Longevità, com’è cambiata l’aspettativa di vita e i fabbisogni dei cittadini Ue
- 20/03/2024
- Welfare
L’aumento dell’aspettativa di vita dei cittadini dell’Unione europea richiede strategie mirate. A questo fenomeno, infatti, è corrisposto negli ultimi quarant’anni una diminuzione della popolazione e il calo della natalità in quasi tutti i paesi membri.
Secondo gli ultimi dati Eurostat recentemente pubblicati, l’aspettativa di vita dei cittadini membri corrispondeva nel 2022 a 80,6 anni. Rispetto al 2021 è aumentata di 0,5. La porzione europea con la più alta aspettativa di vita alla nascita era la regione spagnola della Comunidad de Madrid, con i suoi 85,2 anni. Riconfermato anche il divario di genere nell’aspettativa di vita: con le donne a 83,2 anni rispetto agli uomini con 77,9 anni.
Mortalità e aspettative di vita rientrano tra le programmazioni di welfare dei Paesi. Le politiche nazionali in merito ai sussidi, pensionamenti, supporti all’occupazione giovanile e in generale, in merito ai fabbisogni dei cittadini, corrispondono solo in parte, oggi, a quelle che dovrebbero essere e che si preannunciano necessarie.
L’aspettativa di vita
La longevità è aumentata nel corso degli ultimi anni. Minore mortalità infantile e aumento del tenore di vita e dell’istruzione hanno contribuito ad aumentare la speranza di vita. I progressi nei campi della medicina e dell’assistenza sanitaria hanno rappresentato le cause principali. Dopo lo scoppio della pandemia da Covid che ha visto la curva dell’aspettativa di vita diminuire, nel 2022, in molti Stati membri, l’indicatore è nuovamente aumentato, ma i dati sono ancora inferiori rispetto al 2019.
In sintesi, in media il 21,3% dei cittadini Ue è anziano.
Fabbisogni per la longevità
I fabbisogni per la cura e l’assistenza assumono un’importanza particolare. La spesa, già ingente, è destinata ad aumentare. Nuovi standard di vita e novità nel welfare: l’Italia è prima per rapporto di spesa con il Pil. Secondo l’elaborazione Openpolis, infatti, la spesa dedicata al sostegno sociale e medico, alle pensioni e agli investimenti in strutture residenziali per gli anziani non autosufficiente è pari al 10% del Pil europeo (+34,8% negli ultimi 10 anni).
In Italia, invece, i dati si riferiscono alla spesa effettuata dal governo centrale per la funzione “anzianità” che comprende anche le pensioni. Così, il nostro Paese, con il 13,7% del Pil investito nella longevità si classifica al primo posto. A seguire Finlandia, Austria e Francia con il 13%. L’ultima è l’Irlanda con il 3,1%.
Silver Economy
È in questo contesto che si inserisce l’importanza della Silver Economy. Si tratta del sistema di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi volto a sfruttare il potenziale di acquisto di persone anziane relativo ai consumi di vita e di salute. Nell’ultimo report presentato da AC75 Startup Accelerator, nell’ambito dei finanziamenti europei, e dal titolo “Silver Economy meets Innovation”, si è posto l’interesse proprio sugli over 60. Secondo il report, quasi il 60% delle persone considerabili nella terza età, in Europa e negli Stati Uniti, vive da solo. Una crescente richiesta dei servizi si è intensificata e in questo ambito assume maggior rilievo l’uso della tecnologia e dell’Intelligenza artificiale. Dalla telemedicina sino agli strumenti più utili per gestire persino la solitudine di queste persone, come controller vocali o assistenti virtuali, gli investimenti crescono e continueranno ad aumentare.
Uno studio condotto da Itinerari Previdenziali, basandosi sui dati della Banca d’Italia, nel 2022 ha stimato il patrimonio medio dei “Silver italiani” intorno a 292mila euro. Moltiplicando questo numero per 13,9 milioni di soggetti interessati, portano il totale della loro ricchezza a 4.059 miliardi di euro, pari al 41,4% della ricchezza totale degli italiani. Scendendo ancora più nel dettaglio, di questa ricchezza 1.501 miliardi di euro sono rappresentati dal patrimonio mobiliare e 2.558 miliardi da quello immobiliare. Infine, si stima che la Silver Economy – nel 2025 – solo in Europa arriverà a valere 5,7 trilioni di euro, quasi un terzo del Pil dell’Ue (Oxford Economics e Technopolis Group).
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