La Silver Economy nel prossimo decennio, tra sfide e opportunità
- 27/07/2023
- Popolazione
La popolazione invecchia, un fenomeno che causa molti problemi e che allo stesso tempo apre a delle opportunità. Si sta infatti affermando il concetto di ‘Silver Economy’, ovvero l’insieme di servizi, beni, necessità, mercati che vengono mossi e alimentati dagli ‘anziani’. E visto che questi saranno sempre di più, nel mondo come in Italia, si tratta di una fetta di mercato che non può essere trascurata, ma che anzi è sempre più promettente.
Sono tanti infatti i settori dell’economia per i quali si aprono sbocchi importanti, che allo stesso tempo sono sfide per il settore pubblico: la sanità, la finanza, l’assistenza, il tempo libero, la cura della persona, l’alimentazione, i trasporti e la domotica.
Il nuovo Quaderno di Approfondimento realizzato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, dall’eloquente titolo ‘Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio’, è proprio dedicato ad analizzare gli impatti del progressivo invecchiamento della popolazione italiana in ottica sociale, economica e di sostenibilità.
Diversi sono gli aspetti da considerare:
• l’evoluzione demografica che prevede un numero sempre più consistente di anziani
• la ricchezza posseduta dalla terza età, indipendente dai cicli economici
• la possibilità per i senior di spendere più di quanto incassato nell’anno: una fase della vita che l’economista Franco Modigliani ha definito del ‘decumulo’
• l’interesse verso specifici settori economici, legati principalmente alla salute e al mantenimento di una vita attiva e indipendente.
L’evoluzione demografica
Quanto al primo aspetto, l’invecchiamento riguarda la maggior parte dei Paesi più sviluppati grazie al miglioramento di sanità, istruzione e condizioni di vita degli ultimi decenni. La popolazione, infatti, invecchia a causa dell’incremento dell’aspettativa di vita e della riduzione del tasso di natalità. Europa, Giappone, Cina e altre nazioni stanno sperimentando pienamente questa fase. E l’Italia è capofila: attualmente gli over 50 sono il 46,84% della popolazione: vent’anni fa erano il 37%. Il progressivo invecchiamento della popolazione secondo l’Istat proseguirà fino a raggiungere il picco nel 2045-2050, per poi ridursi lievemente.
Nel 2022 la popolazione ‘Silver’ del Bel Paese era così distribuita:
• tra i 50 e 64 anni 23% (media europea 21%)
• ultra65enni 23,8% (media europea 21,1%)
• ultra80enni 7,6% (media europea 6,1%)
Più nel dettaglio, secondo i dati Istat gli over 65 in Italia sono 14 milioni, quasi il 24% della popolazione, e in base alle proiezioni saranno un terzo entro il 2050. Inoltre, nel 2030 ci saranno 8,2 milioni di italiani con più 75 anni, in crescita rispetto agli attuali 7 milioni circa. Gli over 80 sono passati dagli 1,2 milioni del 1980 ai 4,48 milioni del 2022, con un’incidenza sul totale della popolazione salita dal 2,09% al 7,59%. Secondo le proiezioni, nel 2030 saranno il 10% della popolazione e nel 2050 addirittura il 14,1%.
Geograficamente, gli ultra 65enni si trovano soprattutto nel Nord-Ovest e al Centro, con il 25%, poi nel Nord-Est con il 24,2%, nelle Isole con il 23,2% e al Sud con il 22,2%. Per gli over 85 si registra il 4,1% al Centro, il 4% nel Nord-Italia, nelle Isole il 3,4% e nel Sud il 3,3%.
Le conseguenze
• Una delle conseguenze di questa tendenza è che il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da 2,1 persone in età lavorativa ogni inattivo a 1,15 nel 2050. Riduzione che potrebbe essere bilanciata da un aumento delle età pensionabili e da una più efficiente organizzazione del lavoro.
