Qualità della Vita 2024, il trionfo di Bergamo e il tracollo delle grandi città
- 17/12/2024
- Popolazione
A cinque anni dalle drammatiche immagini delle colonne militari che trasportavano i feretri delle vittime di Covid-19 da Bergamo, la città lombarda ha fatto registrare una crescita sorprendente nelle classifiche sulla qualità della vita.
Quest’anno, per la prima volta, Bergamo è stata incoronata come la provincia con la miglior qualità di vita in Italia da Il Sole 24 Ore, scalzando concorrenti storiche come Trento e Bolzano, che rimangono comunque sul podio rispettivamente in seconda e terza posizione.
Un simbolo di resilienza e rinnovamento per una provincia che, nel 2020, occupava la 52ª posizione nello stesso indice.
Bergamo si è distinta per un modello che punta sulla vivibilità e sul benessere della sua popolazione registrando progressi significativi nelle categorie demografia, salute, e società, oltre a un recente primato per indice di sportività. Un altro dato significativo è il ruolo di Bergamo nel promuovere stili di vita sostenibili. Non solo ha ottenuto l’indice di sportività, ma ha migliorato la gestione dei servizi essenziali, diventando una provincia di riferimento per il resto del paese.
Ma qual è la situazione nelle altre province?
La top 10 e i divari territoriali
L’indagine sulla qualità della vita de Il Sole 24 Ore ha queste province nella top 10:
- Bergamo;
- Trento: sale di un gradino rispetto al 2023 grazie a eccellenze nei servizi pubblici e nel tasso di occupazione;
- Bolzano: sale dalla 13ª posizione del 2023, trainata da parametri socioeconomici e ambientali di primo livello;
- Monza e Brianza: una new entry che dimostra la forza economica lombarda anche nelle aree attorno a Milano;
- Cremona: condivide il successo con altre province lombarde grazie alla crescita economica e ai servizi territoriali
- Udine: medaglia d’oro nell’edizione 2023;
- Verona: una delle new entry di questa top 10;
- Vicenza: la conferma del Veneto protagonista, con importanti investimenti in cultura e accessibilità turistica;
- Bologna: scende di sette posizioni rispetto alla medaglia d’argento del 2023;
- Ascoli Piceno: vincitrice per la prima volta, della classifica di tappa dedicata a “Giustizia e sicurezza”.
Fuori dalla top ten Milano che perde quattro posizioni rispetto al 2023 e arriva dodicesima, mantenendo la leadership nella categoria “Affari e Lavoro” e il terzo posto in “Ambiente e servizi”.
Bolzano, in particolare, si è distinta per la qualità delle sue politiche demografiche e sociali e per una rete economica solidissima. Già ad aprile, la provincia finiva sul Ney York Times come esempio di territorio che sa investire sulle demografia e sui bambini. È interessante capire come l’approccio culturale, da una parte, e quello economico, dall’altra, abbiano dato vita a questo esempio di successo. Per raccontare ancora più fedelmente le caratteristiche di questo approccio, il quotidiano americano si è immerso nella vita di una famiglia bolzanina.
Come si può notare, la top ten della classifica è dominata da province del Nord-Est, come Monza e Cremona, che hanno registrato balzi in avanti nella classifica di quest’anno, trainate anche dal potenziamento delle economie locali.
Il divario Nord-Sud
Di contro, il Mezzogiorno resta relegato alle ultime posizioni. Reggio Calabria chiude la classifica, seguita da altre province come Palermo, Napoli e Messina. Tuttavia, dall’indagine emergono anche dei segnali positivi: alcune aree del Sud hanno migliorato il proprio Pil pro capite, o attratto flussi turistici significativi, segno di un potenziale di sviluppo ancora non del tutto sfruttato. La migliore area del Meridione è Bari che, pur fermandosi al 65° posto, poco sotto Roma, aumenta di quattro posizioni tornando sopra i livelli del 2022.
“Il Sud, seppure in termini relativi, sta registrando tassi di crescita del Pil più elevati – commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne – e ha cambiato marcia. Quanto questa crescita riuscirà a smuovere gli ampi divari lo dobbiamo ancora vedere”.
L’aumento dell’attrattività sul piano economico è il frutto di un costo della vita nettamente inferiore, che si traduce in una maggiore accessibilità sul fronte dell’affitto o acquisto di immobili e in una minore inflazione. Questo scenario potrebbe creare condizioni potenzialmente favorevoli per il futuro. Secondo alcuni, il “contro esodo” è già iniziato.
Il divario città-provincia
Il divario Nord-Sud non è l’unico che caratterizza il Belpaese. E forse non è neanche il più grave perché spesso viene ammortizzato dal costo della vita, mentre c’è meno margine per le aree periferiche (province), sempre più lontane dal tenore di vita delle città.
“Le aree metropolitane – spiega ancora Esposito – rimangono il baricentro della produzione di ricchezza: il 41% del Pil nazionale si concentra in questi 14 territori e Roma e Milano, da sole, fanno circa il 20%. Quasi l’80% del valore aggiunto delle grandi città deriva dal terziario di mercato e pubblico, trainato dal turismo in crescita”.
Città in crisi?
Allo stesso tempo, le città perdono attrattività rispetto alla scorsa rilevazione, anche a causa dei salari italiani troppo bassi rispetto al caro vita. Quasi tutte le grandi città hanno perso residenti rispetto al 2023, in modo più marcato rispetto al -0,37% della media nazionale: -1% Venezia, -0,8% Palermo e Firenze, -0,7% Genova. In parallelo “le province minori – secondo Esposito – stanno accrescendo i propri livelli di vivibilità, anche grazie alla maggiore accessibilità di affitti e compravendite, con livelli di ricchezza in crescita nella popolazione. La differenza tra il reddito disponibile, invece, nelle aree metropolitane si sta assottigliando”.
La variazione Pil pro capite tra il 2023 e il 2024 premia invece aree come Palermo, Reggio Calabria e Messina. Milano resta prima per Pil in rapporto alla popolazione, ma se si analizza il trend – pari al 2% contro il 3,9% di Palermo – arriva 54ª tra le 107 province considerate.
La criminalità e il caro affitti, spinto anche dall’overtourism, affossano le città italiane: come riporta Il Sole 24 Ore, a Roma il canone d’affitto di un appartamento da 100 metri quadrati in zona semi-centrale pesa per l’81% sul reddito medio dichiarato, contro il 13% di Trapani e Chieti. Elevato anche il numero di stipendi medi necessari ad acquistare un bilocale tipo: 164,8 a Roma, contro i 33,4 di Avellino.
Un futuro più equo tra centro e periferie
Questa edizione della classifica evidenzia anche un fenomeno di riequilibrio: le province più piccole stanno crescendo in termini di vivibilità, dimostrando che politiche di accessibilità, servizi diffusi e economie sostenibili possono ridurre i divari con le grandi città. Le opportunità di crescita risiedono in un miglioramento dell’infrastruttura locale e nel potenziamento delle economie di scala a livello regionale.
Con una fotografia aggiornata della qualità della vita in Italia, la classifica del Sole 24 Ore diventa uno strumento essenziale per comprendere dove investire e migliorare, sia per le istituzioni che per i cittadini. Nell’Italia post-pandemia, la sfida resta quella di ridurre i divari territoriali e assicurare un benessere condiviso a livello nazionale.