Viaggi e farmaci, cosa mettere in valigia (senza esagerare)
- 13 Giugno 2025
- Popolazione
Ogni estate si ripresenta puntuale lo stesso dilemma: cosa mettere in valigia. Costumi, scarpe comode, documenti, caricatori. E poi, per nove italiani su dieci, almeno un medicinale da banco. È quanto emerge da un’indagine di Assosalute-Human Highway, che fotografa un’abitudine consolidata in Italia: portarsi dietro un piccolo arsenale per gestire i disturbi più comuni, dai più banali ai più fastidiosi. Non si tratta di allarmismo, ma di pragmatismo. Viaggiare – in auto, treno, aereo o nave – può significare esporsi a condizioni nuove, sbalzi climatici, alimentazione diversa, ritmi alterati. I disagi fisici, anche se minori, sono frequenti.
Le categorie di farmaci più presenti nei bagagli degli italiani lo confermano. In cima alla lista ci sono antidolorifici e antinfiammatori: li porta con sé il 65% degli intervistati. Servono per affrontare sintomi molto diffusi – mal di testa, dolori muscolari, dolori mestruali – e sono considerati “jolly” in molte situazioni. Seguono gli antipiretici (43%), usati per contrastare stati febbrili o sintomi influenzali leggeri. Poi ci sono i farmaci per i disturbi gastrointestinali (48%), più frequenti tra gli over 55. I numeri mostrano chiaramente come le donne siano più attente: il 26% ne porta almeno quattro, contro una media generale di 2,8.
Non è tanto una questione di precauzione “difensiva”, quanto di praticità. Sapere di poter gestire un malessere passeggero senza dover cercare una farmacia – magari di domenica o in una località isolata – riduce i disagi e permette di non compromettere una giornata di vacanza. Ma serve criterio: più che accumulare, è utile selezionare in base alle proprie necessità. Chi soffre abitualmente di gastrite o ha una certa sensibilità al mal d’auto, ad esempio, farà bene a tenere spazio per antiacidi o farmaci per la cinetosi. Meno utili, invece, i prodotti “per ogni evenienza”, che rischiano solo di occupare spazio.
Prevenire è meglio che cercare una farmacia
Il tempo libero all’aperto, specie d’estate, comporta una serie di piccoli rischi di natura dermatologica o infettiva che non vanno sottovalutati. Punture di insetti, reazioni allergiche locali, escoriazioni superficiali o lievi scottature solari sono evenienze comuni. Eppure, solo un terzo degli italiani dichiara di portare con sé antistaminici o prodotti antipruriginosi, e meno ancora (circa il 30%) disinfettanti o farmaci contro le scottature. Numeri bassi, considerando che sono situazioni molto più frequenti di quanto si pensi, anche in contesti urbani.
Chi viaggia con bambini, ad esempio, dovrebbe prestare particolare attenzione: pelle più sensibile e maggiore esposizione a graffi e abrasioni richiedono una dotazione minima di primo soccorso. Cerotti, garze sterili, una soluzione disinfettante (come acqua ossigenata o iodopovidone) e una crema emolliente post-ustione non dovrebbero mancare. Anche chi frequenta piscine, palestre o stabilimenti balneari può esporsi a infezioni micotiche: in questi casi, avere a disposizione un antimicotico topico può accelerare i tempi di recupero e ridurre complicazioni.
Il consiglio, però, è di mantenere un approccio essenziale. Non serve portarsi dietro l’intera farmacia domestica, ma identificare i problemi più probabili in base alla destinazione, al clima e alle proprie abitudini. In montagna o in campeggio, ad esempio, è più utile prevedere una protezione contro le punture o il contatto con piante urticanti. In località tropicali, l’igiene delle mani diventa prioritaria. La preparazione non sostituisce l’intervento medico: in presenza di sintomi intensi o prolungati, automedicarsi può essere un errore.
È utile ricordare che l’accesso ai farmaci varia molto da paese a paese: in alcune aree, prodotti comuni in Italia possono richiedere prescrizione medica, o non essere disponibili affatto. Una valutazione preventiva in base alla meta è più che ragionevole. In alcuni casi, un confronto con il proprio medico o farmacista prima della partenza può evitare imprevisti e chiarire eventuali controindicazioni.
Cosa sapere per non rendere inutili i farmaci
La questione più spesso sottovalutata riguarda come si conservano i farmaci durante il viaggio, soprattutto in estate. Le temperature elevate e l’umidità sono due variabili critiche che possono compromettere la stabilità dei principi attivi. Assosalute lo segnala con chiarezza: il caldo è un nemico silenzioso, e trascurare questo aspetto significa rischiare di assumere un prodotto inefficace o addirittura alterato. Per evitare problemi, servono regole semplici ma rigorose.
La prima è di non separare mai i medicinali dalla confezione originale e dal foglietto illustrativo: non solo per le istruzioni d’uso, ma anche perché la scatola fornisce una protezione parziale contro luce, urti e variazioni termiche. Il secondo punto riguarda il contenitore da viaggio: meglio optare per una piccola scatola rigida o, se si prevede di affrontare temperature elevate, un astuccio termico. Lasciare i farmaci in macchina, magari sotto il sole, è un errore grave: l’abitacolo può raggiungere facilmente i 50-60°C, temperatura sufficiente a degradare molti principi attivi.
Va evitata anche l’umidità, che può danneggiare capsule, compresse effervescenti e polveri. Le borse frigo con il ghiaccio, se non ben isolate, sono un falso amico. Meglio un contenitore asciutto, da tenere all’ombra e possibilmente in ambienti ventilati. Chi viaggia in aereo dovrebbe tenere il kit nel bagaglio a mano: nella stiva, le condizioni non sono sotto controllo, e sbalzi termici o pressioni estreme possono alterare le confezioni.
Infine, è opportuno verificare sempre la data di scadenza prima della partenza e l’integrità del farmaco al momento dell’uso. Se una compressa appare deformata, scolorita o con odore anomalo, non va utilizzata. In caso di dubbio, meglio rinunciare all’assunzione e consultare un professionista. Scegliere preferibilmente formulazioni solide (compresse, capsule, polveri) è una precauzione utile: resistono meglio al calore rispetto a soluzioni liquide, pomate o spray.
Il tema non riguarda solo l’efficacia, ma anche la sicurezza. Un farmaco alterato non garantisce più le condizioni originali di assorbimento, interazione e dosaggio. E in vacanza, i margini di errore – tra caldo, disidratazione e cambi di alimentazione – sono ridotti. La prevenzione inizia anche da qui.