Scommesse dei calciatori, non trema solo il calcio: la ludopatia è un problema sociale
- 13/10/2023
- Popolazione
Fagioli, Tonali e Zaniolo potrebbero essere solo i primi nomi di calciatori italiani coinvolti in un giro di scommesse su piattaforme illegali. L’inchiesta sul giro di scommesse illegali dei calciatori ha acceso i riflettori sul fenomeno della ludopatia, dipendenza spesso sottovalutata, che colpisce circa 1,5 milioni di italiani, secondo Nomisma.
Come è evidente, i calciatori non si affidano alla dea bendata con la speranza di vincere soldi, quanto piuttosto per l’adrenalina che ne scaturisce. Da qui l’esigenza di analizzare il fenomeno del gioco da un punto di vista sociale.
Il secondo rapporto “Il gioco legale in Italia. Il valore sociale ed economico del gioco” realizzato da Lottomatica e Censis evidenzia come la speranza di vincere soldi sia accompagnata dal desiderio di vivere un’esperienza divertente ed emozionante, che a volte sorpassa anche il mero aspetto economico.
Dal rapporto presentato a giugno scorso è emerso che il 47% degli intervistati ha giocato a uno o più giochi legali nel corso dell’ultimo anno tra Lotto, Lotterie, Superenalotto, scommesse sportive e no, Bingo, giochi online e slot machine. Si tratta in tutto di circa 23 milioni di italiani, “la dimostrazione – secondo Lottomatica e Censis – che il gioco è un’attività insita nella cultura e nella quotidianità degli italiani, praticabile in maniera responsabile, misurata e sana”. Dati alla mano, però, il controllo sulle pulsioni è sempre più incerto.
Scommesse in Italia: il profilo del giocatore
Genere ed età
Pur trattandosi di un fenomeno trasversale, giocare coinvolge soprattutto i giovani (65,2%) seguiti dagli adulti (56,7%), e in misura molto minore gli anziani (16,5%).
Il gioco piace soprattutto agli uomini (54%), ma è molto sviluppato anche tra le donne (40,4%). Il rapporto accende inoltre i fari sull’avanzata del gioco online, in linea con l’ascesa del digitale che si è verificata con il lockdown.
Dove
Sotto il profilo geografico, chi gioca risiede soprattutto al Sud e nelle Isole (57,1%). A seguire Centro Italia (46,5%), Nord-Ovest (42,3%) e Nord-Est (36,7%).
Digitalizzazione
Tra coloro che giocano, il 56,4% lo ha fatto online nell’ultimo anno (17,2% spesso, il 39,2% qualche volta). Il restante 43,6% di chi ha giocato legalmente nell’ultimo anno, invece, non lo ha mai fatto online. Sotto il profilo generazionale, sono soprattutto i giovani a giocare online (il 74,7%, di cui il 20,1% spesso), gli uomini (il 63,5%, il 20,1% spesso), i laureati (il 61,8%, di cui il 15,9% spesso) e i residenti al Sud e Isole (62,2%, il 24,6% spesso).
Preoccupa la diffusione del gioco online
Nel 2021, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli testimoniava un’incessante crescita del settore giochi nel Libro Blu 2021. Qui si evidenziava come la raccolta dal gioco sia di nuovo risalita dopo la flessione nel 2020. Ammontava infatti a 110,4 miliardi di euro nel 2019, era scesa a 88,2 miliardi di euro nel 2020 per poi risalire nel 2021 a 111,17 miliardi di euro, in aumento di oltre il 25% e superiore anche al periodo pre-Covid.
L’aumento delle scommesse è stato trainato soprattutto dal gioco online, passato da 36,3 miliardi di euro del 2019 a 49, 2 miliardi del 2020 a 67,1 miliardi del 2021. Il gioco fisico è sceso invece dai 74 miliardi del 2019 ai 39 miliardi del 2020 per poi risalire a 44 miliardi nel 2021.
La diffusione del gioco online preoccupa da un punto di vista sociale, perché aumenta l’esposizione dei più giovani ed è più difficile da controllare. La preoccupazione però non è solo italiana, dal momento che, come spiega il rapporto della European Gaming and Betting Association, a livello europeo il comparto ha raggiunto un fatturato di 108,5 miliardi di euro nel 2022, +23% sul 2021. Cifra che da qui al 2027 dovrebbe lievitare ancora, raggiungendo i 134 miliardi di euro, con un salto di quasi il 29% rispetto al 2019.
