Mancheranno i lavoratori, servono gli immigrati: l’analisi demografica di Panetta
- 03/06/2024
- Mondo Popolazione
Il calo demografico continua ad essere una sfida per i cittadini di molti Paesi. L’Italia è tra i primi che vedrà un calo di persone in età lavorativa nei prossimi vent’anni e un vuoto da colmare. Un flusso di immigrati regolari superiore a quello previsto dall’Istat potrebbe sostenere l’occupazione. Tuttavia, sarà necessario gestire questo flusso in coordinamento con gli altri paesi europei, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali. A sostenerlo è stato il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nelle considerazioni finali alla “Relazione annuale 2023”.
La diminuzione della forza lavoro, infatti, è stimata dall’Istat entro il 2024 con 5,4 milioni di persone che andranno in pensione. L’afflusso netto di 170 mila stranieri dall’estero non sarà sufficiente e “questo potrebbe portare a una riduzione del Pil del 13% e del 9% pro capite”.
“Nonostante la crescita dell’ultimo decennio, la partecipazione al mercato del lavoro in Italia è inferiore dell’8% rispetto alla media dell’area dell’euro. Il divario è particolarmente ampio per i giovani tra i 20 e i 34 anni e per le donne – scrive il Governatore -. Tra il 2008 e il 2022, 525.000 giovani italiani hanno cercato migliori opportunità di lavoro all’estero, con solo un terzo di loro che è tornato in Italia. Questo esodo ha indebolito il capitale umano del paese”.
E tra le sfide ci saranno: occupazione femminile, nuove misure per organizzare al meglio i sistemi di detrazione e il necessario aumento della produttività. Vediamo insieme cosa ha detto il governatore Panetta.
Occupazione giovanile e femminile al bivio
“L’occupazione giovanile – ha scritto nelle considerazioni finali il Governatore Panetta – ha risentito della bassa crescita. Molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero: 525.000 giovani italiani sono emigrati tra il 2008 e il 2022; solo un terzo di essi è tornato in Italia. Hanno lasciato il Paese soprattutto i laureati, attratti da opportunità retributive e di carriera decisamente più favorevoli. L’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese, tradizionalmente afflitto da bassi livelli di istruzione. Il tasso di occupazione femminile è ancora al 52,5 per cento. In Italia è difficile conciliare impegno lavorativo e carichi familiari. L’abbandono del mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio è tra le principali motivazioni della bassa partecipazione ed è positivo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dedichi risorse rilevanti ai servizi per l’infanzia”.
Ad accrescere l’occupazione potrebbero contribuire misure volte a promuovere una diversa organizzazione del lavoro “tra quello in presenza e quello a distanza”, propone il governatore, così come “una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro del secondo percettore di reddito in una famiglia” e, infine, “l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro”.
Il ruolo dell’immigrazione
L’immigrazione regolare, secondo l’Istat, ha contribuito lievemente al sostegno del calo demografico registrato nel nostro Paese. La denatalità, però, è un fenomeno che ha coinvolto anche quelle famiglie con doppia cittadinanza o stranieri di prima e seconda generazione. Sul ruolo dell’immigrazione nel prossimo futuro lavorativo italiano, Fabio Panetta però è convinto che “decisi aumenti dei tassi di occupazione – fino ai livelli medi dell’area dell’euro – potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati. È inoltre possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat”.
Secondo il governatore della Banca d’Italia, ciò che sarà necessario è gestire al meglio questo flusso “in coordinamento con gli altri paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro. Ma è chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto”.
“Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati”, ha concluso il Governatore.
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