Crescono gli espatriati e sono i giovani o gli over 65 italiani. Ecco perché
- 06/11/2024
- Giovani Popolazione
L’Unione Europea ha una popolazione di 448,8 milioni di abitanti, con l’Italia al terzo posto per popolosità dopo Germania e Francia. Tuttavia, nel nostro Paese l’età media è più alta che in altri (48,4 anni) e c’è uno dei tassi di fertilità tra i più bassi (1,24) rispetto alla media europea.
In sintesi, l’Ue sta invecchiando e crescendo meno rispetto ad altre regioni del mondo, sia demograficamente che produttivamente. Lo evidenziava il Rapporto Draghi, secondo il quale agire come un “Sistema Paese” è necessario per superare il “congelamento demografico”. La natalità è in calo, mentre l’aspettativa di vita è aumentata a 83,1 anni. E a pesare su questi aspetti c’è il grande tema degli “Expat”: giovanissimi o over 50 preparati in cerca di opportunità all’estero.
Secondo il Rapporto Italiani in Movimento (Rim), a pesare su questi spostamenti (o per meglio dire “fughe”) all’estero, ci sono: stabilità occupazionale, qualità del lavoro, livelli retributivi e accesso all’abitazione perché “sono questi i fattori chiave per la transizione dei giovani all’indipendenza e alla vita adulta”.
Giovani e anziani in movimento: ecco perché
Il 10,3% della popolazione mondiale ha più di 65 anni. L’Italia in questa epoca della senilità gioca un ruolo da protagonista, in quanto la sua popolazione è una delle più longeve al mondo: si tratta del 24% del totale della popolazione destinato ad arrivare, nel 2050, al 34,5% del totale.
Che siano giovani tra i 18 e i 34 anni o italiane e italiani al di sopra dei 65 anni, oggi la voglia di estero pare condizionare entrambe le fasce di età. Il 45,5% del totale degli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) per solo espatrio nell’ultimo anno ha tra i 18 e i 34 anni, il 5,5% ne ha più di 65. In una generale crescita (+9,1%), gli over sessantacinquenni sono aumentati del 12,9%, con la variazione più consistente che interessa, più specificatamente, chi ha tra i 65 e i 74 anni (+14,0%).
Perché gli italiani emigrano?
Alla base delle motivazioni risultano esserci diversi fattori. Per gli over 65 si evince che le cause degli espatri siano:
- Migrazione di ritorno nel Paese dove avevano lavorato e cresciuto la famiglia.
- Nonni baby-sitter che seguono figli e nipoti in un progetto migratorio familiare.
- Anziani alla ricerca di nuove avventure.
- Anziani che scelgono l’estero per vivere meglio e pagare meno tasse.
Per i giovani, si possono riassumere in cinque gli indicatori maggiori di opportunità influenzano la scelta di emigrare:
- Clima.
- Regime di tassazione.
- Sistema sanitario.
- Costo della vita.
- Dinamismo culturale.
L’Italia fuori dell’Italia, tra fasce d’età e generazioni a confronto
Quanti sono gli italiani all’estero? Oggi la comunità dei cittadini e delle cittadine residenti all’estero è composta da oltre 6 milioni 134 mila unità: “da tempo – si legge nel Rim -, l’unica Italia a crescere continua ad essere soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere. Che l’impatto sia differente ed eterogeno è di facile deduzione, ma quanto potente sia la ripercussione dell’attuale emigrazione sui territori già provati da criticità, quali lo spopolamento e la depressione economica, è materia importante da attenzionare a tutti i livelli per introdurre politiche finalizzate al sostegno della riattrattività di cui diffusamente si discute oggi in molteplici contesti”.
La Regione dalla quale si espatria maggiormente si è confermata essere anche nel 2024 la Sicilia, con la comunità di iscritti Aire più numerosa (+826 mila), seguita dalla Lombardia (+641 mila) e dal Veneto (+563 mila). Il 45,8% degli iscritti all’Aire è di origine meridionale (oltre 2,8 milioni, di cui 956 mila isolani). Oltre 2,3 milioni sono, invece, del Settentrione (il 19,0% sia per il Nord-Est che per il Nord-Ovest con una leggera differenza in positivo per quest’ultimo di circa 23 mila iscritti). Oltre 966 mila sono, invece, gli iscritti del Centro Italia (15,7%).
Dove vanno gli italiani che espatriano?
Di questi 6,1 milioni di iscritti all’Aire, il 54,2% si trova, nel 2024, in Europa e il 40,6% in America A seguire: oltre 167 mila in Oceania (2,7%), più di 78 mila in Asia (1,3%) e 70 mila in Africa (1,1%).
