Giornata storica per Genova, la sindaca Salis ha riconosciuto 11 figli di coppie omogenitoriali
- 26 Giugno 2025
- Famiglia Popolazione
La neo sindaca di Genova Silvia Salis ha firmato ieri i primi undici atti di riconoscimento dei figli di coppie di madri, concepiti all’estero con procreazione medicalmente assistita (Pma).
Un gesto e una data, quella del 25 giugno, importanti per la città ligure, dove i diritti civili hanno spesso rappresentato motivo di contrasto.
Quanto successo ieri a Palazzo Tursi rappresenta l’applicazione concreta della storica sentenza della Corte costituzionale del 22 maggio 2025, che ha dichiarato incostituzionale il divieto per la “madre intenzionale” di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da Pma legittimamente praticata all’estero.
“Era una contraddizione ingiusta, come confermato dalla Corte costituzionale”, ha spiegato Salis, diventata sindaco di Genova il 26 maggio scorso, appena quattro giorni dopo la sentenza. “Oggi Genova diventa una delle prime grandi città italiane ad applicare la sentenza e a restituire a questi bambini e bambine un diritto fondamentale”, ha aggiunto l’esponente di centro-sinistra. Presenti alla cerimonia anche l’assessore ai Servizi demografici Emilio Robotti e l’avvocata Ilaria Gibelli di Rete Lenford.
Coppie omogenitoriali, cosa dice la legge in Italia
Il tema è molto dibattuto perché l’Italia non ha una legge specifica che regolamenti la registrazione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali. Questa lacuna ha generato una disomogeneità nell’applicazione delle regole, con decisioni spesso lasciate ai singoli Comuni o alla giurisprudenza. La legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita consente l’accesso solo alle coppie eterosessuali sposate o conviventi, spingendo molte coppie omosessuali a ricorrere alla fecondazione all’estero. Spesso la meta preferita è la vicina Svizzera, alfa e omega delle nostre lacune: gli italiani vi si recano sia per far nascere una nuova vita, sia per porre fine alla propria quando le sofferenze sono insopportabili e la situazione è irreversibile.
L’articolo 8 della legge 40 stabilisce che i nati a seguito di Pma hanno lo stato di “figli nati nel matrimonio” o di “figli riconosciuti” della coppia che ha avviato il percorso, ma nella formulazione originaria escludeva di fatto la madre intenzionale nei casi di coppie omogenitoriali. Fino alla recente sentenza costituzionale, l’unica strada per il riconoscimento era l’adozione in casi particolari, un processo lungo e costoso che lasciava i bambini in un limbo giuridico e meno tutelati rispetto ai loro coetanei.
La svolta della Corte costituzionale
La sentenza numero 68 del 22 maggio 2025 ha rappresentato una pietra miliare per le famiglie arcobaleno. La Corte ha dichiarato che l’impedimento per la “madre intenzionale” viola gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione: danneggia l’identità personale del minore, nega un riconoscimento giuridico stabile sin dalla nascita e contrasta con il principio di uguaglianza. I giudici costituzionali hanno fondato la decisione su due principi cardine: la responsabilità derivante dall’impegno comune che una coppia si assume quando decide di ricorrere alla Pma e la centralità dell’interesse del minore. Come sottolineato nella sentenza, infatti, il mancato riconoscimento fin dalla nascita “compromette il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori”.
La Corte ha precisato che la genitorialità non si basa esclusivamente sul sangue, ma sulla responsabilità. Se un uomo dà il consenso alla fecondazione eterologa, diventa padre del bambino anche senza legami genetici. Lo stesso principio, hanno stabilito i giudici, deve valere per le coppie lesbiche che ricorrono all’inseminazione eterologa all’estero.
I precedenti giurisprudenziali
Il percorso verso il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali è stato costellato di battaglie legali. Nel 2016 la Corte di Cassazione aveva stabilito che non esistono dati scientifici che dimostrino pregiudizi per un minore nel vivere in una famiglia omogenitoriale. La giurisprudenza ha riconosciuto in alcuni casi la possibilità di adottare il figlio biologico del partner attraverso la “stepchild adoption”.
