Giornata mondiale della salute mentale 2023: italiani tra i meno felici al mondo
- 10/10/2023
- Popolazione
La popolazione italiana è gravemente malata e non solo in termini demografici. In occasione della giornata mondiale della salute mentale 2023, evidenziamo i dati di un’indagine condotta da Ipsos e promossa dal gruppo Axa, dove risulta che l’Italia, insieme al Giappone, ha la più bassa percentuale di persone che avvertono uno stato di pieno benessere mentale.
Le risposte allo studio, fornite da 30.600 persone tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi, hanno evidenziato che i soggetti più a rischio sono le donne e i giovani. Le prime devono ancora fare i conti con la discriminazione di genere che opera, spesso latente, in più campi; mentre i più giovani accusano le conseguenze di una società sempre più individualista, spesso facendosi sopraffare dall’abuso del web e dei social. Il lockdown ha fatto precipitare ancora più rapidamente la salute mentale degli adolescenti, costretti a non avere contatti con l’esterno per diversi mesi.
Nella sua ricerca, Axa ha elaborato il Mind Health Index, un indice che vuole identificare potenziali situazioni critiche e fornire indicazioni sulle azioni che possono migliorare il benessere mentale. L’indice è anche uno strumento strategico a supporto di decisori politici, operatori sanitari, imprese e individui per affrontare il tema del benessere mentale con un approccio olistico. Spesso, infatti, si tende a ragionare sul singolo problema, sottovalutando altri aspetti che inficiano il benessere psichico degli individui.
Salute mentale degli italiani, cosa dicono i dati
La ricerca condotta dal Gruppo Axa ha individuato quattro profili in relazione alla salute e benessere mentale:
- coloro che combinano benessere sociale, emotivo e psicologico a un livello di soddisfazione massima (Flourishing);
- coloro che mostrano benessere in alcune aree, ma con una minore benessere percepito in generale (Getting by);
- coloro che non si sentono al pieno delle proprie capacità e manifestano assenza di benessere (Languishing);
- coloro che riportano totale assenza di aree di benessere, per i quali la fatica è associata a disagio emotivo e psicosociale (Struggling)
In Italia ha dichiarato di provare uno stato di pieno benessere (Flourishing) solo il 18% del campione, in calo rispetto al 20% registrato nell’indagine del 2022. Tra i Paesi analizzati, solo il Giappone ha registrato un dato così basso nel primo profilo soggettivo. Una statistica che sorprende, anche alla luce della distanza, geografica ma soprattutto socio-culturale, con il Paese nipponico.
A pesare sul benessere mentale è soprattutto lo stress, il disagio mentale più diffuso a livello globale, avvertito dal 56% degli italiani. Rispetto al 2022, la percentuale di italiani che dichiarano di aver accusato stress è cresciuta di ben 8 punti percentuali.
I risultati dell’analisi annoverano tra le cause che inficiano il benessere mentale anche l’impatto della guerra in Ucraina, avvertito dal 52% del campione, e del cambiamento climatico, avvertito dal 43% della popolazione, terza percentuale più alta in Europa.
La salute mentale dei giovani e delle donne
La situazione di instabilità climatica allerta particolarmente le nuove generazioni, schiacciate dal peso di un futuro sempre più incerto. Pandemia, guerra e i recenti disastri climatici hanno contribuito a gettare ancora più ombra sulle prospettive specie in un Paese come l’Italia, dove anche la pensione diventa un’incognita per la Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2010) e la Generazione Alpha o “Screenagers” (2011-oggi).
Tutte tematiche che si intrecciano con quella demografica visto che, come rileva l’indagine promossa da Merck ‘Salute emotiva della Generazione Zeta e dei Millenials: cosa muove i giovani europei?’, pubblicata a giugno 2023, il 76% dei giovani italiani tra queste due generazioni vorrebbe diventare genitore ma in una società profondamente diversa. Per il 38% dei giovani, inoltre, tecnologia e social media hanno un impatto negativo sul proprio benessere mentale, mentre solo 1 giovane su 12 riporta uno stato di benessere mentale pieno.
La seconda categoria più a rischio sotto il profilo della salute mentale è rappresentata dalle donne. Tra i fattori che pesano sul gender gap il più rilevante è la disparità di genere percepita nella vita quotidiana: oltre il 40% delle donne ha visto mettere in dubbio le proprie capacità per via di pregiudizi, mentre una su 3 ha ricevuto commenti indesiderati sul proprio genere. E non è tutto.
