“Nascite al minimo storico”, la denatalità italiana sul Financial Times
- 03/04/2024
- Mondo Popolazione
Giorgia Meloni, “lei stessa madre di una figlia unica, ha affermato che è una priorità per il suo governo aumentare il tasso di natalità e incoraggiare le donne ad avere più figli”. A scriverlo è il Financial Times, in un articolo del 29 marzo intitolato ‘Italy’s births drop to historic low’, ‘Le nascite in Italia al minimo storico’, che si occupa della condizione in cui versa la demografia italiana. “Una dura battaglia (la denatalità, ndr) – la definisce il quotidiano britannico – che il primo ministro Giorgia Meloni deve affrontare nel tentativo di invertire il rapido invecchiamento della popolazione italiana”.
Il problema del calo delle nascite italiano è diventato un caso non solo per Financial Times, ma per la stampa estera in generale. Proprio oggi 3 aprile, infatti, il Telegraph, in un editoriale a firma di Jeremy Warner, ha commentato la crescita del Pil italiano (quasi al 5% e più alto di Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) come derivante da “qualche lato positivo nel calo demografico provocato dal bassissimo tasso di natalità in Italia. L’esempio dell’Italia potrebbe offrire lezioni alla nostra economia in difficoltà qui nel Regno Unito. È difficile per le fazioni politiche in guerra della Gran Bretagna ammetterlo, ma sembra che siamo quasi diventati noi stessi l’Italia, solo senza il sole e la dolce vita; la relativa stabilità e prevedibilità per cui il Regno Unito era noto ha lasciato il posto allo stesso senso di caos e confusione che era il segno distintivo italiano”.
Gli “ostacoli strutturali” della demografia
“La Meloni ha portato avanti il programma di assegni familiari introdotto dal precedente governo nel 2021 e ha leggermente aumentato le somme mensili che le famiglie ricevono per i bambini piccoli, ma il suo governo di destra ha sperimentato anche altri incentivi. Dopo essere salito al potere alla fine del 2022, il governo di coalizione ha dimezzato l’IVA sui prodotti per l’infanzia come il latte artificiale e i pannolini, ma da allora ha abolito tali tagli fiscali – così Financial Times “boccia” le politiche di governo -. Quest’anno, l’Italia ha stanziato 1 miliardo di euro in altre misure volte a sostenere le madri, tra cui il versamento temporaneo di contributi pensionistici per conto delle donne lavoratrici che hanno almeno due figli piccoli”.
Le politiche di cui parla in Financial Times sono ben note alle famiglie italiane, soprattutto alle coppie, che nel 2023 in Italia hanno messo al mondo solo 379.000 bambini, in calo rispetto al minimo record dell’anno precedente di 393.000 che l’Istat ha riferito essere come il minor numero di nascite dall’Unità d’Italia nel 1861. Nei dati pubblicati venerdì, è emerso che il tasso di natalità è sceso a 1,2 nel 2023, in calo rispetto a 1,24 dell’anno precedente e vicino al minimo storico di 1,19 registrato nel 1995. Dei bambini nati in Italia nel 2023, il 13,3% erano figli di cittadini stranieri residenti nel Paese, in calo rispetto al 15% di dieci anni fa.
“L’Italia aveva pianificato di utilizzare parte dei 200 miliardi di euro di fondi per la ripresa che riceve dall’UE per costruire nuove strutture per l’infanzia per 260.000 neonati e bambini in età prescolare, ma Roma ora ha ridotto tale obiettivo a 160.000 – ha sottolineato il quotidiano -. Eppure, anche se Roma riuscisse a rendere l’Italia – e i suoi datori di lavoro – più a misura di famiglia, gli esperti dicono che il Paese deve ancora affrontare formidabili ostacoli strutturali per stabilizzare la sua popolazione in calo. In Italia ci sono solo 11,4 milioni di donne in età riproduttiva – di età compresa tra 15 e 49 anni – in calo rispetto ai 13,8 milioni di donne in quella fascia di 20 anni fa”.
La voce agli esperti
Non mancano studiosi e ricercatori che sul tema si sono espressi con chiarezza. “C’è molta retorica sul ruolo della madre, ma se non guadagni non puoi più essere madre – ha detto Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics dell’Università Unitelma-Sapienza a Roma, al Financial Times -. Bisogna aiutare le donne ad andare a lavorare, a guadagnare i loro soldi e poi potranno decidere di essere madri”.
Il demografo Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi di Milano, ha affermato: “È improbabile che una forte spinta da parte di un singolo governo possa cambiare radicalmente il modo in cui le persone vedono il diventare genitori. Stiamo parlando delle decisioni a più lungo termine che gli esseri umani possono prendere”.
Ma Maria Rita Testa, demografa dell’Università Luiss di Roma, ha sottolineato che i politici devono affrontare altri fattori, tra cui la stabilità economica dei genitori e l’accesso a servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili, ora in grave carenza: “Dovrebbero cercare di affrontare il problema della conciliazione tra compiti familiari e lavorativi”.
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