“Toccare una persona senza il suo consenso non è violenza”: lo pensa un giovane su cinque
- 28/10/2024
- Giovani
Per metà degli adolescenti la gelosia non è violenza e quasi uno su tre pensa che inviare messaggi insistentemente non sia stalking. Ma quando abbiamo iniziato a considerare la violenza come qualcosa di romantico?
Allo Step FuturAbility District a Milano, la Fondazione Libellula ha presentato la Survey Teen 2024, la nuova indagine condotta dall’impresa sociale nata con lo scopo di agire su un piano culturale per prevenire e contrastare la violenza di genere e ogni forma di discriminazione. Sono 1.592 gli adolescenti tra i 14 e i 19 anni che hanno partecipato al sondaggio e quello che è emerso è allarmante.
Dal grado di consapevolezza alla percezione delle dinamiche relazionali tra i più giovani: scopriamo cosa pensano della violenza e quale sia per loro il confine con l’amore.
Il consenso: una questione di percezione?
Per i giovani che hanno partecipato al sondaggio, non è considerata violenza:
• Toccare una persona senza il suo consenso: lo pensa 1 adolescente su 5.
• Baciare una persona senza il suo consenso, lo pensa 1 adolescente su 5.
• Raccontare ad amici e amiche dettagli intimi del o della partner senza il suo consenso, lo pensa più di 1 adolescente su 4.
“Questi dati riflettono una percezione distorta della violenza di genere e del consenso per una buona parte di adolescenti. Il fatto che il 20-25% di loro non consideri comportamenti come il toccare, baciare o rivelare dettagli intimi senza consenso come violenza è preoccupante, poiché sono chiaramente atti invasivi e non rispettosi dell’integrità personale”, ha spiegato la Fondazione.
Questa visione della violenza è dovuta ad una diffusione della “rape culture”, “una pseudocultura che minimizza gli effetti dello stupro arrivando perfino a colpevolizzare le vittime, abbracciando l’idea che l’uomo sia strutturalmente un predatore e la donna una preda sessuale”.
Naturale conseguenza di questo fenomeno è il “victim blaming”: nei casi di violenza sessuale, la donna che sporge denuncia da vittima diventa oggetto di indagine per l’abbigliamento indossato quando è successo il fatto, la strada percorsa, l’orario di uscita, il numero di partner sessuali avuti, tutte domande che trasferiscono sulla donna la responsabilità di quanto accaduto.
A dare l’esempio ai giovani, però, ci sono sempre gli adulti. Non meraviglia, perciò, che i dati dell’indagine Istat “Stereotipi di genere e immagine sociale della violenza” (2018/2023), confermino questa visione: per il 40% degli uomini è colpa delle donne se vengono violentate; il 39,3% degli uomini è convinto che una donna sia in grado di sottrarsi, se davvero lo vuole, a un rapporto sessuale; il 19,7% degli uomini pensa che siano sempre le donne a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire, mentre il 10% ritiene che, se una donna dopo una festa accetta un invito e poi viene stuprata, è anche colpa sua. L’11% di uomini e donne ritiene che una donna ubriaca (o sotto effetto di droghe) sia in parte responsabile dello stupro; a pensare la stessa cosa è anche il 14,6% delle donne.
Ma quando abbiamo iniziato a considerare normale la violenza o addirittura a romanticizzarla?
“Romanticizzazione della violenza”
Un terzo del campione dei giovani adolescenti intervistati non riconosce come violenza al o alla partner:
• dire quali vestiti può indossare e quali no.
• impedire di accettare nuove amicizie online senza averne parlato prima.
• chiedere di geolocalizzarsi quando si è fuori e voler sapere sempre con chi è.
A questo si aggiunge il 50% del campione secondo il quale la gelosia non è una forma di violenza. Ma ragazzi e ragazze la pensano allo stesso modo? Il 32% delle ragazze pensano che la gelosia sia il segnale che il o la partner ci tiene. Il 56% dei ragazzi è d’accordo che sia un’espressione dell’amore. Per circa il 40% del campione non è una forma di violenza:
• chiedere al o alla partner di condividere la password dei suoi profili social
• controllare di nascosto il cellulare e i profili social altrui.
Per il 40% delle e degli adolescenti telefonare o inviare insistentemente messaggi a una persona che ti piace non è una forma di violenza. “Il fatto che oltre il 40% di chi ha risposto non consideri una forma di violenza il mandare insistentemente messaggi a chi piace – ha spiegato il professor Luca Milani, dell’Università Cattolica di Milano -, ci allerta su quanto anche tra gli e le adolescenti non venga tenuta in considerazione l’esperienza soggettiva di chi riceve i messaggi. Se infatti il comportamento di contatto prosegue anche in presenza di manifesto disagio da parte del/la ricevente (e in questo si può anche includere la assenza di reciprocità), si può configurare un comportamento chiaramente persecutorio, indipendentemente dalle intenzioni di chi invia il messaggio. È come se la “buona intenzione” venga considerata in qualche modo, da chi considera accettabile il comportamento persecutorio, una valida giustificazione per considerare queste azioni “meno gravi” e dunque percepite come assimilabili a una manifestazione di affetto”.
