Che cos’è e come funziona la dieta del paleolitico di Marcos Llorente
- 10/04/2024
- Popolazione
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Ecco, se riferite questo antico adagio a Marcos Llorente, calciatore dell’Atletico Madrid, scoprireste delle abitudini alimentari atipiche che prendono il nome di dieta del paleolitico.
Che cosa è la paleodieta?
Il concetto è semplice: “Mangiare solo ciò che mangiava l’uomo del paleolitico”, ha spiegato il centrocampista classe ’95 alla vigilia della sfida di Champions League contro il Borussia Dortmund.
“Vanno eliminati tutti i cibi ultra-processati: non guardateli nemmeno. E anche i cereali: tutto quello che è pasta, pane, grano, riso, anche i latticini. Mangio tutto ciò che non riguarda queste cose: la carne, adoro il pesce, le uova, i carboidrati come patate, patate dolci e manioca (un tubero di origine sudamericana, ndr.)”. Ma la lista è anche più lunga di quella indicata da Llorente: la paleodieta comprenderebbe anche rettili, vermi, insetti, bacche e frutti.
Insomma, dopo millenni di evoluzione, industrializzazione e globalizzazione scopriamo che è meglio tornare alla dieta di (almeno) 10.000 anni fa? Dipende.
La dieta del paleolitico, secondo Marcos Llorente e parte della comunità scientifica, farebbe molto bene alla salute proprio perché rispecchia la natura umana, eliminando tutti quei fattori antropici che rendono poco salutare ciò che mangiamo.
Si tratta di cibarsi come facevano gli uomini e le donne dell’era Paleolitica, un periodo che va da 2,5 milioni di anni fa fino a circa 10.000 anni fa. In pratica, la paleodieta significa mangiare come gli uomini delle caverne, prima che l’essere umano scoprisse l’agricoltura. Una dieta basata sul mangiare piante e animali selvatici. Una dieta ricca di grassi e proteine animali e povera di carboidrati.
Tranquilli: non dovrete ammazzare un mammut per seguire la dieta del palelotico.
Sia perché non esistono più, sia perché il progresso a qualcosa è servito. La versione moderna di questa dieta è basata principalmente su animali al pascolo nutriti con erba, frutta, pesce, verdura, noci e radici. Sono esclusi i legumi, i latticini, lo zucchero raffinato e gli oli trasformati.
Ecco un recap di cosa può mangiare e cosa non può mangiare chi sceglie questa dieta
Cosa si può mangiare nella dieta del paleolitico
I cibi più frequenti per chi sceglie la paleodieta sono:
- Selvaggina
- Uova
- Pesce
- Rettili
- Vermi
- Bacche
- Verdure
- Frutti (meno rispetto agli ortaggi)
- Radici
- Bulbi
- Semi oleosi.
Più raramente, vi rientrano:
- Crostacei;
- Molluschi;
- Frutti molto dolci;
Cosa non si può mangiare nella dieta del paleolitico
Al contrario, la “dieta delle caverne” prevede di non mangiare:
- Legumi (uno degli aspetti più controversi di questa dieta);
- Sale da estrazione (non quello naturalmente presente nei cibi ammessi);
- Zucchero prodotto dalla relativa barbabietola (che è un risultato dell’agricoltura)
- Grassi da condimento;
- Additivi alimentari (o i cibi che li contengono);
- Bevande dolci;
- Qualsiasi cibo conservato e processato
Ma la dieta del paleolitico fa davvero bene o è rischiosa per la nostra salute?
I pro della dieta della paleodieta
I sostenitori della paleodieta sostengono che vi siano diversi benefici, alcuni supportati dalle ricerche scientifiche:
- Perdita di peso: uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition ha suggerito che la paleodieta potrebbe essere efficace nel favorire la perdita di peso e migliorare i marcatori di salute metabolica;
- Miglior controllo glicemico: alcune ricerche indicano che la paleodieta potrebbe aiutare a migliorare il controllo glicemico nei pazienti con diabete di tipo 2;
- Migliore salute cardiaca: secondo i risultati di studio del 2014 pubblicato su European Journal of Clinical Nutrition, la “dieta delle caverne” potrebbe ridurre i fattori di rischio cardiometabolici e quindi il rischio di malattie cardiovascolari;
- Alleviamento di problemi digestivi: poiché la dieta esclude alimenti potenzialmente irritanti come grano e latticini, alcuni individui che seguono questa dieta riportano un miglioramento dei sintomi gastrointestinali.
