Effetto tassi: meno finanziamenti dalle banche, tra le imprese aumenta l’autofinanziamento
- 16/11/2023
- Popolazione
Il rialzo dei tassi deciso dalla Bce per contrastare l’inflazione ha messo in difficoltà le imprese italiane provocando effetti anche sulle richieste di finanziamento. Soprattutto le micro e piccole imprese, infatti, hanno registrato una contrazione dei finanziamenti bancari a fronte dei tassi sempre più elevati.
La Bce ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse nel luglio 2022 per fronteggiare l’inflazione esplosa con la crisi delle materie prime e la guerra in Ucraina. Fino a ottobre, quando l’organo guidato da Christine Lagarde ha deciso di fermare l’aumento dei tassi dopo dieci rialzi consecutivi. Il tasso di interesse della Banca centrale, prossimo allo 0 nel 2021, è così salito fino al 4,5%
L’impatto sulle imprese è stato rilevante, come dimostrano i primi risultati del Censimento permanente delle imprese 2023 condotto dall’Istat.
Più autofinanziamento, meno banche
È in questo contesto rialzista che si consolida nel 2022 l’autofinanziamento come strumento di finanziamento interno più diffuso tra le imprese con almeno 3 addetti: vi ricorrono quattro imprese su cinque (80,3%), in netta crescita rispetto al 2011 quando vi facevano ricorso appena due imprese su tre (60,4%), o rispetto al periodo pre-pandemico quando interessava tre imprese su quattro (74,5%).
I principali utilizzatori di questo tipo di finanziamento restano le imprese di minore dimensione (82,3% delle microimprese) e, dal punto di vista settoriale, quelle dei servizi.
L’autofinanziamento attinge le risorse dagli utili dell’impresa e rappresenta quindi una forma di finanziamento accessibile solo alle imprese sane che non sono in perdita.
Al secondo posto tra le fonti principali di finanziamento si colloca il finanziamento bancario, distinto in credito bancario a breve termine (11,5%) e a medio-lungo termine (28,2%). Questo finanziamento rappresenta il contraltare all’autofinanziamento, tanto che rispetto al 2018, i finanziamenti a breve termine hanno registrato un -9,7% e quelli a medio-lungo termine hanno segnato un -5,4%.
L’esposizione bancaria risulta comunque elevata nell’industria in senso stretto, dove tocca il 17,5% per il credito a breve termine e addirittura il 35,8% per il medio-lungo termine.
Altre forme di finanziamento
Autofinanziamento e finanziamento bancario sono le forme di finanziamento più frequenti ma non le uniche. Ne esistono altre che possono aiutare le imprese a fronteggiare i delicati momenti di necessità finanziaria.
In linea con i passati censimenti, tra le forme di finanziamento esterno complementari al credito bancario di particolare diffusione risultano sia leasing e factoring (9,1%) sia i crediti commerciali (5,5%), anch’essi in tendenziale riduzione rispetto al passato. Dal report Istat emerge che leasing e factoring sono più diffusi al Nord Italia dove superano il 10% (sotto l’8% nel resto del Paese), nell’industria e nelle imprese più grandi.
Tra le fonti di finanziamento interne si evidenzia anche il ricorso all’equity mediante aumento di capitale netto (2,7%) anche se l’apporto del capitale proprio si riduce di un punto percentuale rispetto al periodo pre-pandemico, e resta prerogativa della grande impresa. Per le piccole imprese è pressoché impossibile attingere dalle risorse proprie e/o dei soci per superare i momenti di difficoltà finanziaria.
La riduzione dell’esposizione bancaria trova un modesto contrappeso nel sostegno pubblico. Incentivi e agevolazioni pubbliche hanno registrato infatti un netto incremento nel periodo pandemico quando la loro diffusione è più che raddoppiata rispetto al 2018 arrivando al 3,5% dei finanziamenti totali con una concentrazione geografica maggiore nel Sud e nel Nord-est.
Il sostegno pubblico si concretizza anche attraverso la garanzia sui prestiti, analogamente a quanto avviene per il cosiddetto mutuo Consap (qui per capire come cambierà il Bonus Casa Under 36 dal prossimo anno).
Nel corso del 2022, il 31,1% dei prestiti richiesti era parzialmente coperto da garanzia pubblica. Nel 17,6% dei casi il credito era coperto dalla garanzia pubblica integralmente. In particolare, per le imprese del settore delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento e dei servizi di alloggio e di ristorazione, alcuni dei settori più colpiti dalla pandemia, la garanzia pubblica ha coperto oltre un quarto dei prestiti (arrivando rispettivamente al 27,3% e 25,9%).
Le cause del finanziamento esterno
Le imprese italiane ricorrono al finanziamento esterno per:
- esigenze di liquidità (43,1% delle imprese con almeno 3 addetti, 44,7% delle micro);
- finanziamento dell’attività ordinaria, come la copertura dei salari dei dipendenti, spese correnti eccetera (37,5% che arriva al 39,4% per le microimprese);
- ampliamento delle proprie capacità produttive (29,8% delle imprese italiane ma ben 50,2% tra le medie e 45,6% tra le grandi);
- investimenti in nuove tecnologie digitali (8,9% delle imprese, oltre 17% tra le medio-grandi)
Le percentuali evidenziano come cambia la finalità del finanziamento tra le varie dimensioni aziendali. In questo scenario solo quelle medio-grandi hanno la possibilità di andare oltre le necessità e fare investimenti in senso stretto, ovvero spese che possano ammodernare l’imprese intercettando nuove possibilità di mercato o quanto meno mantenendo il proprio ruolo rispetto alla concorrenza.
Nel corso del 2022 quasi una impresa su quattro (24%) ha richiesto prestiti a banche o ad altri intermediari, ma questa possibilità è stata percorribile soprattutto dalle imrpese di media (43,8%) o grande dimensione (40,8%).
Tre quarti delle imprese nel 2022 non ha invece richiesto prestiti, principalmente (77%) perché non c’era necessità di accedere a nuovi finanziamenti, ma anche perché l’indebitamento era già troppo elevato (6,4%) o il prestito era troppo costoso (6,3%). Tra le imprese che hanno richiesto accesso al credito, l’84,4% dichiara di averlo ricevuto per l’intero ammontare richiesto; il 9,5% per un ammontare inferiore e il 2,6% non aveva ancora risposta al momento della rilevazione dell’Istat.
Conclusioni
In definitiva, il rialzo dei tassi ha determinato un minore ricorso al finanziamento tramite il tradizionale canale bancario, soprattutto da parte delle imprese di minore dimensione per cui il tasso di interesse diventa spesso un peso economico insostenibile. Questa situazione concorre ad allargare il divario tra micro e piccole imprese da una parte e imprese medie e grandi dall’altra. Gli effetti sono ben visibili nella mutata struttura demografica delle imprese italiane, che disegna uno scenario sempre più difficile per le imprese minori.
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