Fauja Singh morto a 114 anni: il maratoneta più longevo travolto da auto pirata
- 16 Luglio 2025
- Popolazione Welfare
Fauja Singh, il maratoneta più longevo del mondo, è morto a 114 anni. Non per l’età, né per un malore avuto mentre correva, ma per un’auto pirata che lo ha investito mentre passeggiava nel distretto di Jalandhar, in India.
L’incidente, avvenuto ieri (15 luglio 2025) nel suo villaggio natale di Beas Pind, nel Punjab, segna la fine di una leggenda che ha ridefinito i confini dell’invecchiamento attivo.
Fauja Singh e la seconda vita iniziata a 89 anni
Fauja Singh, indiano con la doppia cittadinanza britannica, rappresenta un paradosso anagrafico affascinante: la sua “prima vita” durò quasi novant’anni, la seconda – quella che lo rese famoso – appena ventiquattro. Iniziò a correre nel 1999, a 89 anni, spinto dal dolore per la morte del figlio e dalla necessità di trovare un nuovo senso alla propria esistenza. Una scelta che sfida ogni teoria sulla senescenza e sui limiti biologici dell’essere umano.
Un tempo agricoltore, l’uomo ha completato nove maratone tra il 2000 e il 2013, anno del suo ritiro ufficiale. La sua prima maratona di Londra, nel 2000, fu completata in 6 ore e 54 minuti – un tempo che molti quarantenni farebbero fatica a raggiungere. Ma il culmine arrivò nel 2011, quando a Toronto divenne il primo centenario a completare una maratona ufficiale, chiudendo in 8 ore, 25 minuti e 16 secondi.
Il record non riconosciuto per un problema burocratico
Nonostante le sue imprese straordinarie, il Guinness World Records non ha mai riconosciuto ufficialmente i suoi record per l’assenza di un certificato di nascita del 1911. Un caso che evidenzia come la documentazione anagrafica, spesso inesistente nei Paesi coloniali dell’epoca, possa cancellare dalla storia ufficiale gesta che altrimenti sarebbero leggendarie.
Il passaporto britannico indicava come data di nascita il 1° aprile 1911, ma questo non bastò agli esperti del Guinness. Una burocrazia che ha privato Singh del riconoscimento ufficiale, senza però intaccare la sua fama mondiale.
Fauja Singh, l’icona che sfidò i limiti dell’età
Singh è stato molto più di un atleta: è diventato un simbolo di resistenza e di forza di volontà, capace di ispirare chiunque, soprattutto chi si giudica troppo anziano per fare qualcosa o per dare un altro senso alla propria vita.
Non a caso, nel 2004, Adidas lo scelse per la campagna “Impossible is Nothing” accanto a David Beckham e Muhammad Ali. Un’operazione di marketing che trasformò un centenario in turbante in un’icona globale della determinazione.
La sua partecipazione come tedoforo alle Olimpiadi di Londra 2012 rappresentò uno dei momenti più emozionanti della cerimonia. L’immagine del “Tornado col turbante” – così era soprannominato – che portava la fiamma olimpica divenne virale prima ancora che esistessero i social moderni.
I “segreti” per una vita lunga e in salute
In un’epoca in cui l’aspettativa di vita media mondiale si aggira intorno agli 80 anni, la sua esistenza rappresenta un caso studio eccezionale. La sua longevità non era solo biologica, ma funzionale: continuò a essere atleticamente attivo fino a 101 anni, quando corse la sua ultima gara ufficiale, una 10 km a Hong Kong.
Il segreto, secondo le sue stesse parole, era semplice: “Mangiare poco e rimanere felici”. Una filosofia che, unita al consumo regolare di “laddu” (dolci indiani) e latte cagliato, lo mantenne in forma per oltre un secolo.
“Ci sono vari elementi”, che incidono sull’aspettativa di vita ha spiegato all’Adnkronos Salute Nicola Ferrara, già presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg) e docente all’università Federico II di Napoli: “la genetica ha una valore che si stima arrivi al 35%, poi ci sono l’alimentazione, lo stile di vita e decisamente anche molta fortuna nel non ammalarsi o nel rispondere bene alle patologie”.
