70 anni e non sentirli, ormai si è vecchi sempre più tardi
- 28/05/2024
- Popolazione
In barba all’ageism, la discriminazione delle persone in base all’età, la vecchiaia sembrerebbe iniziare sempre più tardi. Merito sicuramente dell’allungamento dell’aspettativa di vita, ma anche di una cambiata percezione che vede ormai la terza età come un’epoca di opportunità e tutta da vivere, piuttosto che come il viale del tramonto. Ma allora, quand’è che si diventa ufficialmente anziani? A quanto pare il passaggio dalla gioventù, o quanto meno dalla maturità, alla fascia sempre più nutrita dei ‘silver’ cade a 74 anni.
È la scienza che ce lo dice, e nello specifico uno studio condotto da Markus Wettstein, PhD all’università Humboldt di Berlino, insieme ai colleghi dell’università di Stanford, del Lussemburgo e di Greifswald (Germania). La ricerca, dal titolo ‘Postponing old age: evidence for historical change toward a later perceived onset of old age’, è stata pubblicata su Psychology and Ageing e ha messo sotto la lente 14.056 persone residenti in Germania nate tra il 1911 e il 1974.
I partecipanti hanno risposto ad un questionario fino a otto volte nell’arco di un quarto di secolo, dal 1996 al 2021, e dunque quando avevano tra i 40 e i 100 anni. Nel tempo, sono entrati nel panel ulteriori partecipanti tra i 40 e gli 85 anni.
Una delle domande era proprio: ‘A che età descriveresti qualcuno come anziano?’ Ebbene, i partecipanti nati nel 1911 una volta raggiunti i 65 anni ritenevano che l’anzianità iniziasse a 71 anni, mentre i nati nel 1956 una volta 65enni spostavano il limite a 74 anni.
‘Vecchi sono gli altri’
Non solo: in base alla propria età è stata valutata diversamente la soglia dell’anzianità: i partecipanti di 64 anni la piazzavano a 74,7 anni, ma quelli che avevano già raggiunto i 74 anni la muovevano più in là, a 76,8 anni. In effetti, calcola lo studio, il confine della terza età si sposta di circa un anno ogni quattro o cinque di effettivo invecchiamento. In poche parole, man mano che l’età avanza, viene da dire che ‘vecchi sono gli altri, non certo io’.
Un dato che va preso con una certa accortezza, perché “la tendenza allo spostamento dell’anzianità non è lineare e potrebbe non continuare necessariamente in futuro”, ha spiegato Wettstein, dimostrando che lo spostamento del confine tra gioventù e silver age si sta riducendo man mano.
L’indagine ha poi rilevato delle differenze di genere: le donne mediamente ritardano di due anni l’inizio dell’anzianità rispetto agli uomini. E c’è un altro aspetto interessante, correlato al benessere psicologico e alla qualità della vita: le persone che si sentono più sole, che hanno una salute carente o che si sentono appesantite dagli anni pongono l’inizio della vecchiaia prima rispetto a chi invece ha buone relazioni sociali o una salute migliore o in generale si sentono più giovani.
Persone una volta considerate anziane oggi non lo sono più
Indubbiamente, sottolinea Wettstein, l’asticella della vecchiaia si è spostata di molto: persone che prima erano considerate anziane oggi non lo sono più. E in effetti basta anche guardare le foto dei nostri nonni, che a 40 o 50 anni erano molto diversi dalle generazioni successive ed erano già considerati ‘avanti’.
Conferma Wettstein: “L’aspettativa di vita è aumentata, il che potrebbe contribuire a un inizio percepito più tardivo della vecchiaia. Inoltre, alcuni aspetti della salute sono migliorati nel tempo, persone di una certa età che erano considerate vecchie in passato potrebbero non essere più considerate vecchie oggi”.
Tuttavia, “non è chiaro fino a che punto la tendenza a posticipare la vecchiaia rifletta una tendenza verso una visione più positiva delle persone anziane e dell’invecchiamento, o piuttosto il contrario: forse l’inizio della vecchiaia viene posticipato perché le persone considerano l’essere vecchi uno stato indesiderabile“, ha concluso Wettstein
Una domanda dal sapore marzulliano ma molto concreta: il rifiuto della vecchiaia, vista come un tabù da nascondere e come un disvalore che rende la persona un inutile peso, è uno dei problemi della nostra società. È quindi ovvio che nessuno vorrebbe essere etichettato come ‘anziano’. Dall’altro lato l’invecchiamento della popolazione nei Paesi occidentali sta portando a un cambio di prospettiva, secondo cui chi è più avanti negli anni è una risorsa perché ha potere d’acquisto, tempo ed è sempre più attivo. È la silver economy, purché si invecchi in salute.
E mentre lo stesso Wettstein sottolinea che questo è un aspetto da approfondire, così come le differenze tra i vari Paesi nella percezione di quando si diventa anziani, intanto una cosa la possiamo dire: ormai la vita comincia davvero a 40 anni.
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