Funghi allucinogeni per curare la depressione: al via la sperimentazione in Italia
- 11 Luglio 2025
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L’ospedale di Chieti utilizzerà funghi allucinogeni per curare la depressione: la sperimentazione clinica è stata autorizzata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e si basa sulla psilocibina, principio attivo contenuto in alcuni funghi allucinogeni, noto per il suo potenziale effetto antidepressivo.
Lo studio sarà condotto nella Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti con il supporto dell’Università “G. d’Annunzio” e in collaborazione con la Asl Roma 5 e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia.
Se i test daranno esiti positivi, il trattamento potrebbe rappresentare una svolta per la cura di una patologia che in Italia colpisce circa 3,5 milioni di persone (soprattutto tra i giovani).
Nonostante la crescente diffusione di questa malattia e l’allarme dell’Oms, secondo cui la depressione sarà la principale causa di disabilità nel mondo e, entro il 2030, diventerà la patologia mentale più diffusa, tre italiani su quattro sono ancora convinti che la depressione non sia una malattia, ma uno “stato temporaneo” e che “capiti a tutti di sentirsi depressi di tanto in tanto”, come emerge da un’indagine Swg e come denunciato anche da Vittorio Sgarbi.
Cosa è la psilocibina
La psilocibina è una triptammina (un composto organico naturale) allucinogena presente in alcuni funghi allucinogeni del genere Psilocybe e Stropharia. Una volta assunta, questa sostanza viene trasformata nell’organismo in psilocina, una sostanza che agisce sui recettori della serotonina.
Gli effetti della psilocibina
Oltre ai sistemi della serotonina, la psilocina (‘derivato’ della psilocibina) influenza anche la neurotrasmissione della dopamina e del glutammato, soprattutto nelle aree del cervello deputate alla regolazione dell’umore, giustificando le alterazioni di pensiero e delle risposte emotive fino agli effetti allucinogeni.
Alcuni studi, tra cui un lavoro pubblicato su Nature Reviews Neuroscience, evidenziano una correlazione tra l’attivazione di questi recettori e la modulazione dei circuiti neurali che agiscono sull’autoconsapevolezza, l’elaborazione emotiva e l’introspezione. Inoltre, le ricerche dimostrano che gli effetti non dipendono solo dalla dose assunta, ma anche da fattori più specifici come il contesto in cui vive il soggetto.
“Per la prima volta potremo valutare l’efficacia della psilocibina in un contesto rigorosamente controllato e supervisionato. Studieremo anche varianti non psichedeliche della sostanza, che potrebbero mantenere il potenziale terapeutico eliminando gli effetti allucinogeni”, spiega Francesca Zoratto, ricercatrice Iss e Principal Investigator del progetto.
Come funziona la sperimentazione
La sperimentazione di Chieti, finanziata con fondi del Pnrr e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, sarà supervisionata dalla dottoressa Francesca Zoratto, durerà due anni e coinvolgerà sessantotto pazienti. I risultati verranno misurati attraverso avanzate tecniche di neuroimaging e neurofisiologia in grado di rilevare gli effetti della psilocibina sulla depressione. L’obiettivo è identificare biomarcatori cerebrali e porre le basi per nuove strategie di psichiatria di precisione che consente di avere trattamenti mirati e personalizzati. Oggi, infatti, solo un terzo dei pazienti italiani con sintomi depressivi riceve un trattamento adeguato.
“Siamo davanti a un cambio di paradigma, sia scientifico che culturale. Questa sperimentazione rappresenta un’opportunità preziosa per la ricerca italiana e per migliorare le cure nel campo della salute mentale. Le conoscenze che otterremo ci aiuteranno a rendere l’impiego clinico di nuove molecole più sicuro, efficace e accessibile”, spiega Giovanni Martinotti, direttore della Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti.
I risultati delle ricerche precedenti
L’autorizzazione dell’Aifa è arrivata anche alla luce dei confortanti risultati ottenuti all’estero: studi clinici condotti negli Usa, nel Regno Unito, in Svizzera e in Australia, hanno dimostrato che uno o due trattamenti con la psilocibina possono produrre un miglioramento dei sintomi depressivi rapido e significativo, che può durare fino a sei mesi nei pazienti con depressione resistente ai trattamenti tradizionali. Dal primo luglio 2023, l’Australia è diventato il primo Paese al mondo ad aver riconosciuto ufficialmente l’Mdma e la psilocibina come dei farmaci rispettivamente per le terapie contro il disturbo da stress post-traumatico e contro la depressione resistente ad altre cure.