Un italiano su quattro è a rischio povertà
- 14/06/2023
- Popolazione
Nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione (il 24,4%) è a rischio di povertà o esclusione sociale, quasi come nel 2021 (25,2%). Tuttavia, con la ripresa dell’economia, si riduce significativamente la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5% rispetto al 5,9% del 2021) e rimane stabile la popolazione a rischio di povertà (20,1%). Lo sottolinea l’Istat nel Rapporto sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie | anni 2021-2022.
Redditi in crescita post Covid
I redditi familiari tornano a crescere dopo la pandemia. L’Istat stima che nel 2021 le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 33.798 euro, ossia 2.817 euro al mese. Nel secondo anno della pandemia da Covid-19, con la progressiva e graduale ripresa delle attività economiche e sociali, il reddito delle famiglie è tornato a crescere rispetto all’anno dell’iniziale shock pandemico sia in termini nominali (+3%) sia in termini reali (+1%).
Il reddito equivalente, che tiene conto delle economie di scala e rende confrontabili i livelli di reddito di famiglie di diversa numerosità e composizione, è cresciuto in termini reali in modo deciso (+3%), anche a causa della significativa riduzione della dimensione media delle famiglie ( L’Italia non fa figli).
I redditi familiari medi sono diminuiti solo nel Mezzogiorno (-1,7%) mentre sono cresciuti in modo significativo nel Nord-est (+3,3%) e al Nord-ovest (+2,5%), rimanendo sostanzialmente invariati al Centro. La contrazione complessiva dei redditi familiari rispetto al 2007, anno che precede la prima crisi economica del nuovo millennio, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari in media al 5,3%: la contrazione è di -10% nel Centro, -9,4% nel Mezzogiorno, -1,7% nel Nord-est e -0,9% nel Nord-ovest.
Circa 11 milioni e 800mila individui, il 20,1% delle persone residenti in Italia, risulta, però, a rischio di povertà avendo avuto, nel 2021, un reddito netto inferiore al 60% di quello mediano (ossia 11.155 euro). A livello nazionale la quota di popolazione a rischio di povertà rimane uguale all’anno precedente (20,1%). Il 4,5% della popolazione (circa 2 milioni e 613mila individui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale.
Reddito di cittadinanza e misure di sostegno
Più di 1,5 milioni di famiglie hanno percepito il reddito di cittadinanza che, nel corso del 2021, ha consolidato il suo ruolo come misura strutturale di contrasto della povertà: se nel 2019 le famiglie beneficiarie del RdC erano state 970mila, pari al 3,8% del totale delle famiglie italiane, e nel 2020 tale quota era salita al 5,3%, nel 2021 si stima siano state circa 1,5 milioni, il 5,9% del totale, con un beneficio annuo pari in media a 5.522 euro.
Nel corso del 2021, circa il 15% delle famiglie ha beneficiato di almeno una delle misure emergenziali rilevate (integrazioni salariali con causale Covid-19, bonus 600/1.000/2.400 euro, contributi a fondo perduto erogati dall’Agenzia delle Entrate, bonus baby-sitting, congedo parentale straordinario al 50%, reddito di emergenza), per un totale pari all’1% del reddito complessivo: nel corso del 2020 le stesse misure avevano invece coinvolto più di un terzo delle famiglie per un volume complessivo pari al 2,2% del reddito familiare totale.
Le misure straordinarie insieme con il RdC sono state pari al 2% del reddito disponibile familiare del 2021, sostenendo così in modo importante il recupero dei redditi familiari dopo la contrazione del 2020. Senza queste misure i redditi familiari avrebbero subito un’ulteriore riduzione.
In sintesi
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La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 24,4% (circa 14 milioni 304mila persone), pressoché stabile rispetto al 2021 (25,2%).
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Nel 2021 il reddito medio delle famiglie (33.798 euro) è tornato a crescere sia in termini nominali (+3%) sia in termini reali (+1%).
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Nel 2021 il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,6 volte quello delle famiglie più povere. Tale valore sarebbe stato più alto (6,4) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie.
Unc: “Dati da terzo mondo”
“Dati da Terzo Mondo!” per il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona. ”Anche se le misure emergenziali di sostegno al reddito introdotte durante il periodo di pandemia e il reddito di cittadinanza sono certo serviti a contrastare la povertà, ridurre le disuguaglianze e sostenere i redditi, la situazione resta comunque vergognosa, non degna di un Paese civile”, aggiunge.
”Avere un quarto della popolazione a rischio povertà è inaccettabile!”, sottolinea il presidente. “Il pericolo, poi, è che, con il permanere dell’inflazione, che come diceva Einaudi è la più iniqua delle tasse, la condizione di chi è in difficoltà possa ulteriormente peggiorare. Urge una politica dei redditi che, invece di promettere la riduzione delle tasse per tutti, si concentri su come aiutare in primo luogo questo 25% di italiani” conclude Dona.
Codacons: “Dati destinati a peggiorare nel 2023”
”I dati Istat su reddito e condizioni di vita sono purtroppo destinati a peggiorare nel corso del 2023” afferma, invece, il Codacons. Il quadro economico attuale, caratterizzato da una inflazione ”ancora altissima e prezzi alle stelle in settori primari come gli alimentari, rischia di aggravare la situazione economica delle famiglie, specie quelle numerose o meno abbienti”, spiega il presidente Carlo Rienzi.
”I listini al dettaglio in forte crescita in numerosi comparti hanno infatti effetti devastanti sui redditi dei cittadini, che per sostenere i consumi devono ricorrere al risparmio o indebitarsi”, spiega il presidente. ”Su tale situazione pesa poi l’incognita bollette, con i prezzi dell’energia che nei mesi invernali potrebbero impennarsi”.
“Se non sarà affrontata in modo efficace l’emergenza prezzi in Italia, i dati sulla povertà delle famiglie subiranno un inevitabile peggioramento nel corso del 2023, a danno soprattutto delle fasce meno abbienti e di chi risiede nel Mezzogiorno”, conclude Rienzi.
Coldiretti: “Punta dell’iceberg della povertà i 3,1 mln senza cibo”
La punta dell’iceberg della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale, sono le oltre 3,1 milioni di persone che hanno chiesto aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. È quanto stima la Coldiretti su dati su dati del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead) in riferimento al report dell’lstat.
Per effetto dell’inflazione alimentare più alta da 40 anni, l’Italia – sottolinea Coldiretti – si prepara a vivere l’estate a tavola più cara da decenni con il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per mangiare che ha superato quota 630mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni oltre a una platea della fame e del disagio che coinvolge più di 2,1 milioni di persone fra i 16 e i 64 anni.
Fra tutti coloro che chiedono aiuto per il cibo più di 1 su 5 (23%) è un migrante che nel nostro Paese non riesce a procurarsi da solo il “pane quotidiano”, ma ci sono anche oltre 90mila senza dimora che vivono per strada, in rifugi di emergenza, in tende o anche in macchina e quasi 34mila disabili. Nel 2022 hanno ricevuto assistenza per mangiare anche 48mila ucraini proprio nell’anno in cui il Paese è stato invaso e devastato dall’esercito russo. La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri che prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
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