’evento ‘Le nuove sfide della sostenibilità’ che si è tenuto oggi al Palazzo dell’Informazione a cura di Eikon Italia, in collaborazione con il Gruppo Adnkronos. Un incontro dove si è parlato anche dell’aspetto sociale della sostenibilità e dunque delle pari opportunità.
Si tratta di un tema estremamente attuale e che tocca aspetti strategici per il Paese, ha sottolineato Bonetti:
• il lavoro delle donne, quindi l’aumento del Pil
• la valorizzazione delle competenze
• la competitività e l’innovazione
• l’inverno demografico
Sfide talmente importanti per il Paese, ha continuato l’ex ministro, che travalicano la singola legislazione e i singoli mandati, ma per le quali si impone piuttosto uno sguardo trasversale. Così come è successo alla Legge sulla violenza contro le donne approvata pochi giorni fa: “E’ praticamente il testo del governo precedente, ripreso da quello attuale e votato da tutto l’arco parlamentare”.
Importante però, e qui Bonetti ha segnalato quella che ritiene essere una criticità del governo in carica, è che i problemi strutturali vengano affrontati con misure altrettanto sistemiche, in particolare nella cornice di una strategia nazionale sulla parità di genere che venga anche costantemente monitorata.
D’altronde, ha sottolineato, “l’aumento incessante del tasso di occupazione femminile sta proseguendo ed è frutto anche della continuità di questo governo rispetto al governo Draghi, anche se manca un’impronta sistematica”.
Cosa può fare la politica
In un’ottica quindi di continuità e dialogo tra le parti, la politica può
• organizzare l’esistente
• attivare leve per dare impulso al processo e a programmi per la parità di genere
Un’azione che deve avvenire “riconoscendo le regole del Paese, nelle quali imprese e mondo sociale, della cultura ed educativo giocano un ruolo prioritario”, ha precisato Bonetti.
“La politica – ha spiegato ancora – deve oggi attivare delle leve di un processo strutturale di miglioramento e del raggiungimento di quegli obiettivi prioritari sulla parità di genere che la strategia nazionale della parità di genere ha potuto porre in evidenza, basandosi su obiettivi, monitoraggio e dibattito”.
In che modo la politica può essere leva?
La politica dunque deve essere leva, ma come? Attraverso tre ambiti di intervento:
1. riforme di carattere strutturale: “Introdurre strumenti per promuovere la parità di genere ha voluto significare, ad esempio, cambiare le ‘regole del gioco’ delle politiche familiari inserendo nella riforma del Family Act per la prima volta l’obiettivo di arrivare a congedi paritari fra le donne e gli uomini e una condivisione dei carichi di cura ed educativi”, ha evidenziato Bonetti.
2. investimenti forti sul lavoro femminile, che si fanno con più azioni: abbassando il costo del lavoro femminile, ancora oggi per le aziende troppo alto, sostenendo il reddito delle donne che lavorano con salari troppo bassi. Ad esempio, ha spiegato l’ex ministro, “la donna che torna a lavorare dopo la maternità ha dei costi aggiuntivi che coi salari troppo bassi rischiano di non essere coperti. Ecco perché nell’assegno unico universale abbiamo aggiunto un aumento nel caso del lavoro femminile per tutte le donne, che siano dipendenti, lavoratrici, a partita Iva o libere professioniste”.
3. investimenti che riconoscano il valore della promozione della carriera femminile: “La certificazione della parità di genere che abbiamo introdotto nasce da una proposta di una rete di imprese, in particolare di Valore D, ed è diventata una certificazione prevista a norma di legge che promuove un progetto di attivazione, non una semplice valutazione ex post delle aziende. Per tutte le imprese, in base alle dimensioni, definisce dei target, dei progetti di miglioramento: dalla crescita della carriera delle donne alla presenza femminile nelle execution, fino ai temi della cultura, del linguaggio, del welfare. Se si ottiene questa certificazione l’impresa ha sia un vantaggio fiscale, cioè paga meno tasse con uno sconto sui contributi che deve dare per i lavoratori, sia nell’ambito degli appalti pubblici”.
Una misura di cui Bonetti è molto orgogliosa e che, ha specificato, “è stata attenzionata a livello internazionale in ambito G20 e G7 dai principali Paesi: dalla Francia agli Stati Uniti al Canada come misura innovativa cui guardare con particolare interesse: una certificazione per la parità di genere che dia vantaggi”. Una leva, quindi, per attivare il processo verso le pari opportunità.
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