Seppure con le dovute differenze, la dieta povera di carboidrati e “magra” suggerita dal calciatore spagnolo richiama gli studi di Valter Longo, il professore italiano finito sul New York Times con il suo metodo: mangiare poco per arrivare a 100 anni (qui per approfondire).
I contro della paleodieta
Nonostante i suoi presunti benefici, la “dieta delle caverne” ha suscitato critiche e preoccupazioni tra alcuni esperti. La preoccupazione più diffusa riguarda il rischio di non assumere abbastanza calcio e un aumento del rischio di osteoporosi. Certo, il fatto che Marcos Llorente segua da anni la dieta del paleolitico e sia un calciatore professionista ai massimi livelli, dà qualche risposta in più. Ecco i principali svantaggi e dubbi sulla dieta del paleolitico:
- Limitazioni nutrizionali: l’esclusione di interi gruppi alimentari come cereali e latticini potrebbe portare a carenze nutrizionali, come la mancanza di calcio e vitamine del complesso B;
- Sostenibilità a lungo termine: alcuni nutrizionisti ritengono che sia molto difficile, oggi, mantenere questo regime a lungo;
- Mancanza di evidenza a lungo termine: mentre alcune ricerche supportano i benefici a breve termine della paleodieta, ci sono poche prove sui suoi effetti sulla salute a lungo termine e sulla sostenibilità.
C’è poi un discorso di costi. Paradossalmente, oggi può essere più costoso acquistare alimenti freschi e non processati, che i cibi ultraprocessati. Un dibattito che rimanda alle parole del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, pronunciate ad agosto scorso: “I poveri spesso mangiano meglio” dei ricchi.
Chi ha inventato la dieta del paleolitico
La dieta del paleolitico sarebbe stata elaborata negli anni Trenta da Weston A. Price, un dentista che nel corso dei suoi viaggi si accorse che molte popolazioni ancora in stato primitivo non si ammalavano quasi mai.
La paleodieta non è solo un approccio alimentare, ma quasi filosofico. L’idea di base è che, se mangiare è una necessità naturale dell’uomo, anche l’approvvigionamento del cibo deve essere naturale.
La paleodieta è sostenibile?
In questo senso, la dieta di Marcos Llorente si presenta come un’alternativa “sostenibile” perché non va oltre ciò che l’uomo può “sostenere” con le sue forze. È lecito supporre, infine, che la dieta del paleolitico sia sostenibile anche per l’ambiente in primis perché i cibi meno lavorati richiedono meno risorse per la produzione rispetto agli alimenti trasformati, contribuendo a ridurre l’enorme impatto ambientale generato dalla produzione alimentare.
La messa al bando di cereali e dai legumi comporta un minor utilizzo di terreno agricolo, poiché la produzione di carne e pesce richiede generalmente meno spazio rispetto alla coltivazione di cereali e legumi. Tuttavia, la sostenibilità dipende anche dalle pratiche agricole utilizzate per la produzione di carne e pesce e dalla gestione delle risorse naturali necessarie.
La dieta paleolitica, rispettando il normale ciclo della natura, può anche sostenere la biodiversità puntando sulla diversificazione delle coltivazioni. Infine, eliminando l’uso di pesticidi e fertilizzanti, questa dieta può contribuire a ridurre l’inquinamento del suolo e delle acque dovuto all’uso eccessivo di agenti chimici agricoli.
Certamente, eliminare la pasta sembra quasi impossibile per un italiano ma le parole del calciatore hanno riacceso l’attenzione sulle conseguenze delle nostre scelte alimentari. Bisogna tuttavia sottolineare che ogni individuo ha un proprio quadro clinico e che la comunità scientifica non è concorde nel ritenere “sicura” questa dieta.
Insomma, se siete attratti da questo approccio, potete sperimentare la dieta di Llorente e magari sceglierla come costante della vostra vita, ma solo dopo aver consultato un medico.
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