Portogruaro, record di nascite: la speranza riparte dal Veneto
- 24/11/2023
- Popolazione
Sono 239 i bambini nati quest’anno nel punto nascita di Portogruaro. Ci troviamo nel comune della città metropolitana di Venezia, in cui, negli scorsi giorni, si è superato il numero di nascite dello scorso anno. Un dato che fa sperare vista la tendenza in calo con cui ci si deve confrontare oggi quando si ha a che fare con il tema delle nascite e della natalità in generale. A dare alla luce il bambino che ha pareggiato la sfida del 2022 è stata la foodblogger Ilaria Busato, nota agli utenti sui social come “Food creator” italiana, autrice di libri dedicati all’alimentazione.
Il Punto nascite di Portogruaro è uno tra i più scelti della zona perché offre una serie di servizi di non poco conto. Sale travaglio singole, possibilità di eseguire tagli cesari programmati o d’urgenza nelle 24 ore, analgesia in travaglio di parto tutto il giorno senza limiti di orario. Il rapporto one to one, inoltre, è un tipo di servizio tra quelli più spesso richiesti da parte delle future mamme, in quanto tranquillizza, in qualche modo, colei che dovrà, di lì a poco, mettere al mondo un bambino con eventuali complicanze che si possono venire a creare.
I servizi per le future mamme
«Siamo felici che Ilaria abbia scelto questo ospedale, e il mio staff, per dare alla luce il secondo figlio – ha affermato il primario Gian Luca Babbo, chiamato più di tre anni fa per dirigere Ostetricia e Ginecologia -. Oltre ad aver raggiunto il numero dei nati dell’anno scorso, sottolineo che ad oggi siamo già a quota 239 e quindi il 2023 si chiuderà con un deciso aumento delle nascite: è un trend non certo facile. Registriamo una grande affezione da parte delle neomamme che hanno partorito qui, nei confronti di questo reparto e del nostro personale. Credo sia dovuto al modo di accogliere e di assistere le gestanti e le puerpere, alla professionalità del personale e all’elevato standard del comfort che siamo in grado di offrire».
L’Ulss4 offre alle future mamme anche la “Gravidanza a basso rischio a gestione ostetrica”. Questo tipo di modello organizzativo riguarda l’accesso al Consultorio Familiare al quale la futura mamma può accedere rivolgendosi anche senza ricetta medica. Una gravidanza fisiologica presa in carico dall’inizio della gravidanza fino momento del parto e post-parto è il modo più semplice per confermarsi tra i primi reparti locali italiani con questo tipo di servizio.
Il caso di Portogruaro: esempio da perseguire
La violenza ostetrica è uno di quei problemi legati a chi deve affrontare un parto e incappa in circostanze poco consone alla situazione in cui dovrà trovarsi. Save the Children la definisce come “un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, come l’eccesso di interventi medici, la prestazione di cure e farmaci senza consenso o la mancanza di rispetto del corpo femminile e per la libertà di scelta su di esso”.
Il caso di Portogruaro, in sintesi, rappresenta un esempio da perseguire e che potrebbe far sì che, almeno al momento del parto, le donne non siano ulteriormente vittime di un sistema che già le subordina in molti ambiti, ma che, al contrario, le riporti al centro dell’episodio che rappresenterà uno tra gli attimi più intensi della propria vita.
Il calo della denatalità
Il dato fa ben sperare visto il calo della denatalità in corso. Ma non è sufficiente ad invertire una rotta purtroppo intrapresa già da diverso tempo e cioè quella della mancata volontà di diventare genitori da parte di numerosissime coppie che si ritrovano a dover gestire, non solo una crisi in corso, economica e politica a livello globale, ma anche sociale e culturale a livello nazionale. Il primo gennaio del 2023 la popolazione italiana era pari a 58 milioni e 851 mila, ovvero 179 mila persone in meno rispetto al 2022. La debolezza demografica dell’Italia, in sintesi, si traduce in una debolezza economica e fragilità sociale.
I dati italiani
A livello geografico, nel Nord, dove il numero dei nati negli anni Duemila era aumentato, i livelli di fecondità continuano a scendere, mentre il Mezzogiorno registra un lieve aumento, dovuto a un recupero rispetto al periodo pandemico. Nello specifico, secondo il Rapporto Istat ‘Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2022’, risulta che:
• il Centro presenta la fecondità più bassa, pari a 1,16 figli per donna, in calo rispetto al 2021 (1,19)
• il Nord-est registra la fecondità più alta, 1,29 figli per donna
• il Nord-ovest si attesta a 1,24 figli per donna
• il Nord nel suo complesso ha una fecondità pari a 1,26 (1,28 nel 2021)
• il Mezzogiorno rileva un livello di fecondità di 1,26 figli per donna (1,25 nel 2021)
• la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen ha il massimo valore di fecondità (1,65), seguita dalla Provincia autonoma di Trento con 1,37
• al Sud i valori massimi sono in Sicilia (1,35) e in Campania (1,33)
• la Sardegna ha il record negativo (0,95), in ulteriore calo sul 2021 (0,99).
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