Queen bee effect o glass ceiling? Le parole che raccontano le sfide delle donne sul lavoro
- 06/03/2025
- Popolazione
Ci sono ostacoli che non si vedono, ma si sentono. Barriere silenziose che bloccano l’avanzamento delle donne nel mondo del lavoro, limitando opportunità, ambizioni e riconoscimenti. A renderle evidenti ci pensa il linguaggio, attraverso parole ed espressioni che raccontano discriminazioni, stereotipi e dinamiche sottovalutate ma ancora presenti nei contesti professionali. Dare un nome a questi fenomeni serve innanzitutto a prendere consapevolezza della loro esistenza e magari arrivare a smantellarli.
Quando le parole rivelano il divario di genere
Secondo Chiara Chidini, Learner Success Manager di Babbel for Business, piattaforma di Babbel che offre corsi di lingua per le aziende, c’è una parola ricorrente che identifica le dinamiche della disparità di genere: cristallo, termine che richiama ostacoli trasparenti e difficili da rompere ma che spesso vengono considerati fragili o inesistenti. Ma va detto che c’è una vera abbondanza di espressioni che descrivono le complessità che le donne incontrano nel mondo del lavoro. Ecco una carrellata.
Barriere e ostacoli alla carriera
• Soffitto di cristallo: indica la difficoltà delle donne a raggiungere posizioni di vertice nelle aziende. Si tratta di una barriera invisibile, ma concreta, che limita l’accesso ai ruoli decisionali. In inglese, il termine “glass ceiling” è diventato così rilevante da dare origine al “Glass Ceiling Index” (GCI), un indicatore che ogni anno misura la presenza femminile nelle posizioni apicali.
• Scogliera di cristallo: fenomeno che si verifica quando una donna viene più facilmente scelta per guidare un’azienda o un progetto in un momento di crisi, quando le condizioni sono già compromesse e le probabilità di insuccesso alte. In questi casi, il rischio è che la persona venga ritenuta responsabile del fallimento, nonostante le difficoltà preesistenti.
• Chambre de verre: termine francese che si traduce come “stanza di cristallo” e che descrive la tendenza a confinare le donne in ruoli specifici, spesso marginali rispetto alle aree strategiche delle aziende, separandole da posizioni decisionali e di leadership.
• Sticky floor: il “pavimento appiccicoso” rappresenta l’impossibilità per molte donne di avanzare nella propria carriera, bloccate in posizioni di basso livello senza reali opportunità di crescita. Proprio come camminare su un pavimento “appiccicoso” rende difficile il movimento, per queste persone può risultare complicato uscire da una posizione “entry-level” ed ottenere promozioni.
• Broken rung (gradino rotto): indica il primo ostacolo che le donne incontrano nella crescita professionale, ovvero la difficoltà ad ottenere la prima promozione rispetto ai colleghi uomini.
• Gender pay gap: il divario retributivo di genere, ossia la differenza di salario tra uomini e donne a parità di ruolo e competenze.
• Lean-in gap: evidenzia il fatto che, per ottenere una promozione o un ruolo di leadership, le donne devono essere molto più intraprendenti rispetto agli uomini.
• Boys’ club (circolo dei ragazzi): indica ambienti di lavoro dominati da uomini, dove le decisioni vengono prese in spazi informali ai quali le donne hanno poco accesso (cene di networking, partite di golf, ecc.).
Pregiudizi e stereotipi
• Motherhood penalty: letteralmente “penalità della maternità”, indica lo svantaggio professionale che colpisce le madri e che alimenta il divario retributivo di genere. Spesso si traduce in salari più bassi, minori possibilità di promozione e una generale svalutazione del contributo portato sul lavoro.
• Mutterkreuz: di origine tedesca, il termine “Croce della Madre” richiama l’onorificenza istituita negli anni ‘30 nella Germania nazista per le donne con almeno quattro figli, con l’obiettivo di incentivare la crescita demografica “ariana” e rafforzare il ruolo tradizionale della donna come focolare della famiglia. Oggi è usato in senso critico per evidenziare le pressioni sociali che spingono le donne a privilegiare la maternità rispetto alla carriera, riducendo le loro ambizioni professionali.
• Mansplaining: il comportamento di alcuni uomini che spiegano le cose alle donne in modo condiscendente e paternalistico, spesso ignorando le loro competenze. Il termine, inglese, ha trovato traduzioni in altre lingue, come il francese “pénisplication” e lo spagnolo “machoexplicación”, a dimostrazione della sua rilevanza globale.
• Benevolent sexism (sessismo benevolo): pregiudizi di genere mascherati da complimenti, come “sei troppo dolce per fare il capo”.
• Double bind (doppio vincolo): il paradosso per cui le donne leader vengono percepite come troppo dure se si mostrano autoritarie e troppo deboli se sono empatiche.
Ruoli e dinamiche di potere
• Pink-collar jobs (lavori “colletto rosa”): professioni tradizionalmente associate alle donne, come insegnanti, infermiere e assistenti, spesso meno retribuite.
• Token woman (donna simbolica): una donna inserita in un team o in un consiglio di amministrazione solo per dare un’apparenza di inclusività, senza un reale cambiamento.
• Glass escalator (scala mobile di vetro): fenomeno per cui gli uomini che entrano in settori a prevalenza femminile tendono a essere promossi più velocemente delle colleghe.
• Queen Bee Effect: “effetto ape regina”, ovvero il comportamento di alcune donne in posizioni di potere che, invece di sostenere altre donne, adottano atteggiamenti competitivi o poco solidali. Questo fenomeno è spesso una risposta alle dinamiche di un sistema che concede a poche donne ruoli di leadership, portandole a difendere il proprio status a ogni costo.
Insomma, dai primi studi sul “soffitto di cristallo” alle più recenti definizioni come “pavimento appiccicoso” o “effetto ape regina”, il lessico della disparità di genere continua ad arricchirsi. Un segnale di consapevolezza, ma anche la prova che il fenomeno non è ancora superato. Ogni nuova espressione non è solo una descrizione della realtà, ma anche un indizio del punto in cui ci troviamo lungo il percorso. Il vero cambiamento si vedrà quando queste parole inizieranno a sbiadire, non perché dimenticate, ma perché ormai obsolete.