La comunità italiana sparsa in Europa si svecchia sempre di più: oltre quella emigrata da più di 15 anni (48,5%) si sono via via affiancate, fino a superarle, quelle all’estero da meno di 15 anni (51,5%) e, in particolare, tra i 5 e i 15 anni (28,2%) e da meno di 5 anni (23,3%). E se guardiamo alle fasce d’età, vediamo che:
- il 23,2% di chi risiede all’estero ha tra i 35 e i 49 anni;
- il 21,7% appartiene alla fascia di età 18-34 anni;
- il 19,5% a quella 50-64 anni;
- il 14,6% è minorenne,
- gli anziani sono il 21%. Di questi: il 9,5% ha tra i 65 e i 74 anni, il 6,7% ha tra i 75 e gli 84 anni e il 4,8% ha più di 85 anni.
In crescita le partenze nell’ultimo anno
Da gennaio a dicembre 2023 si sono iscritti all’Aire, con motivazione “espatrio”, 89.462 italiani: il 54,8% dei quali maschi, il 66,9% celibi/nubili, il 26,9% coniugati/e a cui aggiungere lo 0,3% di unioni civili.
Dopo la parentesi dell’emergenza sanitaria, sono ripresi gli spostamenti, ma non si è ancora arrivati ai livelli del prepandemia, con oltre 130 mila partenze per espatrio in un anno, ma da gennaio a dicembre del 2023 rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno prima, si registra una variazione positiva del 9,1% che, in valore assoluto, è pari a 7.500 partenze.
Il 45,5% del totale di quest’ultimi, da gennaio a dicembre 2023, ha tra i 18 e i 34 anni e un 23,3% appartiene, invece, alla classe di età immediatamente successiva (35-49 anni). “La componente dei giovani e dei giovani adulti, quindi, nell’insieme (68,8%) è sicuramente interprete indiscussa dell’attuale esperienza migratoria italiana accompagnata dal 14,7% di minori (oltre 13 mila) e dal 5,5% di over 65 anni (5 mila circa). Il restante 11,1% ha tra i 50 e i 64 anni”, si legge nel report.
L’Europa ha accolto il 71,4% di chi si è spostato all’estero da gennaio a dicembre 2023 (quasi 64 mila connazionali). Gli italiani sono partiti da tutte le province di Italia e sono andati in 187 paesi del mondo, che rappresentano tutti i continenti.
La (silenziosa) migrazione interna
Ma non solo espatri. A gravare sul sistema italiano c’è il più silenzioso fenomeno delle migrazioni interne. Il Nord-Est, in questo senso, continua a essere l’area del Paese più attrattiva, con un tasso migratorio medio annuo per il periodo 2022-2023 pari al +2,4 per mille. Positivo, ma di livello inferiore, il tasso migratorio del Centro (+0,6 per mille), mentre riportano segno negativo i tassi migratori di Sud e Isole (rispettivamente, -3,5 e -2,7 per mille nel biennio 2022-2023).
Tre spostamenti su 10 riguardano un cambio di Regione. Tra questi ultimi, oltre un terzo coinvolge i movimenti che dal Mezzogiorno si dirigono verso il Centro-Nord. I giovani, in questo contesto, rappresentano la quota prevalente degli spostamenti perché sono i principali attori del mercato del lavoro.
“Nel decennio 2013-2022, la perdita complessiva di giovani laureati nella classe di età 25-34 anni a favore dell’estero ammonta nel Nord a circa 43 mila unità, nel Centro è di circa 14 mila unità, mentre nel Mezzogiorno è uguale a circa 30 mila unità – continua il report -. Tuttavia, le perdite di popolazione dovute allo scambio con l’estero possono essere compensate dai trasferimenti di residenza tra le ripartizioni del Paese. Il movimento di giovani che si spostano dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord riesce, talvolta, a invertire il saldo negativo complessivo di queste ripartizioni trasformandolo in guadagno di popolazione. È quello che accade infatti nel Nord e nel Centro che, durante il decennio considerato, attraggono, rispettivamente, oltre 125 mila e oltre 13 mila giovani risorse umane provenienti dal Mezzogiorno. Ne deriva che il beneficio complessivo per le regioni settentrionali è pari, al netto delle uscite, a circa 82 mila unità, mentre il Centro recupera parzialmente e limita la perdita a circa 900 unità. Le uscite dal Mezzogiorno verso l’estero e verso le altre regioni d’Italia, invece, determinano una perdita complessiva di poco più di 168 mila giovani residenti laureati”.
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