Non solo Matthew Perry, quante persone soffrono di disturbi mentali?
- 30/10/2023
- Popolazione
La morte di Matthew Perry, l’iconico Chandler di Friends, ha sconvolto un’intera generazione. A ben vedere, anche più di una considerando il successo che la serie tv continua a riscuotere tuttora. Matthew Perry e i suoi compagni di viaggio sono stati il simbolo di un mondo, quello occidentale degli anni Novanta, fatto di novità e di entusiasmo, di nuovi inizi e nuove libertà, di crescita economica e demografica.
Un mondo spensierato che oggi è non esiste più, profondamente stravolto dalla pandemia, prima, e delle due guerre in Ucraina e nel Medio Oriente, adesso.
Negli ultimi tre anni si è iniziato a respirare un’aria di instabilità e incertezza senza precedenti nella storia recente che incide pesantemente sulla salute mentale di tutti, a partire dai più giovani. Contemporaneamente è aumentata l’attenzione sul tema anche grazie agli incentivi riconosciuti dalla politica, “Bonus Psicologo” su tutti per quanto riguarda l’Italia.
Fare psicoterapia è sempre meno un tabù, ma sono ancora troppe le persone che non riescono ad accedere a percorsi di cura efficaci per curare i propri disturbi mentali.
Lo stesso Matthew Perry ci ha convissuto per una vita intera. Già in gioventù, i suoi disturbi lo portarono ad affrontare una dipendenza da alcol: tra la terza e la settima stagione della sitcom la sua presenza sul set fu fortemente condizionata da questo problema, tanto che nel 1997 Perry venne ricoverato in una clinica di riabilitazione del Minnesota, dove trascorse circa un mese.
Nell’autobiografia pubblicata lo scorso anno “Friends, amanti e la Cosa Terribile”, Matthew Perry parla scriveva: “Quanto a me, farei a cambio con ciascuno, nessuno escluso, dei miei amici – Pressman, Bierko, tutti – perché a nessuno di loro è toccato in sorte questo mostro con cui combattere. Nessuno di loro ha dovuto lottare per tutta la vita con un cervello progettato per ucciderli”. Parole da brividi, prima della morte di due giorni fa, sabato 28 ottobre 2023, all’età di soli 54 anni.
La sua tragica storia invita a fare ancora luce sui disturbi mentali, che, dati alla mano, interessano sempre più persone.
Panoramica sui disturbi mentali
Dal 2020 la salute mentale dei cittadini europei e italiani è precipitata pericolosamente come emerge dal Headway – Mental Health Index 2.0 realizzato da The European House – Ambrosetti in partnership con Angelini Pharma, presentato lo scorso giugno a Palazzo Montecitorio.
Il Rapporto ha analizzato i diversi fattori che determinano lo stato di salute mentale dei cittadini nei 27 Paesi dell’Unione Europea e nel Regno Unito, utilizzando 55 indicatori chiave di performance (Kpi) relativi ai fattori ambientali, allo stato di salute della popolazione e alla capacità di risposta del sistema ai bisogni di salute mentale.
La fascia di età più colpita dai disturbi mentali è quella degli adolescenti, che hanno sempre meno punti di riferimento in un mondo che diventa sempre più instabile. Ecco quali sono i problemi mentali più diffusi tra gli adolescenti secondo il rapporto:
- Ansia (sofferta dal 28% degli adolescenti);
- Depressione (23%);
- Solitudine (5%);
- Stress (5%);
- Paura (5%)
L’insorgenza di condizioni di salute mentale come depressione e ansia, inoltre, è collegata ad una diminuzione del rendimento scolastico e spesso induce i giovani ad abbandonare gli studi. In media, in tutta l’Ue, gli studenti che manifestano un disagio mentale hanno il 24% di probabilità in più di ripetere un esame.
I dati parlano chiaro: almeno il 50% dei disturbi di salute mentale si presenta prima dei 15 anni e l’80% dei disturbi mentali si manifesta prima dei 18 anni, spesso persistendo per tutta la vita dell’individuo.
Occorre quindi prestare più attenzione ai segnali di allarme che arrivano dai giovani e investire sulla salute mentale. In questa direzione va il “Bando disagio psicologico in adolescenza” approvato a maggio e risultato di una forte sinergia tra istituzioni, fondazioni di origine bancaria e privato sociale.
Non solo giovanissimi, però. In età lavorativa i problemi di salute mentale colpiscono circa 1 persona su 5 con importanti e il tasso di occupazione delle persone affette da disturbi mentali gravi è inferiore di circa il 20-30% rispetto a quelle che non ne soffrono, con ripercussioni anche sulle retribuzioni medie.
Un altro indice del Rapporto riguarda la capacità dei Paesi europei di rispondere alle esigenze delle persone con disturbi mentali all’interno della società, in particolare nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
“Per la prima volta da quando è stata lanciata l’iniziativa nel 2017, il rapporto Headway ha esaminato i determinanti ambientali che agiscono sulla salute mentale, intesi come tutte le condizioni esterne che influenzano la vita, lo sviluppo e la sopravvivenza di una persona, sottolineando l’impatto significativo di fattori quali il cambiamento climatico, i conflitti e le migrazioni”, ha commentato Daniela Bianco, Partner e Responsabile Area Healthcare di The European House – Ambrosetti.
Tutti fattori che hanno provocato un aumento delle strutture ambulatoriali dedicate alla salute mentale, passate da 3,9 a 9,1 per 1.000 abitanti a livello europeo.
