Messaggi motivazionali al posto dei voti: chi è Gabriele Camelo, il maestro col metodo “alternativo”
- 22/01/2024
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“Prova a riconoscere la rabbia, quando la senti, e fai un bel respiro”, ha scritto il maestro Gabriele Camelo al piccolo Marvin. A Lavinia, invece, “Sono contento del lavoro svolto, sei migliorata nella gestione delle emozioni”.
Sono solo frasi, direbbe qualcuno, e pure, con questo metodo alternativo e meno formale, la didattica in una scuola di Palermo sembra aver preso una strada differente. Noto ai social per condividere questo suo stile con gli utenti, Gabriele Camelo ha appassionato famiglie e piccoli di tante scuole, che prediligono la sua didattica ad una canonica, più istituzionale e quindi criticata di essere fredda e distaccata con i più giovani.
“A volte ho difficoltà a capire se sei felice o triste, se sei d’accordo ti chiederò più spesso ‘Come stai’”, ha scritto a Serena, complimentandosi con il suo quaderno “ben fatto”.
Non sono mancate, però, le critiche a questo tipo di istruzione che, a detta di altri genitori e docenti, non rispecchierebbe un modo “serio” e “corretto” di insegnare. La polemica suscitata, infatti, riguarda la meritocrazia che un voto può esaudire con maggiore uguaglianza a differenza di una valutazione che rischia di rappresentare un giudizio personale, ma non in merito ai compiti svolti. Ma è davvero così?
Ciclicamente mi porto a casa i quaderni dei bambini, per supervisionarli, correggerli e dare un piccolo feedback costruttivo ❤️
Pubblicato da Gabriele Camelo su Venerdì 12 gennaio 2024
Il metodo didattico che divide
Meno critici, invece, colleghi pedagogici e psicoterapeuti dell’infanzia che, in merito, hanno suggerito delle “piccole modifiche” all’uso dei colori usati per scrivere i messaggi su i quaderni o al tipo di frasi utilizzate, ma che non sembrano esorcizzare del tutto questo modo di approcciarsi a dei bambini.
“Se i genitori di questi bambini saranno lungimiranti conserveranno i quaderni ed i bambini da adulti potranno ricordarsi che c’è stato qualcuno un tempo che voleva fare la differenza”, ha scritto un utente nei commenti.
Quello che è importante per “Maestro Gabriele” – così si fa chiamare sui social -, non è tanto “il significato esatto delle parole, ma l’intenzione di amore, esperienza fondamentale per predisporre l’apprendimento e la crescita didattica”.
Ma è corretto o sbagliato sostituire voti o aggiungere ad essi commenti e valutazioni di questo tipo?
Cristiano Corsini, professore associato di Pedagogia Sperimentale presso l’Università Roma Tre ed esperto di valutazione nei sistemi formativi italiani e internazionali, ha espresso un suo parere in merito a questo ritorno ai giudizi descrittivi, già conosciuti in passato dalla scuola italiana, in un’intervista di Erickson.
Secondo Corsini, sarebbe opportuno riconoscere il carattere mediato della relazione educativa: “La scommessa fatta con il passaggio ai giudizi valutativi è proprio questa: spiegare che cosa è stato raggiunto a livello di apprendimento da parte dell’alunno e che cosa resta da fare per arrivare a un livello di apprendimento successivo. Tra tutte le scelte di politica educativa fatte negli ultimi anni, ritengo che questa sia una delle più sensate dal punto di vista pedagogico”.
E quando i livelli dell’istruzione sono i primari, il tipo di sensibilità raggiunta nei primi anni potrebbe migliorare le relazioni con gli altri coetanei anche nel futuro prossimo, ricco di insidie e maggiori difficoltà.
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