A queste situazioni pregiudizievoli va aggiunto lo squilibrio tra uomo e donna nei lavori domestici. Il recente miglioramento registrato sulla divisione delle mansioni domestiche è di tipo quantitativo, ma non qualitativo: gli uomini si occupano maggiormente della cura dei minori rispetto agli anni passati, ma le mansioni più complicate sono, ancora oggi, svolte principalmente dalle donne. Analogamente all’incertezza sul futuro per i giovani, il gender gap ha degli effetti sulla demografia, come spieghiamo nell’articolo “Tra la carriera e la famiglia sempre più donne scelgono il social freezing”.
Il benessere mentale sul lavoro
C’è poi l’aspetto della salute mentale percepita al lavoro, anch’esso oggetto di indagine da parte di Ipsos. Con questo concetto si intende la capacità di sentirsi concentrati, produttivi e focalizzati sugli obiettivi professionali. Solo il 15% del campione ha dichiarato di sentirsi in uno stato mentale altamente produttivo, una percentuale che dovrebbe stimolare delle riflessioni.
Diversi studi dimostrano, infatti, che una maggiore elasticità lavorativa o una riduzione delle ore di lavoro aiuterebbero la fecondità, ma le parti sociali non riescono a trovare un accordo. Lo studio del benessere mentale sul luogo di lavoro è una grande opportunità per analizzare le cause e proporre nuove soluzioni alla scarsa produttività registrata in Italia rispetto alle ore lavorate.
Il 75% del campione, inoltre, ha dichiarato che migliore è lo stato mentale, minore è l’intenzione di cambiare lavoro, mentre per quanto riguarda i modelli di lavoro, a livello globale, il lavoro ibrido è considerato il migliore in ottica di benessere mentale, anche se quasi 1 italiano su 4 preferisce il lavoro da casa (23%).
Giornata mondiale della salute mentale 2023: quanto se ne parla?
In controtendenza rispetto allo scorso anno, diminuisce lo stigma sull’argomento e cresce la propensione a prendersi cura della propria salute mentale. Oltre il 60% degli italiani si rivolge a medici e specialisti per la diagnosi delle malattie mentali, invertendo un trend che vedeva l’Italia come primo Paese europeo per numero di persone che avevano scelto la strada dell’autodiagnosi.
“Qualcosa sta cambiando sul tema della salute mentale, anche se l’indagine di quest’anno rileva ancora un quadro difficile per il nostro Paese. Diminuisce lo stigma e aumenta la consapevolezza sull’importanza di prendersi cura del proprio benessere mentale. È un segnale importante, che ci spinge ulteriormente, in logica di cooperazione con tutti gli attori dell’ecosistema, nel promuovere una cultura della prevenzione e della salute a 360°. In Axa Italia siamo fortemente convinti che il benessere sia uno dei valori più importanti su cui investire, sia a livello di offerta di servizi per le nostre persone e i clienti, che attraverso iniziative concrete per la società nel suo complesso” ha dichiarato Giacomo Gigantiello, Ceo del Gruppo assicurativo Axa Italia.
Un’altra indagine di Ipsos, condotta in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2023, esplora i cambiamenti nel modo in cui le persone percepiscono la propria salute mentale e i fattori che hanno un impatto sul loro benessere mentale.
Come mostra anche l’ultima rilevazione dell’Ipsos Global Health Service Monitor, la salute mentale è oggi la prima preoccupazione quando si chiede alle persone quali siano i problemi sanitari che il proprio Paese deve oggi affrontare. Nei 31 Paesi oggetto dell’indagine, l’attenzione per la salute mentale ha registrato un aumento di interesse di 17 punti percentuali rispetto al 2018.
Ecco alcuni dei principali risultati emersi:
- In 31 Paesi il 78% ritiene che la salute mentale sia importante quanto quella fisica, ma solo il 34% sostiene siano trattate equamente dai sistemi sanitari del proprio Paese;
- le persone sono più propense a pensare alla propria salute fisica (71%) rispetto al benessere mentale (58%);
- le persone in America Latina sono particolarmente propense a pensare alla propria salute mentale.
- un terzo (34%) afferma che lo stress ha avuto un impatto sulla propria vita più volte nell’ultimo anno e il 27% dichiara di essersi sentito depresso in diverse occasioni.
I dati dell’osservatorio certificano che gli italiani sono tra i più insoddisfatti per quanto riguarda l’accesso ai servizi per la salute mentale e il benessere mentale.
Evidentemente, anche la politica ha contribuito a cambiare la percezione del benessere mentale, in particolare con il Bonus psicologo. Tenere un percorso di psicoterapia nel Belpaese è sempre meno un tabù. Una fortuna, considerando che la depressione costa il 4% del Pil italiano e 10 anni di vita.
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