Quanto si lavora in Europa

Il lavoro nobilita l’uomo (e la donna). Ma se è eccessivo, mina la salute fisica e il benessere personale. Insomma, lavorare troppo fa male. Non solo, riduce il tempo libero e quindi anche il tempo da dedicare ai propri interessi e alla famiglia, al proprio partner e ai propri figli, rendendo molto complicato il cosiddetto work-life balance.

Eppure sono ancora molte le persone che lavorano troppo, anche nella privilegiata Europa dove pure si stanno sperimentando, non ovunque, settimana corta o giornate lavorative di 6 ore. Si segnalano infatti marcate differenze tra i Paesi, come anche tra uomini e donne e tra categorie di lavoratori.

In base ai dati Eurostat elaborati da Openopolis, mediamente in Europa gli occupati lavorano 36,2 ore alla settimana. Un numero che sintetizza grosse differenze: in Grecia, il Paese più ‘stakanovista’, si lavora in media 39,7 ore alla settimana, mentre nei Paesi Bassi 31,1 ore. Emerge così anche un altro aspetto importante: gli Stati dove si lavora di più non sono i più ricchi, e viceversa.

Le differenze tra Paesi europei

Dopo la Grecia i Paesi più impegnati sono Romania, Polonia e Bulgaria, tutti sopra le 39 ore. Dall’altro lato della classifica, come detto, ci sono i Paesi Bassi (31,1 ore), preceduti dalla Danimarca che dichiara 33,6 ore medie a settimana e dall’Austria con 33,7 ore.

Ma la Grecia vanta, si fa per dire, altri primati: il record europeo di ore lavorate a settimana spetta infatti alle sue isole Ionie con 46,2 ore. Inoltre è il Paese Ue con la maggior quota di occupati che dichiara di lavorare almeno 48 ore (12,6%), seguita da Francia (10,2%) e Cipro (9,7%). Bulgaria e Lituania su questo aspetto si collocano invece sotto l’1%.

Si lavora tanto anche in Alentejo (Portogallo) con 40,3 ore settimanali, e nell’Europa orientale con picchi in diverse regioni polacche dove si sta sopra le 40/41 ore, in due regioni ceche e in una slovacca dove ci si colloca intorno alle 40 ore. La regione olandese di Groningen invece gode di parecchio tempo libero dato che l’impegno lavorativo è in media di sole 29,9 ore lavorate ogni sette giorni.

Le differenze di genere e tra tipologia di lavoratori

I dati Eurostat evidenziano differenze importanti tra i dipendenti, che lavorano in media 35,5 ore settimanali, e gli autonomi che ne impiegano 41,7. Un divario ancora maggiore si nota tra i lavoratori a tempo pieno che sono impegnati 44,5 ore e quelli a tempo parziale con 20,3 (questi ultimi sono di meno in termini numerici, quindi pesano anche di meno).

C’è variabilità anche a livello di genere: la differenza media in Europa tra uomini e donne è di 5,1 ore settimanali nel 2022 (non si considera però il lavoro casalingo, a carico soprattutto delle donne).

Calcolando solo gli occupati maschi, la Grecia ottiene un altro primato raggiungendo una media di 41,7 ore settimanali lavorate. Il divario con le donne, che dichiarano un impegno di 36,9 ore a settimana, risulta essere di quasi 5 ore, in linea con il dato medio europeo.

Le donne lavorano di più in Romania (39,2) e in Bulgaria (39), Paesi che hanno anche il divario di genere minore, una differenza pari a meno di 1 ora a settimana. In questo ambito il gap maggiore è nei Paesi Bassi (8,2 ore), in Austria (7,7), in Germania (7,6) e in Irlanda (7,1).

Quanto si lavora in Italia?

L’Italia dichiara 36,2 ore lavorate a settimana e risulta quindi perfettamente in media. Il divario di genere è pari a 6,8 ore settimanali di differenza, dato che ci colloca al quinto posto tra i Paesi Ue. Tuttavia, emerge una stranezza: mentre le ore medie sono totalmente in linea con il dato europeo, risultiamo al quarto posto, a pari merito col Portogallo, per quota di lavoratori impegnati oltre 48 ore a settimana (9,4%).

Sembra quindi che ci sia una certa polarizzazione tra chi lavora poco e chi tanto (o in part time), ma occorre anche considerare il fatto che i dati Eurostat si basano su dichiarazioni, che, sottolinea Openpolis, sono più affidabili di altri tipi di dati per quanto riguarda il sommerso.