La ludopatia in Italia
Prima di vedere i dati relativi all’Italia, si evidenzia, come fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che la ludopatia è una vera e propria malattia mentale, con sintomi specifici, con impulsi incontrollabili a giocare d’azzardo o a fare scommesse in denaro. Sul sito del Ministero della Salute si legge che la ludopatia è “l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze”.
La scienza, quindi, potrebbe fornire la risposta a chi si chiede perché dei calciatori milionari facciano delle scommesse nonostante il divieto fissato all’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva. Al comma 1, infatti, è specificato che “ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa”.
Le scommesse di Fagioli, Tonali, Zaniolo, Zalewski e degli altri calciatori che verosimilmente salteranno fuori potrebbero essere sintomo di ludopatia. Una malattia sempre più diffusa in Italia, tanto che da qualche tempo è entrata nei Lea, i Livelli Essenziali di Assistenza del Servizio Sanitario Nazionale.
Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, in Italia vi sono 1,5 milioni di giocatori “problematici”, 1,4 milioni di giocatori considerati “a rischio moderato” e due milioni di giocatori “a basso rischio”.
Insomma, tra rischio moderato e profili problematici il vizio del gioco riguarda circa il 30% degli scommettitori italiani.
L’Osservatorio Giochi d’azzardo 2021 di Nomisma ha certificato che nel 2020 il 42% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha fatto giochi d’azzardo/di fortuna, sviluppando pratiche di gioco problematiche nel 9% dei casi. Le ripercussioni della ludopatia si riflettono soprattutto sulla sfera socio-emotiva e relazionale.
Chi soffre di ludopatia?
L’Osservatorio ha evidenziato che l’identikit del “giocatore problematico” è un uomo maggiorenne, che raramente frequenta il liceo e ha un rendimento scolastico insufficiente. Nella maggior parte dei casi i giovani che soffrono di ludopatia risiedono al Sud e hanno familiari o amici anch’essi giocatori.
“Il 48% dei giovani giocatori ha nascosto o ridimensionato le proprie abitudini di gioco ai genitori e il 9% dei giocatori ha un approccio problematico al gioco, con comportamenti negativi che incidono sulla sfera psicofisica. Situazioni allarmanti da monitorare con grande attenzione poiché potrebbero evolvere in forme patologiche, soprattutto in un periodo complesso come quello attuale dove il 44% dei ragazzi dichiara di aver sperimentato situazioni di ansia, tensioni o difficoltà psicologiche”, ha dichiarato Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence Nomisma.
L’Osservatorio Nomisma sul Gioco d’Azzardo ha passato in rassegna anche le attitudini di gioco della Silver Age. Tra loro, il 12% ha sviluppato un approccio problematico al gioco, mentre il 5% del target è considerato a rischio.
Ad influenzare le dinamiche di gioco è soprattutto la perdita di soldi: il 45% dei giocatori, infatti, teme di avere un saldo negativo e più di 1 su 4 (28%) gioca con l’obiettivo di recuperare i soldi persi, una “pericolosa attitudine che rappresenta uno dei principali drivers verso il gioco patologico”, spiega Nomisma.
La situazione preoccupa le istituzioni tanto che l’Italia è stato il primo paese al mondo a introdurre il divieto della pubblicità per il gioco d’azzardo, tramite il decreto Dignità del 2018, con l’obiettivo di contrastare la ludopatia. In quasi tutte le regioni è stata inoltre introdotta la norma del “distanziometro”, che impone che gli esercizi che offrono giochi pubblici siano posizionati a una distanza minima (generalmente compresa tra 300 e 500 metri, salvo eventuali modifiche da parte dei singoli Comuni) da luoghi sensibili come scuole, ospedali, compro oro, bancomat, centri sportivi, chiese e parchi pubblici.
In una società sempre più individualista, i problemi relazionali e psicologici innescati dalla ludopatia rappresentano un ulteriore rischio per il futuro delle nuove generazioni.
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