Buoni pasto e welfare irrinunciabili per 7 italiani su 10
- 10/05/2024
- Welfare
Se l’equilibrio vita-lavoro diventa sempre più importante mentre i salari italiani restano al palo, aumenta il peso del welfare aziendale e dei fringe benefit riconosciuti dall’azienda.
Per 7 lavoratori italiani su 10 buoni pasto e piano welfare sono ormai requisiti irrinunciabili nella scelta del lavoro.
Il dato emerge dall’indagine BVA Doxa sul sentiment dei lavoratori, a corredo del rapporto annuale
dell’Osservatorio Welfare di Edenred Italia che fotografa lo stato del welfare aziendale nel Paese. Prima di approfondire i risultati delle ricerche, giova sottolineare che l’adozione dei fringe benefit da parte delle aziende si è dimostrata correlata all’andamento dei consumi perché questi benefit, sotto forma di buoni, offrono ai lavoratori un’opportunità per aumentare il proprio potere d’acquisto in diversi settori.
Welfare aziendale in crescita
Il panorama del welfare in Italia nel 2023 è stato caratterizzato da una costante crescita, soprattutto per quanto riguarda la spesa, con un notevole aumento dell’utilizzo dei fringe benefit da parte dei beneficiari. I dati emergono dall’Osservatorio Welfare 2024 presentato ieri a Milano durante il Welfare Forum organizzato da Edenred Italia.
L’azienda leader nel campo degli employee benefit riporta che, nel 2023, il credito welfare pro capite ha registrato un valore medio di 910 euro, in aumento rispetto agli 850 euro del 2021 ma in leggero calo rispetto ai 940 euro del 2022, anno influenzato dall’aumento temporaneo del limite di spesa per i Fringe Benefit a 3.000 euro, misura non confermata per il 2023.
Nello specifico:
- Il 54% del campione ha beneficiato di un’erogazione fino a 500 euro;
- Il 19% ha ricevuto un importo compreso tra i 500 e i 1.000 euro;
- Il 16% ha ottenuto un’assegnazione tra i 1.000 e i 2.000 euro;
- Il 6% ha avuto un’assegnazione tra i 2.000 e i 3.000 euro;
- Solo il 5% ha ricevuto un importo superiore ai 3.000 euro.
Guardando ai settori economico-produttivi, emerge una maggiore spesa nel comparto dei servizi finanziari con 1.683 euro pro capite, seguito dai servizi professionali con 1.181 euro e dal settore immobiliare con 1.117 euro. Nel complesso dell’industria e del manifatturiero, la spesa media si attesta sui 693 euro.
Nel 2023, l’80% del credito disponibile è stato utilizzato, con il restante 20% non impiegato. Tra le voci di spesa, prevalgono i fringe benefit, rappresentando il 31,8% del totale, seguiti dall’area ricreativa con il 29,5%. Le spese sociali, come istruzione, previdenza integrativa, assistenza sanitaria e assistenza familiare, insieme compongono il 34,8% della spesa totale. In particolare, si osserva un notevole aumento nella spesa per i fringe benefit e l’area ricreativa, che rappresentano insieme il 61% della spesa complessiva nel 2023, mentre si registra una riduzione della spesa per l’istruzione nel medesimo arco temporale.
Buoni pasto indispensabili
L’indagine di BVA Doxa che misura il sentiment dei lavoratori sul welfare aziendale evidenzia che buoni pasto e piano welfare sono diventati requisiti irrinunciabili nella scelta del lavoro. Ma quanto sono sviluppati nelle aziende italiane?
Il 42% dei dipendenti conferma che la propria azienda ha adottato un piano di welfare strutturato, anche se questa percentuale cambia a seconda del contesto:
- Welfare più sviluppato nelle grandi aziende: tra quelle con oltre 1.000 dipendenti, il 53% ha un piano di welfare;
- Welfare più sviluppato nel settore privato (51% del totale) e nelle regioni del Nord Italia (46%).
Nello specifico, i buoni pasto restano l’opzione più gradita dai lavoratori e più utilizzate dalle aziende, anche se utilizzata da meno della metà:
- Il 41% dei dipendenti riceve buoni pasto, con un valore medio di poco inferiore ai 7 euro;
- I buoni pasto rimangono il benefit più diffuso, seguiti dai servizi per la salute (31%) e dalle convenzioni e scontistiche (25%);
- La metà dei dipendenti ritiene i buoni pasto il benefit più utile, seguiti dai buoni benzina (41%) e dai servizi per la salute (38%);
- 7 intervistati su 10 considerano i buoni pasto un benefit irrinunciabile nella scelta del lavoro futuro, insieme a un piano di welfare vantaggioso che rappresenta un’opportunità interessante per il 68% del campione.
Il 75% degli intervistati ritiene molto valido l’uso dei buoni pasto come strumento che aumenta il coinvolgimento dei dipendenti, e migliora il rapporto con l’azienda, fattore cruciale in questo periodo di nuove esigenze per i lavoratori.
Poca diffusione, tanta consapevolezza
Un recente studio commissionato da Edenred Italia e condotto da The European House – Ambrosetti, ha disegnato uno scenario particolare. Infatti, anche se solo il 28% delle 273 aziende intervistate ha offerto ai propri dipendenti fringe benefit, ben il 96% delle aziende li considera come un acceleratore di benessere e inclusione per i dipendenti.
C’è anche un problema di pari trattamento: il 40% ha scelto di non adottarli, temendo possibili disuguaglianze e malcontento tra i lavoratori, così come quattro intervistati su cinque ritengono fondamentale che le soglie di esenzione siano uniformi per tutti i dipendenti. Sul punto, la Legge di Bilancio per il 2024 ha aumentato la soglia massima di detassazione per i dipendenti senza figli a carico, portandola da 258,23 a 1.000 euro, e ridotto quella per i dipendenti con figli a carico, abbassandola da 3.000 a 2.000 euro. Questa soglia rappresenta il beneficio concreto per l’azienda, il massimo importo non sottoposto a tassazione.
Burnout? No, piano welfare
Il 76% dei lavoratori riferisce di aver provato almeno un sintomo di burnout nella sua carriera. Secondo una indagine dell’Unicusano di settembre scorso, ben 9 italiani su 10 hanno manifestato profonda insofferenza per il proprio lavoro, decidendo nel 43% dei casi di abbandonarlo, nel 97% dei casi senza un “piano B”.
A soffrirne sono maggiormente le donne e i giovani sotto i 27 anni: il 77% di loro ha deciso di rinunciare a contratto e carriera professionale in cambio di una maggiore libertà personale. Dall’altra parte, c’è chi lavora troppo: i dati Eurostat fotografano la situazione degli italiani stacanovisti, con uno su dieci che lavora 49 ore a settimana o più. Incidono su questi dati la necessità di guadagnare di più a fronte degli stipendi troppo bassi, ma anche la scarsa produttività del sistema e la carenza di dipendenti, aggravata dalla crisi di competenze.
L’indagine BVA Doxa dimostra che i dipendenti che fruiscono di piani di welfare segnalano un elevato benessere lavorativo ed emotivo. Il 62% indica nel sentirsi responsabilizzato il valore più importante, seguito dal sentirsi apprezzato (52%) e coinvolto (51%) e il 68% dei dipendenti ritiene molto rilevante l’impatto della condizione lavorativa sul benessere mentale e psicologico, una percentuale che sale notevolmente tra coloro che hanno un elevato benessere (87%) e la Generazione X (71%).
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