• Un altro aspetto da sottolineare è che la denatalità non provoca solo l’invecchiamento ma modifica anche la struttura sociale, portando a un forte aumento delle famiglie senza figli o mononucleari. Entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Nel 2022 il 30,52% degli ultra65enni vive solo, il 42,1% in coppia senza figli e il 12,8% con i propri figli. Tra 20 anni 1 anziano su 3 vivrà da solo, con una serie di problematiche relative non solo alla solitudine ma anche all’autosufficienza. Già oggi, il 33% e oltre di soggetti senza figli e parenti sta ripensando come investire e progettare il futuro in termini di risparmio, assicurazioni, consumi, stili di vita, abitazione.
Anziani ‘ricchi’ e propensi al consumo, ma cambiano le necessità
Per quanto riguarda la ricchezza in mano ai Silver, sia mobiliare che immobiliare, questa è consistente. I dati della Banca d’Italia ci dicono che al 2020 le famiglie con capofamiglia di età compresa tra i 51 e i 65 anni dispongono di una ricchezza pari a 263.573 euro e quelle con capofamiglia over 65 pari a 215.691 euro, i valori più alti tra le fasce d’età considerate.
I Silver dispongono di un reddito più elevato rispetto alle altre fasce d’età, reddito che si è anche mantenuto stabile negli anni della crisi economica.
Quanto ai consumi, gli anziani hanno esigenze specifiche: si tratta soprattutto di vivere il più a lungo possibile e di invecchiare attivamente, quindi le loro spese andranno prevalentemente in questa direzione.
L’Italia è prima nelle classifiche Ue per aspettativa di vita, che però non è accompagnata da un’aspettativa di buona salute. Sono circa 3 milioni e 860mila (28,4%) gli over 65 con gravi difficoltà nelle attività funzionali di base, che vanno dal camminare, salire o scendere le scale senza l’aiuto di una persona o di ausili (20,9%) ai problemi dell’udito o della vista anche con ausili (13,8%). In particolare, le donne over 65 con gravi difficoltà funzionali presentano percentuali superiori rispetto ai maschi in tutte le fasce d’età.
Non solo: secondo l’Osservatorio Sanità UniSalute, realizzato in collaborazione con Nomisma, il 40% degli italiani, cioè oltre 17 milioni di persone tra i 18 e i 75 anni, soffre di almeno una patologia cronica.
E all’aumentare degli anni, aumentano le difficoltà. In prospettiva, dunque, il numero di non autosufficienti crescerà. Un fenomeno da affrontare, tenendo conto che già nel 2021 la spesa pubblica per il Long Term Care ha richiesto l’1,9% del Pil (33,73 miliardi), di cui il 73,6% per soggetti con più di 65 anni. Per i prossimi anni, si prevede un aumento della spesa pensionistica, sanitaria e assistenziale.
Pubblico e privato
Nonostante ciò, l’Italia è ancora molto carente per quanto riguarda l’assistenza alle persone, sia in strutture pubbliche sia al loro domicilio. E il mercato privato in quest’ambito – fondi immobiliari specializzati nelle Rsa, fondi di private equity e compagnie di assicurazione, strutture residenziali – ha enormi margini di sviluppo e si caratterizza come una delle attività più importanti della Silver Economy.
Mancano inoltre del tutto politiche di invecchiamento attivo o di ‘age management’ che vadano a migliorare il benessere psico-fisico dei lavoratori senior e a promuoverne un impiego strategico e produttivo, ad esempio attraverso la formazione continua, altro settore interessante per la Silver Economy.
Il mercato del lavoro italiano infatti, anche a causa delle continue agevolazioni come quota 100, ha un tasso di occupazione nella fascia di età 55-64 anni pari al 54,9% a fronte di una media Ue 27 del 62,6%, posizionandosi agli ultimi posti della classifica europea.
Eppure, il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, parla a proposito dei Silver di ‘fragilità e petrolio’. Se la fragilità caratterizza la fase finale della vita, sottolinea, prima di arrivarci la grande massa degli over 65 rappresenta una ricchezza per il Paese.
Che la si veda come una sfida o come un’opportunità, sicuramente si tratta di un fenomeno che andrà sempre più gestito con politiche e interventi, anche privati, sempre più strutturali e mirati.
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