Trump sulla violenza domestica: “Reato poco grave, non andrebbe registrato”
- 11 Settembre 2025
- Giovani Popolazione
Durante un discorso sulla libertà religiosa a Washington, Donald Trump ha detto che molti episodi di violenza domestica sono “piccole cose”, sostenendo che non dovrebbero essere classificati come reati. Per il presidente americano, inserirli nel novero dei reati è solo un modo per gonfiare artificialmente le statistiche sulla criminalità e minimizzare i successi raggiunti dalla sua amministrazione, che tramite l’invio della Guardia Nazionale avrebbe ripristinato l’ordine nella capitale.
La sua retorica si inserisce in un contesto più ampio dove la definizione e la percezione della violenza domestica rimangono terreni scivolosi nella società americana. La tendenza a minimizzare episodi che la legge classifica come reati riflette una visione che molte organizzazioni per i diritti civili considerano pericolosamente anacronistica.
Trump e la violenza domestica in Usa
La risposta delle associazioni femministe è stata immediata e durissima. La National Organization for Women (Now) ha accusato il presidente di essere “cieco” di fronte alla crisi della violenza domestica che attraversa gli Stati Uniti. Kim Villanueva, presidente dell’organizzazione, ha commentato: “Il presidente dimostra cosa c’è nel suo cuore quando definisce la violenza domestica un ‘reato minore’”.
Anche dalle istituzioni locali sono arrivate critiche ferme. Kris Mayes, ministro della Giustizia dell’Arizona, ha risposto direttamente su X: “Sì, signor Presidente, la violenza domestica è un reato”.
I numeri
I dati del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) dipingono un quadro allarmante che contraddice la minimizzazione trumpiana. Secondo le statistiche ufficiali dell’autorità sanitaria statunitense, circa il 41% delle donne e il 26% degli uomini subiscono, nel corso della vita, episodi di stalking o violenza sessuale e fisica da parte di un partner.
Queste percentuali si traducono in milioni di persone e famiglie coinvolte in dinamiche di abuso che spesso rimangono nell’ombra. La ricerca del Cdc, che si basa su metodologie consolidate, rappresenta uno dei riferimenti più autorevoli per comprendere l’entità del fenomeno negli States.
Oltre alle conseguenze umane, che restano quelle più gravi, la violenza domestica ha anche dei costi economici significativi per la società americana. Secondo l’Institute for Women’s Policy Research, il costo annuale della violenza contro le donne ammonta a oltre 5,8 miliardi di dollari solo per le spese mediche dirette, senza contare i costi indiretti legati alla perdita di produttività e ai servizi sociali.
L’impatto delle parole di Trump
Gli esperti in comunicazione politica sostengono che questo tipo di messaggi possa influenzare negativamente le donne che vivono situazioni di abuso, scoraggiandole dal cercare aiuto o dal denunciare. La normalizzazione linguistica della violenza domestica attraverso termini come “piccole cose” o “piccole liti” rischia di perpetuare stereotipi che hanno radici profonde nella società americana (e non solo).
Cosa è la violenza domestica per la legge Usa
La legislazione americana definisce la violenza domestica attraverso un framework giuridico articolato che varia leggermente da stato a stato, ma mantiene elementi comuni fondamentali. Secondo il Violence Against Women Act (Vawa), la violenza domestica comprende qualsiasi schema di comportamento coercitivo utilizzato da una persona per mantenere potere e controllo su un partner intimo attuale o precedente.
I comportamenti classificati come reati
La legge federale e le normative statali identificano diverse categorie di comportamenti criminali:
- Violenza fisica: percosse, schiaffi, spinte, strangolamento, uso di armi o oggetti per ferire;
- Violenza sessuale: qualsiasi atto sessuale forzato o non consensuale;
- Violenza psicologica: minacce, intimidazioni, isolamento sociale, controllo economico;
- Stalking: comportamenti ripetuti di molestia che causano paura nella vittima;
- Violenza digitale: controllo dei dispositivi elettronici, revenge porn, cyberharassment.
Il Department of Justice definisce la violenza domestica come “un modello di comportamenti abusivi in qualsiasi relazione che viene utilizzato da un partner per acquisire o mantenere potere e controllo su un altro partner intimo”. Questa definizione sottolinea l’aspetto sistematico e intenzionale dell’abuso.
Il sistema di classificazione penale
La maggior parte degli Stati americani classifica la violenza domestica in diverse categorie penali:
- Misdemeanor (reati minori): includono aggressioni semplici, minacce, molestie. Punibili con multe e carcere fino a un anno,
- Felony (crimini gravi): comprendono aggressioni aggravate, violenza sessuale, stalking con minacce di morte. Comportano pene detentive superiori a un anno e perdita di diritti civili.
Molti Stati federati hanno adottato leggi specifiche che rendono automaticamente più grave un reato quando avviene in ambito domestico, riconoscendo la particolare vulnerabilità delle vittime e la tendenza alla recidiva.
Le protezioni legali previste
Il sistema giuridico americano offre diversi strumenti di protezione:
- Restraining orders (ordini restrittivi): impediscono all’aggressore di avvicinare o contattare la vittima;
- Mandatory arrest policies: in molti Stati, la polizia è obbligata ad arrestare quando ci sono evidenze di violenza domestica;
- No-drop policies: i procuratori possono procedere anche se la vittima ritira la denuncia;
- Specialized courts: tribunali dedicati con personale formato specificamente
La legislazione americana riconosce che la violenza domestica ha dinamiche uniche rispetto ad altri reati, caratterizzate da cicli di violenza, isolamento della vittima e rapporti di potere asimmetrici.