Il peso degli stereotipi
Perdere la testa dopo un tradimento e reagire con violenza o aggressività è comprensibile per 1 adolescente su 4. Una ragazza che picchia un ragazzo è meno grave del contrario per 1 adolescente su 4. Vedere diffuse pubblicamente le foto intime che hai inviato al o alla partner è anche colpa tua per quasi un adolescente su 3. Di questo ne sono più convinti i ragazzi (40%) che le ragazze (19%).
Secondo la Fondazione, questa mancanza di consapevolezza su cosa sia violenza e cosa non lo sia è una percezione legata a stereotipi culturali societari che si apprendono sin dalle prime fasi della vita. Ed è ancora una volta analizzando i dati che ciò emerge con chiarezza:
- Nei rapporti spesso le ragazze dicono di no, ma vorrebbero dire di sì: lo pensa 1 adolescente su 3. Solo il 18% delle ragazze ha questa convinzione mentre è il 38% dei ragazzi a pensarla così.
- È normale che un ragazzo sia più interessato al sesso rispetto a una ragazza per 1 adolescente su 3. Il 23% delle ragazze la pensa così contro il 28% dei ragazzi. Un ragazzo che non vuole fare sesso con una ragazza probabilmente è gay, secondo il 17% del campione. Ma solo il 5% delle ragazze ha questa convinzione a fronte del 28% dei ragazzi che la pensa così.
- Gli uomini hanno bisogno di una donna che si prenda cura di loro per il 36% del campione: 25% delle ragazze è concorde a fronte del 47% dei ragazzi che la pensa così.
- Le donne hanno bisogno di un uomo che le protegga: lo pensa il 38% del campione. Ma solo il 27% delle ragazze ha questa convinzione a differenza del 49% dei ragazzi che la pensa così
- Ragazzi e ragazze hanno capacità diverse per natura per il 52% del campione. Lo crede il 44% delle ragazze, mentre sale a 60 la percentuale di ragazzi che la pensa così.
“La survey ci dice che sembra sia più difficile per i ragazzi liberarsi dalle gabbie degli stereotipi, dalle norme di maschilità definite “tradizionali”, le quali possono promuovere l’esercizio della violenza e la negazione delle responsabilità – spiegano i ricercatori -. Forse perché negli ultimi anni abbiamo puntato molto (anche se mai abbastanza) sull’empowerment femminile, ricordando alle ragazze che possono essere ciò che vogliono, mentre si è fatto ancora troppo poco per incoraggiare gli adolescenti a esprimersi pienamente”.
Subire una violenza
Subire un episodio di violenza è capitato a 1 adolescente su 3. Sentire commenti espliciti sul proprio corpo capita a 1 adolescente su 3. Ma ragazzi e ragazze hanno la stessa esperienza? Non proprio. Il 43% delle ragazze ha sentito commenti espliciti sul proprio corpo, mentre per i ragazzi riguarda solo il 21% del campione. Così come, ricevere richieste sessuali e attenzioni non desiderate capita a 1 ragazza su 4. Mentre per gli uomini capita ad 1 ragazzo su 10. E lo stesso vale per quanto riguarda ricevere contatti fisici indesiderati da parte di coetanei o coetanee che capita a più di 1 adolescente su 10.
Inoltre, è successo di aver ricevuto strattoni da parte del o della partner a un adolescente su cinque. Come è successo di aver ricevuto pugni, schiaffi o colpi da parte del o della partner a più di 1 adolescente su 10. È successo di vedersi lanciati addosso oggetti dal o dalla partner a quasi 1 adolescente su 10.
Dove si verificano più frequentemente episodi di violenza? Il luogo più a rischio di molestie e violenze è la strada secondo 7 adolescenti su 10: nello specifico, lo pensa il 75% delle ragazze e il 62% dei ragazzi è d’accordo.
I social network sono più pericolosi dei mezzi di trasporto pubblici. Sono soprattutto le teenager femmine a pensarlo (71% contro il 57% dei ragazzi). La scuola è più pericolosa per i teenager maschi che femmine (34% contro il 24%). La scuola è anche il luogo dove può avvenire il cambiamento culturale: 3 adolescenti su 4 reputano che qui si debba parlare di violenza di genere.
Durante l’evento di presentazione, relatori come Giuseppe Di Rienzo, direttore generale di Fondazione Libellula, Elena Panzera, presidente Aidp Lombardia, e con la moderazione di Valeria Ciardiello, hanno discusso dell’importanza di agire con urgenza per educare le nuove generazioni al rispetto e al consenso, coinvolgendo scuole, famiglie e aziende per prevenire la violenza di genere
“Il fatto che quest’anno alla Survey abbiano risposto più di 1.500 adolescenti tra i 14 e i 19 anni ci dimostra che c’è volontà di parlare di questi argomenti” – dichiara Giuseppe Di Rienzo, direttore generale di Fondazione Libellula. “A noi spetta coinvolgere gli agenti educativi per parlarne con consapevolezza e competenza: la scuola, ma anche le aziende, di cui spesso sottovalutiamo il ruolo culturale. Il nostro approccio è quello di creare una sinergia tra tutte le parti coinvolte, adolescenti, famiglie, scuole, associazioni e aziende, per portare soluzioni che abbiano un impatto concreto per prevenire e contrastare la violenza di genere”.
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