Cos’è la violenza economica e come affrontarla: il manuale ‘Conta su di te’ parla alle donne
- 29 Luglio 2025
- Popolazione
“L’indipendenza economica è il primo passo verso la libertà”. Un’affermazione vera sempre ma soprattutto nel caso delle donne, per le quali l’autonomia può essere un miraggio e i soldi un ulteriore mezzo con cui subiscono violenza, spesso in modo invisibile. Se infatti la violenza fisica è più rumorosa, non vanno dimenticate altre forme di controllo e coercizione ‘più sottili’ ma pervasive, che tolgono la possibilità di scegliere e, aspetto fondamentale, impediscono di uscire da eventuali situazioni di sopraffazione.
Catiuscia Ceccarelli, vicepresidente Fidapa Distretto Centro, ha recentemente ricordato l’importanza di essere finanziariamente indipendenti in occasione della presentazione presso la Camera dei Deputati, in collaborazione con l’Associazione Manden, del manuale semi pratico di empowerment femminile contro la violenza economica realizzato da Fidapa BPW Italy – Distretto Centro presieduto da Grazia Marino.
‘Conta su di te’: spunti per l’empowerment femminile
Dal titolo ‘Conta su di te’, il manuale fornisce nove tra spunti e indicazioni per stimolare le donne a tracciare la rotta verso l’affermazione di se stesse. E sottolinea: se da sole non si riesce, si può chiedere aiuto, a partire proprio da Fidapa.
Alla base dell’iniziativa c’è la “richiesta forte di strumenti chiari, linguaggio inclusivo e riconoscimento”, come ha sottolineato Ceccarelli, che ha ideato e curato il progetto. Il manuale nasce infatti da un questionario rivolto a tutte le socie del Distretto Centro (Marche, Umbria, Lazio e Toscana) relativamente alla loro sfera professionale, sociale, economica e personale, dal quale è emersa la grande necessità di rafforzare l’autonomia economica femminile.
Da qui il manuale, che punta a promuovere l’indipendenza finanziaria come strumento di libertà e contrasto alla violenza di genere, fornendo strumenti concreti per aumentare la consapevolezza di sé. Perché proprio dalla consapevolezza del proprio valore si deve partire per raggiungere l’autodeterminazione.
Cosa dice il manuale
Il punto di partenza è che il potenziale delle persone non viene da solo, ma va riconosciuto, sbloccato, allenato, soprattutto per quanto riguarda le donne. E l’empowerment è proprio la capacità di sviluppare questo potenziale. Ma come si può fare?
Innanzitutto, intraprendendo una strada che unisca un lavoro pratico – informarsi, pensare, acquisire conoscenze finanziarie adeguate -, a uno più ‘interiore’ – sèntiti libera e autonoma nelle tue decisioni, sii autoefficace. Il tutto mixando la gentilezza nelle relazioni con la grinta verso gli obiettivi.
Il manuale sottolinea inoltre un aspetto che sembra superfluo ma che non lo è affatto in una società dove parlare di soldi, anche nella coppia, è spesso un tabù: discutere di denaro deve essere “una normale narrazione quotidiana”.
Insomma, il testo propone idee e spunti essenziali per iniziare un percorso in cui le capacità possono diventare potere, e in cui si arriva a capire “quello che sappiamo fare, quello che non sappiamo ancora fare e come possiamo migliorarci per farlo”.
Cos’è la violenza economica
La consapevolezza non riguarda però solo il proprio valore; occorre anche saper riconoscere cos’è la violenza economica. In sintesi, questa si concretizza in comportamenti che limitano o sabotano l’autonomia finanziaria di una donna, e di conseguenza la sua capacità di scegliere. Viene messa in atto soprattutto dai mariti, dai partner e a volte dai padri, e consente all’uomo di controllare e assoggettare la donna attraverso il denaro.
Alla base c’è un problema ancora più vasto, quello dell’iniqua distribuzione del potere tra uomo e donna, agevolato dalle dinamiche del mondo del lavoro: le donne presentano tassi di occupazione minori, vengono pagate meno degli uomini, hanno più contratti part-time (spesso involontario) e sono più colpite dalla disoccupazione, nonostante il loro più alto livello medio di istruzione.
Nel concreto la violenza economica può assumere diverse forme, che possono anche coesistere:
• controllo: accesso negato o limitato al denaro o alle risorse familiari (conto corrente, carte, budget quotidiano), richiesta di dichiarare e giustificare ogni spesa, esclusione dalle decisioni patrimoniali;
• sfruttamento: appropriazione indebita di denaro o beni, obbligo a lavorare gratuitamente o svolgere ruoli economici non riconosciuti, privazione dei bisogni essenziali;
• sabotaggio: impedimenti a lavorare, studiare o specializzarsi, obbligo a indebitarsi (ad esempio intestandosi mutui, fideiussioni, prestiti), sottrazione di documenti personali fondamentali per la donna.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati dell’indagine WeWorld Ipsos 2023 ‘Ciò che è tuo è mio’, il 49 % delle donne ha subito almeno un episodio di violenza economica nella vita, percentuale che sale al 67% tra le separate o divorziate, e 1 donna su 10 dichiara che il partner le ha negato di lavorare. Il Report D.i.Re 2023 conferma una situazione allarmante: almeno 1 donna su 3 nelle situazioni seguite dai centri antiviolenza (34,6%) subisce violenza economica.
Nel Bel Paese attualmente non esiste un reato specifico dedicato alla violenza economica, ma questa può essere inquadrata in altre fattispecie:
• maltrattamenti in famiglia
• violenza privata
• violazione degli obblighi di assistenza familiare.
È importante anche ricordare che la Convenzione di Istanbul (adottata nel 2011 e ratificata dall’Italia nel 2013) riconosce la violenza economica come una forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione nei confronti delle donne.
Una giornata contro la violenza economica sulle donne
Una delle grosse insidie legate alla violenza economica è che si tratta di un fenomeno sottile, spesso ‘accettato’ o sminuito dalla società come qualcosa di poco rilevante, a causa dei retaggi culturali per cui è l’uomo a sostenere economicamente la famiglia e se la donna guadagna di meno o non lavora è normale. Occorre dunque aumentare la consapevolezza pubblica anche sulla natura e le conseguenze di questo tipo di oppressione.
Un modo può essere l’istituzione di una Giornata nazionale contro la violenza economica sulle donne, come proposto durante l’incontro presso la Camera da Ceccarelli che ha anche suggerito come data il 17 luglio. L’on. Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, presente all’incontro, ha accolto positivamente la richiesta, ricordando allo stesso tempo che la violenza va contrastata ogni giorno.