Italia, disuguaglianze tra Nord e Sud: “Uno su quattro in Campania non arriva a fine mese”
- 05/11/2024
- Popolazione
Le disuguaglianze regionali in Italia sono una sfida aperta. L’Unione europea, su questo tema che riguarda un po’ tutti gli Stati membri, si pone l’obiettivo di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle sue regioni, così da promuoverne uno sviluppo armonioso e rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale. Tale obiettivo è perseguito attraverso la politica di coesione, che è la principale politica di investimento dell’Ue con la finalità di modifica strutturale dei contesti economici dei territori.
L’analisi Istat sugli indicatori di Benessere e disuguaglianze dei cittadini italiani ha fotografato un quadro allarmante. Ciò che emerge con maggior chiarezza è lo svantaggio del Mezzogiorno negli indicatori salute, istruzione e formazione, paesaggio e patrimonio culturale e, in particolar modo, nei domini lavoro e conciliazione dei tempi di vita e relazioni sociali.
Mezzogiorno vs Nord
Entrando nello specifico, regioni come Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia hanno tutti o quasi tutti gli indicatori con un valore inferiore alla media nazionale, mentre in Piemonte e Lombardia sono tutti sopra la media; per le relazioni sociali in Campania, Puglia e Sicilia si riscontrano sempre valori più bassi del dato medio, mentre nelle due province autonome di Bolzano e Trento, in Veneto e Emilia-Romagna i valori sono tutti più alti del valore Italia.
Per quanto riguarda “politica e istituzioni”, “sicurezza”, “benessere soggettivo”, “ambiente”, “innovazione”, “ricerca e creatività” invece il quadro è geograficamente meno polarizzato. Per “sicurezza” la maggior parte degli indicatori delle regioni del Mezzogiorno (a esclusione di Campania e Puglia) ha valori migliori rispetto alla media nazionale, invece Emilia-Romagna, ma soprattutto Lombardia e Lazio, presentano dati molto più negativi.
Per quanto riguarda il “benessere soggettivo”, non emerge uno schema territoriale definito, con la Lombardia e la Calabria che hanno tutti gli indicatori su livelli migliori rispetto alla media nazionale, mentre Umbria, Marche, Puglia e Sicilia non ne hanno nessuno. In relazione al dominio “innovazione ricerca e creatività”, per tutte le regioni del Mezzogiorno la maggior parte degli indicatori registra valori inferiori alla media nazionale, ma in questo caso lo stesso accade anche per Piemonte, Liguria, Umbria e Marche, mentre per Lombardia e Lazio cinque indicatori su sei sono sopra la media.
Valle d’Aosta, Molise, Sardegna emergono ognuna per un particolare aspetto ambientale, rispettivamente la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la disponibilità di verde urbano e la qualità dell’aria.
Il Lazio si distingue positivamente per la densità e rilevanza del patrimonio museale e per la percentuale di occupati con istruzione universitaria in professioni scientifico-tecnologiche.
La Lombardia emerge per i posti-chilometri offerti dal trasporto pubblico nei comuni capoluogo di provincia (11.244 nel 2022, rispetto al dato italiano di 4.696).
Bolzano e Trento
Per la provincia autonoma di Bolzano vede la diffusione delle aziende agrituristiche pari, nel 2022, a 46,1 per 100 chilometri quadrati, un valore cinque volte superiore al dato nazionale, e oltre 20 punti più alto della Toscana, che segue nella graduatoria (24,5 per 100 chilometri quadrati). Anche per quanto riguarda la soddisfazione per la propria vita, Bolzano si distingue rispetto al resto d’Italia, con quasi due persone su tre che valutano tra 8 e 10 la loro soddisfazione per la vita nel complesso, in confronto a una media Italia pari al 46,6%.
A sua volta la provincia autonoma di Trento spicca, in particolare per la disponibilità di verde urbano, le attività di volontariato, la fiducia generalizzata e la fruizione delle biblioteche; ad esempio, quasi un terzo degli abitanti della provincia autonoma di Trento, nel 2023, si è recato in biblioteca almeno una volta, mentre nelle altre regioni questa percentuale spesso non raggiunge neanche il 15%, e in Molise e Campania è intorno al 5%.
Le criticità del Sud
Tra le situazioni più critiche, si possono citare quattro indicatori per la Calabria: irregolarità nella distribuzione dell’acqua, disuguaglianza del reddito netto, utenti regolari di internet e soprattutto la grave deprivazione materiale e sociale.
Il Molise registra una notevole pressione ambientale a causa dell’alto afflusso di rifiuti urbani nelle sue discariche, con un valore (77,1% sul totale dei rifiuti prodotti in regione) che supera di quattro volte la media Italia. In Molise, e in Basilicata, è elevato anche il valore dell’emigrazione ospedaliera in altra regione: rispettivamente il 30,4% e il 28,4% dei residenti si recano in un’altra regione per ricoverarsi, contro una media Italia dell’8,3%; se però in Molise si osservano anche consistenti flussi in entrata, che indicano una mobilità geografica determinata soprattutto dalle piccole dimensioni del territorio, lo stesso non può dirsi per la Basilicata.
La Basilicata si distingue anche per una maggiore percezione di insicurezza del lavoro: la percentuale di occupati che ritengono probabile perdere il lavoro e non ritrovarlo è dell’8,8%, più del doppio del dato nazionale.
Due aspetti, in Campania, sono particolarmente problematici: nel 2022 quasi un quarto dei residenti ha dichiarato di arrivare a fine mese con grande difficoltà (rispetto ad una media nazionale del 6,9%) e l’8,8% di famiglie ha dichiarato molta difficoltà a raggiungere 3 o più servizi essenziali (contro il 4,9% a livello Italia).
E, per concludere, l’impatto degli incendi boschivi in Sicilia (con il 9,8 per mille del territorio regionale colpito nel 2022, rispetto a una media nazionale del 2,4 per mille), la rinuncia alle prestazioni sanitarie in Sardegna (che ha interessato nel 2023 il 13,7% della popolazione rispetto al 7,6% della media Italia), la grave deprivazione abitativa in Piemonte (la percentuale di persone che vivono in abitazioni sovraffollate o in alloggi privi di alcuni servizi e con problemi strutturali era pari al 10,8% nel 2022, un tasso più che doppio rispetto all’Italia), i borseggi nel Lazio (che, nel 2023, hanno registrato 13,6 vittime ogni 1.000 persone, rispetto a una media nazionale di 5,1) e il tasso di infortuni sul lavoro in Umbria (16,7 ogni 10.000 occupati nel 2022, contro il 10 a livello Italia) denotano ancora un quadro critico.
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