Denatalità, motivazioni e cause del calo di nascite: il sondaggio
- 22/04/2024
- Popolazione
Figli desiderati e possibilità reali? Il divario aumenta. A confermarlo è un recente studio condotto da UniMamma che ha riportato la discrepanza tra la media di 2,62 figli desiderati rispetto a quella reale dei figli che realmente possedevano gli intervistati, pari, cioè, a 1,03 per donna. Il sondaggio è stato condotto dalla piattaforma che si pone l’obiettivo di offrire un sostegno concreto e sensibile durante le tappe della gravidanza. La fondazione fondata da Alessandra Bellasio, su un campione rappresentativo di 7.620 individui, di cui il 99% donne, ha messo in evidenza il gap. Scopriamo insieme cos’è emerso.
Desiderio di un secondogenito
Il 76.22% del campione totale rientra nell’età tra i 31 e i 40 anni, mentre il 13.62% si colloca nella fascia tra i 19 e i 30 anni. Uno dei dati più significativi emersi dalla ricerca ha evidenziato la complessità delle dinamiche sociali, economiche e per-sonali che influenzano e modellano le decisioni familiari riguardo alla procreazione. Ragionando ipoteticamente, se ogni persona in Italia avesse in media 2,6 figli anziché 1.20, ci sarebbero circa 851.667 nascite all’anno rispetto alle 379 mila rilevate dall’Istat nel 2023.
Le motivazioni che non hanno portato le coppie con almeno un figlio ad averne altri, secondo quanto emerso dal sondaggio, sono:
- l’inconciliabilità con il lavoro (26.19%);
- le difficoltà economiche (19.31%);
- la mancanza di aiuto da parte della famiglia allargata (10.08%).
Il 95.08% degli intervistati lavorava prima della gravidanza. A rientrare a lavoro dopo la nascita del neonato è solo il 61.3%. Tra le motivazioni dichiarate del mancato rientro a lavoro dopo la gravidanza sono emerse: una grande difficoltà a conciliare la vita privata con quella lavorativa (41.6%), il licenziamento (20.8%) e condizioni di lavoro modificate (14.01%). Da questi dati emerge, inoltre, come il problema non sia soltanto la poca flessibilità che rende difficile il conciliare la vita privata con quella lavorativa, ma anche il persistere di situazioni quali licenziamenti, mancati rinnovi di contratti a termine e mobbing.
Cosa influenza la denatalità?
Lo studio ha fornito un’importante panoramica sulle dinamiche che influenzano le scelte familiari nella nostra società. Quando si parla di conciliabilità, ci si scontra con delle politiche aziendali che non tengono sempre conto del welfare dei dipendenti e che dovrebbero implementare e supportare quelle statali dedicate alla famiglia.
“Questa ricerca offre una prospettiva importante sulle esperienze e le aspettative delle persone riguardo alla genitorialità – ha commentato Alessandra Bellasio, divulgatrice scientifica e founder UniMamma -. È evidente che tra gli intervistati c’è la volontà di avere famiglie più numerose, ma questo desiderio è spesso limitato da una serie di fattori che influenzano le decisioni familiari e sulle quali è necessario e urgente intervenire in modo strutturale”.
Lo scenario nazionale
Il sondaggio di UniMamma conferma uno scenario nazionale che preoccupa. Una donna su cinque, secondo i più recenti dati Eurostat sull’Italia, lascia il lavoro dopo la gravidanza. Sul tema della conciliazione ci sono studi che hanno evidenziato non solo l’importanza di un cambiamento societario legato alla gestione della cura della casa e dei tempi di lavoro, necessario per la salvaguardia dell’occupazione femminile, ma anche la necessità di un cambiamento culturale.
Mentre aumenta il numero di dimissioni, pari a quasi 45 mila donne nell’ultimo anno, peggiora anche la natalità, con l’ultimo censimento Istat che vede la popolazione italiana in calo, con lo spopolamento delle zone rurali e dei piccoli comuni, così come un aumento della longevità dei cittadini.
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