Diritti riproduttivi dividono gli Stati Uniti, Tim Walz: “Io papà con fecondazione intrauterina”
- 28/08/2024
- Popolazione
“Se non hai mai vissuto l’inferno dell’infertilità, sicuramente conoscerai qualcuno che l’ha vissuto”. Inizia così il discorso di Tim Walz, governatore del Minnesota e vice presidente designato da Kamala Harris, che, dal palco della Convention Nazionale Democratica a Chicago, ha confessato al pubblico e a migliaia di elettori in che modo ha avuto i suoi due figli Hope e Gus.
“Ricordo di aver pregato ogni notte per una telefonata e provavo un’agonia quando mi dicevano che il trattamento non aveva funzionato – ha confessato, parlando dei trattamenti per la fertilità -. Ci sono voluti anni per me e Gwen (la moglie, ndr). Poi mi chiamano per dirmi che nasceva nostra figlia. L’ho chiamata “Hope” (Speranza, ndr). Hope, Gwen e Gus siete il mio universo. Vi amo”.
Il vice di Kamala Harris ha commosso tutti. Il video è diventato virale sui social. Ad attirare l’attenzione è stata anche la manifestazione d’orgoglio del figlio che si è alzato urlando al pubblico “Lui è mio padre! Quello è mio padre!”, fiero delle parole appena espresse dal genitore. Il ragazzo, affetto da disturbi cognitivi e d’ansia dovuti all’Adhd, è stato deriso dagli oppositori politici.
Così, se da un lato si scelgono cavalli di battaglia quali immigrazione e ambiente, c’è chi porta letteralmente sul palco la famiglia, non quella tradizionalmente intesa, ma quella moderna, reale e attenta ai diritti riproduttivi che affliggono milioni di persone nel mondo.
Gwen and I have two beautiful children because of reproductive health care like IVF. This issue is deeply personal to…
Pubblicato da Governor Tim Walz su Domenica 25 febbraio 2024
La confessione di Tim Walz
Non è la prima volta che il governatore del Minnesota parla dei problemi di infertilità che ha riscontrato con la moglie. Già a febbraio, infatti, scriveva sui social di diffidare da chi promuoveva i diritti riproduttivi per poi portare il “potere dell’antiscienza nelle aule di tribunale, nelle scuole e in camera da letto”.
Quella di Tim Walz è una campagna che promuove un modello di “mascolinità non tossica”, l’opposto di Donald Trump, candidato repubblicano avversario di Kamala Harris. Nel suo discorso dal palco di Chicago, visibilmente emozionato, il governatore ha conquistato quella porzione di elettori indecisi su alcune tematiche relative alla riproduzione assistita. Tematica che, seppur divisiva, corrisponde ad una reale necessità. Negli Stati Uniti, circa il 2,3% di tutte le nascite avviene tramite tecniche di riproduzione assistita.
In una dichiarazione rilasciata questa settimana, la moglie Gwen Walz ha chiarito che la coppia ha utilizzato un processo chiamato inseminazione intrauterina (IUI) per rimanere incinta, anziché la fecondazione in vitro (FIV), una procedura più costosa e invasiva.
Cos’è l’inseminazione intrauterina?
L’inseminazione intrauterina è una tecnica di procreazione medicalmente assistita che prevede la fecondazione in vivo in quanto si cerca di aumentare la possibilità di incontro tra i gameti (ovociti e spermatozoi) all’interno della tuba. Consiste nell’introdurre in cavità uterina il liquido seminale dopo opportuno trattamento in laboratorio.
Dopo alcuni giorni di terapia, la paziente inizia un monitoraggio ecografico dell’ovulazione che ha lo scopo di valutare il numero e le dimensioni dei follicoli e, ove ritenuto indispensabile, un dosaggio di estradiolo e progesterone plasmatico. Dopo aver raggiunto un diametro follicolare idoneo (intorno ai 18 millimetri), si induce l’ovulazione mediante l’iniezione sottocutanea o intramuscolare di HCG (gonadotropina corionica, ormone prodotto dall’embrione) e, circa 36 ore dopo, si procede con l’inseminazione, ossia al trasferimento in utero degli spermatozoi, precedentemente trattati in laboratorio al fine di renderli più idonei al raggiungimento dell’ovocita. L’inseminazione avviene in ambulatorio, attraverso l’utilizzo di un catetere morbido introdotto attraverso la vagina e il collo dell’utero.
Dall’aborto alla fecondazione assistita: a che punto siamo?
I diritti sulla riproduzione e il diritto all’aborto sono tornati centrali anche a causa della decisione della Corte Suprema di annullare la sentenza “Roe contro Wade”, nel 2022. Si tratta della sentenza che aveva portato al diritto costituzionale all’aborto negli Stati Uniti nel 1973. Con l’annullamento, il Paese è tornato indietro di oltre 50 anni: i sei giudici nominati dai repubblicani, sui nove totali, hanno votato per l’abolizione del diritto federale, mentre i tre democratici hanno votato contro.
Ma perché è importante parlare di aborto e riproduzione assistita negli Usa? E come la campagna di Harris e Walz stanno contribuendo nella promozione dei diritti civili e sociali americani?
Repubblicani vs Democratici
L’annullamento della sentenza Roe contro Wade è stato il primo di tanti passi indietro sui diritti in America. Un altro ha riguardato un’altra sentenza della Corte suprema Usa che ha definito “esseri umani” gli embrioni congelati per la fecondazione in vitro, dopo che delle provette erano andate distrutte in un ospedale in Alabama.
A giugno, il Senato degli Stati Uniti ha respinto una proposta dei Democratici che intendeva garantire a livello federale l’accesso alla fecondazione in vitro. Il provvedimento è stato bocciato con 48 voti contrari, mentre i voti a favore sono stati 47: ne servivano 60 affinché la legge passasse. A eccezione delle senatrici Lisa Murkowski e Susan Collins, tutti i Repubblicani hanno votato contro il provvedimento.
“Votando contro la protezione della fecondazione in vitro, gli amici di Trump al Senato hanno dimostrato ancora una volta di non credere che le donne abbiano il diritto fondamentale di prendere decisioni sulla propria salute e sul proprio corpo”, aveva attaccato la vicepresidente Kamala Harris.
E se da un lato, Kamala Harris ha Tim Walz al suo fianco, Donald Trump ha scelto il repubblicano JD Vance. Lo stesso Vance si era espresso contro l’aborto persino in caso di stupro, per poi ammorbidire la sua posizione avvicinandosi al parere del tycoon, convinto sostenitore delle “restrizioni con eccezioni”, che vieterebbe l’aborto solamente in casi particolari e definiti dalla legge.
Gli ultimi sondaggi Ipsos hanno rilevato che la vicepresidente Kamala Harris ha un leggero vantaggio sull’ex presidente Trump nella corsa alla presidenza. Tuttavia, quando gli elettori “non-Harris” e non pro-Trump sono costretti a scegliere tra i due candidati, la gara tra i due diventa troppo serrata per essere decisa. Gli “Stati indecisi”, quali Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Georgia, Carolina del Nord, Arizona e Nevada, vedono la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump statisticamente testa a testa per la presidenza. Saranno proprio i diritti sociali, sessuali e civili l’ago della bilancia?
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