Sempre a livello europeo, i disturbi mentali e comportamentali e i suicidi pesano per il 4,8% sul totale dei decessi. L’Italia occupa il 12° posto, subito dopo la Spagna, per numero di decessi. Nel corso del 2020, le morti causate da disordini mentali e comportamentali hanno superato le 250.000 unità e di questi, oltre 52.000 sono per suicidio, che risulta la quarta causa di morte nella popolazione di età inferiore ai 20 anni: Grecia, Cipro, Malta e Italia quelli con il tasso più basso. Quella dei decessi per disturbi mentali, tuttavia, è una metrica relativa perché il disagio mentale può annichilire le vite delle persone, pur lasciandole biologicamente vive.
I disturbi mentali in Italia
Seppure provocando raramente l’estremo gesto, i disturbi mentali colpiscono gli italiani più della media europea. In termini di prevalenza dei disturbi mentali, l’Italia si posiziona sopra la media europea, con oltre 1 italiano su 5 che soffre di almeno un disturbo mentale.
Oltre che al contesto politico e socio-economico, la salute mentale degli italiani presta il fianco su tre aspetti:
- Resilienza del sistema: l’Italia è tra i Paesi europei più esposti al problema della salute mentale. Ciò significa che eventi esterni come una crisi economica, pandemica o bellica mettono a dura prova il sistema;
- condizioni abitative: in Italia, circa il 20% della popolazione vive in condizioni precarie. Le persone che vivono in contesti sovraffollati hanno maggiori probabilità di sviluppare un disordine mentale, tra cui disagio psicologico e depressione;
- spazi verdi: una minore presenza di spazi verdi che aiutano ad alleviare stress ed ansia, è associata a una crescente incidenza di disturbi mentali. In questa classifica l’Italia si trova al 21° posto su 28 Paesi (Stati Ue più Regno Unito).
Un altro fattore analizzato dal Headway – Mental Health Index 2.0 è il tasso di criminalità, che cambia molto tra i Paesi. È stato attestato che gli atti di violenza – indipendentemente dal fatto che sia vissuta in prima persona o meno – hanno un impatto negativo soprattutto sull’aumento dei casi di depressione. Per l’Italia questo dato si attesta sull’8%, a metà classifica.
Le misure per la salute mentale
I costi complessivi legati alla salute mentale in Europa, che includono quelli indiretti la perdita di produttività dei pazienti e dei loro caregiver, ammontano al 4% del Pil europeo, e al 3% di quello italiano.Nonostante l’impegno promosso anche dalla Commissione Ue negli ultimi anni, i Paesi europei che hanno già attuato programmi di prevenzione e promozione della salute mentale legati al lavoro sono appena il 45% del totale, mentre il 68% ha attuato una strategia o un programma nazionale incentrato sulla promozione e la prevenzione della salute mentale per bambini e adolescenti.
C’è ancora molto da fare su questo fronte perché i crescenti investimenti non sono ancora in grado di bilanciare il crescente disagio mentale dei cittadini europei.
Per questo, il 7 giugno 2023 la Commissione ha pubblicato la Strategia Europea per la Salute Mentale, che mira a fornire una risposta coordinata e mirata alla crisi della salute mentale, promuovendo politiche e azioni volte a migliorare l’accesso ai servizi di salute mentale in tutta l’Unione.
Un aspetto molto interessante di questa strategia è l’adozione di un approccio multisettoriale, che evidenzia il bisogno di promuovere la salute mentale non solo nell’ambito dei servizi sanitari, ma anche nelle politiche del lavoro e nelle politiche scolastiche. Operativamente, la strategia si compone di 20 iniziative specifiche, con 1,23 miliardi di euro in dotazione provenienti dai fondi di coesione e da Horizon Europe.
In Italia, oltre alle misure già citate, a marzo 2023 si è insediato il nuovo Tavolo tecnico per la Salute Mentale presso il Ministero della Salute.
Questo organo, composto da esperti di salute mentale, ha il compito di elaborare una serie di linee guida per il miglioramento dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione di tutta la popolazione, con una particolare attenzione agli individui più fragili e maggiormente colpiti dai disordini mentali.
Inoltre, è in fase di discussione un disegno di legge per istituire la figura dello psicologo scolastico in ogni ordine e grado, essendo l’Italia l’unico Paese Europeo ad esserne ancora privo.
Conclusioni
I disturbi mentali portano a vizi pericolosi, che finiscono per accentuare il disagio psicologico. Nei casi più gravi, come per il compianto Matthew Perry, i problemi psicologici portano alla dipendenza da alcol ed altre sostanze, in altri casi al non relazionarsi più con altre persone, in altri ancora alla ludopatia, problema balzato alle cronache per i casi di Tonali, Fagioli e Zaniolo, ma che colpisce ben 1,5 milioni di italiani. Tutti questi casi mostrano come il disagio mentale possa colpire chiunque: gli invincibili esistono solo nella testa delle persone, che hanno bisogno di modelli per vivere una vita migliore.
Inoltre, il disagio mentale diventa ancora più latente e pericoloso in una società basata sull’apparenza, dove un selfie sorridente basta per nascondere la realtà, ma non per sconfiggerla. A fotocamera spenta i disturbi mentali tornano a presentare il conto, spesso con gli interessi.
Bisogna quindi continuare sulla strada intrapresa negli ultimi anni e aumentare gli investimenti per sostenere la salute mentale. Gli ultimi anni devono averci insegnato che il disturbo psicologico non è il problema di uno, ma di tutti. Come evidenziato da Rosita Calabrese, Country Manager Italia di Angelini Pharma, “Investire risorse nella salute mentale significa investire nel benessere delle persone, nella produttività economica e nella costruzione di una società più inclusiva”.
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