Promuovere il lavoro inclusivo e la parità di genere: una priorità nazionale
- 06/03/2024
- Welfare
Nel cuore del dibattito sulle pari opportunità e l’empowerment femminile nel panorama lavorativo italiano, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) si è animato di discussioni appassionate e illuminanti durante il convegno ‘Il lavoro buono: Pari Opportunità, condivisione, contrattazione’. Questo evento di rilievo ha posto sotto i riflettori le questioni cruciali della parità di genere e dell’empowerment femminile nel mondo del lavoro, attirando ospiti illustri e menti pensanti determinate a plasmare un futuro più equo e inclusivo.
“Le donne non fanno figli perché raggiungono in ritardo l’indipendenza economica”
“Natalità, pari opportunità e famiglia sono i tre elementi chiave che garantiscono la possibilità per le donne di accedere all’occupazione e all’indipendenza economica”. Il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella, ha lanciato un potente appello alla consapevolezza durante il congresso. “Le donne non fanno figli perché le condizioni di indipendenza economica vengono raggiunte in ritardo” Roccella ha così enfatizzato che il raggiungimento dell’indipendenza economica è cruciale per il ritardo nella decisione di avere figli da parte delle donne.
Tuttavia, nonostante i progressi compiuti nel promuovere l’occupazione femminile, Roccella ha riconosciuto che c’è ancora molto da fare e ha delineato le azioni concrete intraprese dal governo per favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro e per sostenere le imprese femminili. “Il governo – ha ricordato – ha affrontato in maniera decisa il tema del lavoro” e “i dati sull’occupazione femminile sono incoraggianti ma non bastano”. Inoltre, ha continuato il ministro, “abbiamo aumentato l’assegno unico. Le nostre azioni di governo hanno prodotto 16 miliardi di utili netti per le famiglie numerose. Abbiamo aggiunto 6 milioni di euro a favore delle imprese femminili. Abbiamo favorito incentivi fiscali per le mamme lavoratrici. Il governo ha inoltre raggiunto un obiettivo del Pnrr: più di 1.500 imprese hanno ottenuto la certificazione di genere” e “a questo strumento è stato affiancato il cosiddetto codice di autodisciplina per le imprese sulla maternità. Quest’ultimo è un codice su base volontaria, è un richiamo alla responsabilità sociale delle imprese”. Infine, ha detto ancora Roccella, “abbiamo previsto uno stanziamento di 2 milioni di euro per avvicinare le donne alle discipline Stem”.
“In 30 anni cambiato nulla o quasi sulla condizione femminile”
“Sembrerebbe che negli ultimi 30 anni non sia cambiato nulla o quasi. Affermazione forse ingenerosa, ma vera. Abbiamo fallito tutti. Le italiane sono stabilmente ultime in Italia” nel mercato del lavoro. Lo ha detto il presidente del Cnel, Renato Brunetta, nell’aprire i lavori del congresso. “Quello che abbiamo fatto è stato utile ma non sufficiente, abbiamo fatto qualche passo avanti, ma siamo tutti consapevoli che non basta”, ha ribadito il presidente del CNEL che ha incitato all’azione, sottolineando l’urgente necessità di riforme strutturali e di un cambio di mentalità per garantire la parità di genere. “Riforme dall’alto certamente sì, servono. Anche fughe in avanti servono, però soprattutto serve un cambio di mentalità dal basso“. E poi, ha proseguito, “tutte queste cose vanno fatte assieme, non è la lotta di una parte sola”. “Il riequilibrio di genere conviene a tutti. Conviene al Paese, certamente alle donne, ma soprattutto alla comunità e alla democrazia”.
Brunetta ha, poi, evidenziato il costo sociale ed economico delle discriminazioni di genere, sottolineando la necessità di coinvolgere attivamente le donne nel mercato del lavoro e di ridurre il divario nel carico di lavoro domestico non retribuito. “Le donne sono meno pagate, più precarie, meno promosse in carriera. E questo lo paghiamo tutti non solo le donne. Lo paga il Paese perché le discriminazioni portano inefficienza” ha proseguito Brunetta. “Non ci sarà mai pari opportunità tra donne e uomini – ha indicato – se non aumenta la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il Codice rosso contro la violenza è importante ma se una donna non lavora e non può lasciare il compagno manesco perché non ha entrate proprie su cui contare, difficilmente riuscirà a liberarsi e ad essere autonoma. Il 50% delle donne rimangono di fatto tagliate fuori dal mercato del lavoro e continuano a svolgere il 70% del lavoro domestico gratuito. Secondo l’Ocse – ha spiegato Brunetta – le italiane dedicano ogni giorno 175 minuti in più al lavoro domestico rispetto ai loro compagni, contro i 108 minuti del Regno Unito, i 92 minuti della Germania e i 90 minuti della Francia”.
“La parità di genere conviene alla collettività”
Martina Semenzato, presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio, ha offerto un’interessante prospettiva sul significato del lavoro: “Siamo abituati a parlare di lavoro esclusivamente in funzione del reddito. Il lavoro deve essere anche sinonimo di realizzazione personale, appartenenza sociale e crescita culturale. La parità di genere conviene alla collettività. In materia di pari opportunità serve una visione condivisa, una strategia coordinata, una governance efficace”.
Ha insistito sul fatto che la parità di genere non sia solo un obiettivo individuale, ma un bene comune che richiede una visione condivisa, una strategia coordinata e una governance efficace. Semenzato ha esortato all’azione collettiva e ha riconosciuto il ruolo cruciale dei corpi intermedi nella promozione della parità di genere sul luogo di lavoro.
Verso un futuro di equità e prosperità
Il convegno al CNEL ha rappresentato un importante passo avanti nel dibattito sulla parità di genere e sull’empowerment femminile nel mondo del lavoro. Le parole di Roccella, Brunetta e Semenzato hanno evidenziato la necessità di un impegno congiunto per superare le disuguaglianze di genere e promuovere un futuro più equo e prospero per tutti.
La sfida che emerge è quella di trasformare il problema della parità di genere da individuale a collettivo, promuovendo un cambiamento di mentalità e pratiche sia dal basso che dall’alto. È fondamentale incentivare l’educazione STEM tra le ragazze e adottare nuove modalità di leadership basate sul merito e sulla trasparenza.
È chiaro che il lavoro inclusivo e la parità di genere non sono solo obiettivi desiderabili, ma imperativi morali e economici per una società giusta e sostenibile.
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