La sanità è donna, ‘rosa’ il 70% dei 625mila professionisti del Ssn
- 08/03/2024
- Welfare
Nel cuore del Sistema Sanitario Nazionale italiano batte il forte e crescente contributo delle donne. Secondo i dati del Ministero della Salute, al 31 dicembre 2022, le donne rappresentano una significativa fetta del personale, costituendo il 70% degli oltre 625mila professionisti che operano stabilmente nelle strutture del SSN.
Questo fenomeno non è nuovo ma ha visto una notevole accelerazione negli ultimi dieci anni. Anche durante il periodo pre-pandemico, caratterizzato da una contrazione del personale dipendente totale del SSN, la presenza femminile ha continuato a crescere costantemente, guadagnando quasi 5 punti percentuali. Questo trend si manifesta in modo ancora più marcato tra il personale medico, con un aumento di oltre il 12% nella quota di donne.
Al 31 dicembre 2022, le donne medico del SSN sono oltre 53mila, rappresentando oltre il 52% del totale dei medici. Tra le regioni, solo in Sardegna le donne medico sono la maggioranza. Parità quasi raggiunta anche in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo. È nelle regioni meridionali che, sul totale degli iscritti, la maggioranza è maschile.
E se guardiamo alle assunzioni avvenute nel corso del 2022, le donne rappresentano il 68,1% del totale, evidenziando una maggiore immissione nel sistema di medici donna, con percentuali che salgono al 58,3% tra i medici e addirittura al 76,2% nel personale infermieristico.
Nel Ssn il 70% è donna ma ai vertici solo una su quattro
Tuttavia, nonostante questa presenza massiccia nel personale operativo, la strada verso la parità di genere nei vertici del SSN è ancora lunga. Solo una su quattro delle posizioni dirigenziali è occupata da una donna.
La percentuale di donne medico titolare di un incarico di direttore di struttura rimane inferiore a quella degli uomini ed invariata nel tempo – secondo i dati del Ministero della Salute – solo l’8,3% delle donne medico ha un incarico di struttura nel 2022, mentre per gli uomini il valore sale al 20,6%; in altri termini l’80% degli incarichi è ricoperto da uomini e solo il restante 20% da donne
Questo divario è particolarmente evidente tra i direttori di struttura, dove solo il 17,2% è di sesso femminile, come riporta l’Anaao Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Ssn. E se guardiamo all’area universitaria delle scienze mediche, le donne ordinario rappresentano solo il 19,3% delle posizioni, con numeri leggermente migliori per le associate e le ricercatrici.
Le aree specialistiche ‘preferite’ dalle donne
La presenza femminile nel settore sanitario è variegata, con donne che si concentrano principalmente nei servizi e nella medicina. Tuttavia, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un aumento significativo della loro partecipazione anche nell’ambito della chirurgia. Questa tendenza è evidente nel passaggio dal 28,4% al 35,6% di donne presenti nell’area chirurgica.
Ci sono aree specifiche del settore sanitario in cui le donne sono particolarmente presenti. Ad esempio, nel 2023, il 42,3% dei medici di medicina generale era donna, mentre la maggioranza dei pediatri di libera scelta erano donne, rappresentando il 69,9% del totale. Invece, nell’area funzionale dei servizi, la genetica medica e la scienza dell’alimentazione vedono una forte partecipazione femminile, con il 66,8% e il 64,6% rispettivamente. Al contrario, l’area funzionale della chirurgia presenta una sottorappresentazione femminile, con solo il 28,3% di donne in chirurgia generale, il 20% in cardiochirurgia, il 17,1% in ortopedia e il 16,6% in urologia.
Analizzando i dati delle scuole di specializzazione, emerge che le donne sono presenti in tutte le specializzazioni, con solo cinque specialità al di sotto del 20% ma al di sopra del 14%. Le specializzazioni più ambite dalle donne includono neuropsichiatria infantile (75,9%), pediatria (71%), oncologia medica (62%), medicina fisica e riabilitazione (60,6%), genetica medica (60,2%), medicina di comunità e delle cure primarie (58,4%) anatomia patologica (57,8%), ematologia (57,8%) w ginecologia ed ostetricia (56,8%).
Nonostante i progressi compiuti, resta ancora molto lavoro da fare per garantire una vera parità di genere nel settore sanitario. Il cambiamento è necessario non solo per promuovere l’uguaglianza, ma anche per garantire una sanità più inclusiva e diversificata, capace di rispondere alle esigenze di tutti i pazienti e professionisti.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani246
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione479
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video27
- Welfare234