Il 19 dicembre 2022 la Cassazione ha affermato che il provvedimento straniero di adozione di un minore da parte di una coppia omosessuale non è contrario ai principi di ordine pubblico internazionale e può essere trascritto nel registro di stato civile italiano.
Particolarmente significativo è stato il caso di Padova, dove, il 5 marzo 2024, il Tribunale ha dichiarato inammissibili 37 ricorsi della Procura che chiedeva di cancellare il doppio cognome registrato all’anagrafe per decine di bambini. Dal 2017 ad oggi sono stati 41 gli atti di nascita di bambini di coppie omogenitoriali registrati dal Comune di Padova.
Il dibattito politico
La questione delle famiglie omogenitoriali ha diviso profondamente il panorama politico italiano. Il governo Meloni ha adottato una linea restrittiva: nel 2023 una circolare del ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi ha vietato le registrazioni di figli nati da coppie omogenitoriali, portando al disconoscimento della seconda mamma di molti bambini.
La Corte d’Appello di Roma aveva già nel febbraio 2024 dichiarato illegittimo il decreto del ministero dell’Interno del 2019, allora presieduto da Matteo Salvini, che imponeva la dicitura “padre” e “madre” sulla carta d’identità dei minori invece di “genitore 1” e “genitore 2”, formula che consente di riconoscere la genitorialità anche alle coppie omogenitoriali.
Sul fronte opposto, il centrosinistra ha fatto dei diritti civili una battaglia identitaria. Il Partito democratico, insieme a Più Europa, Sinistra Italiana, Movimento 5 stelle e Unione popolare, sostiene l’introduzione del matrimonio egualitario e la tutela legale dell’omogenitorialità. Due anni fa il sindaco di Milano Beppe Sala ha denunciato le lacune legislative e chiesto una legge sui matrimoni dello stesso sesso, incassando il no del governo Meloni.
“La famiglia è quella composta da una mamma e un papà”, scrive la Lega nel proprio programma elettorale, mentre Fratelli d’Italia ribadisce la posizione a favore del “divieto di adozioni omogenitoriali”. Ospite di Corriere TV, nel 2022, l’allora candidata premier Giorgia Meloni mise nero su bianco la posizione di Fdi: “ai bambini bisogna garantire il massimo e il massimo è avere un padre e una madre”.
Il referendum sul matrimonio egualitario: una strada in salita
Il dibattito si è riacceso con il referendum per il matrimonio egualitario promosso dal comitato “Uguali!”, che ha raccolto oltre 250.000 firme in pochi giorni. Il quesito mira a cancellare sei commi dell’articolo 1 della legge Cirinnà che tracciano il confine tra unione civile e matrimonio.
Tuttavia, il referendum presenta limiti tecnici significativi. Non introdurrebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma renderebbe le unioni civili identiche nei contenuti al matrimonio. Monica Cirinnà, madre della legge 76/2016, ha espresso perplessità: “Usare il referendum su questioni di diritti è molto rischioso. La legge 76/2016 allo stato attuale è ancora il meglio possibile e va difesa”, ha dichiarato l’ex senatrice del Pd.
Genova, una nuova stagione con Salis?
L’azione della sindaca Salis segna una netta discontinuità con il passato. Durante le precedenti amministrazioni di centrodestra, questi riconoscimenti erano stati sistematicamente negati, costringendo molte famiglie a ricorrere ai tribunali. La sindaca ha annunciato la creazione di un nuovo Ufficio per i Diritti Lgbtqia+ e la chiusura del registro della “famiglia tradizionale” voluto dal precedente sindaco Marco Bucci.
Proprio a Genova, nel 2018, le avvocate Ilaria Gibelli ed Elena Fiorini avevano ottenuto dal tribunale l’iscrizione sul certificato di nascita di una bimba del nome della mamma e della compagna, ma il Comune aveva presentato ricorso.
La sentenza n.68/2025 della Corte costituzionale ha negato i disconoscimenti chiesti dal governo Meloni, ma resta il nodo della Pma, ancora preclusa alle coppie omosessuali, e la necessità di un intervento legislativo più ampio per garantire piena equiparazione dei diritti.