Il ruolo dell’attività fisica
Anche l’attività fisica contribuisce alla longevità: una ricerca pubblicata sullo Scandinavian Journal of Medicine & Science in Sports ha dimostrato livelli di flessibilità possono influire sulla durata della vita delle persone che hanno superato la cosiddetta “mezza età”. Tenendo conto di fattori come età, peso e salute generale, alcuni estremi più eventi hanno sottolineato differenze di genere: gli uomini poco flessibili hanno un rischio di morte pari a quasi il doppio rispetto ai più flessibili, mentre per le donne il rischio è quasi cinque volte maggiore.
Un altro studio, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, ha dimostrato che persino camminare ogni giorno, seppure a bassa intensità, può allungare la vita di oltre cinque anni e che l’attività fisica intensa può ridurre il rischio di morte prematura fino al 30%.
L’eredità di Fauja Singh
Gli agenti del posto stanno indagando sul pirata della strada che ha investito e ucciso Fauja Singh: “Sono in corso le ricerche e l’imputato verrà catturato presto”, ha dichiarato Harvinder Singh, alto ufficiale di polizia distrettuale. Il primo ministro indiano Narendra Modi lo ha definito “un atleta eccezionale con una determinazione incredibile”. L’associazione benefica Sikhs In The City di Londra, di cui era membro onorario, ha già annunciato eventi commemorativi, tra cui la “Fauja Singh Birthday Challenge” del 29 marzo 2026. Un modo per perpetuare l’eredità di un uomo che ha trasformato la longevità in una forma di resistenza poetica contro i limiti del tempo.
L’Italia può “sfruttare” l’invecchiamento della popolazione?
Nonostante la tragica morte, resterà quello che lui ha insegnato con la sua incredibile vita: l’invecchiamento non è una inevitabile fase di declino. Singh ha dimostrato che la terza età può essere il momento di maggiore realizzazione personale, un messaggio particolarmente rilevante soprattutto per quei Paesi, Italia e Giappone in primis, dove la popolazione diventa sempre più vecchia. Il messaggio è chiaro: gli anziani non sono solo o per forza un peso che grava sulla sanità pubblica e sul welfare, ma possono essere una fonte di ricchezza per tutta la società. Gli abitanti dell’isola di Okinawa lo hanno capito bene e, non a caso, nessuno vive più a lungo di loro.
Anche l’Italia sta cambiando rotta: nel Belpaese gli over 65 rappresentano circa il 25% della popolazione, ma l’80% di loro sta bene e richiede servizi adeguati ad una vita attiva. La sfida consiste nel non accorgersene troppo tardi, evitando che un italiano su quattro sia vissuto solo come un peso, piuttosto che una risorsa. È di questo avviso la Rettrice dell’Università degli studi di Firenze e Presidente di Age-It, Alessandra Petrucci, che ha presentato sei mosse fondamentali per un’Italia age-friendly che sfrutti meglio le risorse a propria disposizione.
“Nonostante la peculiarità demografica e malgrado i traguardi raggiunti negli studi sulla longevità, l’Italia difetta di un centro scientifico di eccellenza sulla ricerca e la raccolta dati, sulla prevenzione e l’invecchiamento attivo, sull’analisi di soluzioni e il disegno di politiche d’intervento”, ha denunciato la professoressa il 17 aprile scorso durante l’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
“Francia, Gran Bretagna, Germania, Portogallo, Paesi Bassi, la maggior parte dei Paesi europei ha un’istituzione dedicata. Una nazione giovane come il Canada ne ha fondato uno più di 20 anni fa e quello statunitense, punto di riferimento per tutti, celebra mezzo secolo di attività”, ha sottolineato Petrucci.
Anche l’Inps chiede ai decisori politici di cambiare approccio verso gli anziani (ma anche nei confronti dei giovani e delle donne) lanciando un messaggio chiaro: l’economia italiana ha un potenziale inespresso che resterà tale finché alcune categorie non verranno coinvolte correttamente nella società e nel mondo del lavoro.
Il Belpaese è in ritardo nell’implementazione di queste politiche, ma Fauja Singh, che si è reinventato una vita all’alba dei 90 anni, dimostra che non è mai troppo tardi. L’importante è iniziare a correre.