“Accettabile pagare per trovare lavoro a un figlio”, lo pensa il 20,1% degli italiani
- 06/06/2024
- Famiglia Popolazione
Un milione e 200mila famiglia sono state coinvolte, almeno una volta, dal fenomeno della corruzione in Italia. A stimare questo dato è l’ultima indagine 2022-2023 dell’Istat, secondo la quale, esperienze dirette o indirette, modalità, esiti e eventuali denunce, rendono la corruzione un fenomeno ancora persistente nelle vite di molte persone. Il 20,1% ritiene accettabile pagare per un posto di lavoro per il figlio. E per il 30% degli italiani la corruzione è un fenomeno naturale o inevitabile. Nessun settore, dalla sanità alla pubblica amministrazione, pare essere esente da questo tipo di pratica. Vediamo nel dettaglio, però, cos’è emerso dall’indagine.
Un milione e 200mila famiglie coinvolte
Nel corso della vita, il 5,4% delle famiglie ha ricevuto richieste di denaro o favori per ottenere servizi o agevolazioni. Questa percentuale scende all’1,3% se si considerano gli ultimi tre anni e allo 0,5% se si considera l’ultimo anno. Le famiglie ricorrono spesso a vari uffici per soddisfare specifiche necessità, come istruzione, sanità, utilities pubbliche, uffici pubblici e ricerca del lavoro. E meno di frequente rispetto alle precedenti, ci si rivolge alle forze dell’ordine (20%), si è coinvolti in processi civili, penali o amministrativi (16,5%) o si richiedono servizi assistenziali (10,5%).
Tra le famiglie che hanno avuto a che fare con il settore sanitario (21.950.000), ad esempio, è l’1,3% (295.000) ad aver ricevuto richieste di denaro o favori. Questo è accaduto allo 0,8% delle famiglie (179.000) nel settore lavorativo, allo 0,7% (164.000) nel settore dell’istruzione e allo 0,4% (87.000) nel settore delle utilities pubbliche. Nel settore della giustizia, il 4,8% delle famiglie (175.000 su 3.643.000) ha ricevuto una richiesta di denaro o favori; per i benefici assistenziali, il 2,7% delle famiglie (62.000 su 2.335.000).
Nel confronto tra i dati dei tre anni precedenti, si nota una netta diminuzione del fenomeno: dal 2,7% all’1,3%. Questo dato potrebbe essere influenzato dalla pandemia da Covid-19. L’unico settore in cui la corruzione non sembra diminuire è quello assistenziale, rimasto stabile all’1,4% (33.000 famiglie). La maggior parte delle famiglie che ha ricevuto richieste di denaro o favori dichiara sia accaduto una sola volta nella vita per il 59% (709.000), due per il 20,3% e tre o più per l’8,6%.
Richieste in più ambiti
La “pluri-vittimizzazione”, ovvero l’esperienza di episodi corruttivi in diversi settori, colpisce il 15% delle famiglie (183.332). Di queste, il 13,0% ha avuto esperienze in due settori, l’1,8% in tre settori e lo 0,4% in quattro o più settori. Questo fenomeno è più diffuso al Sud e nelle Isole, con una percentuale del 20%. Ma le richieste di denaro o favori sono state maggiormente segnalate dalle famiglie residenti al Centro (6,8%) e meno nelle Isole (3,6%).
Per il settore giustizia, il Sud vince con il 6,7%. A livello regionale, è il Lazio sul podio con il 10,4%, seguito dalla Basilicata (7,1%). Le famiglie che vivono nei centri delle aree metropolitane hanno subito maggiori richieste di denaro o favori (8,3%), seguite da quelle nelle periferie delle aree metropolitane (7,2%).
Considerando il livello di istruzione, il 6,5% delle famiglie con almeno un componente con titolo di studio elevato ha ricevuto almeno una richiesta di denaro, favori o regali, contro il 4,8% delle famiglie senza componenti con titolo di studio elevato. Se si considera la posizione professionale, il 6,9% delle famiglie con almeno un componente con condizione professionale elevata ha ricevuto proposte di dare denaro, regali o altro, contro il 5,1% delle altre professioni. Nel settore della giustizia, la situazione si inverte: le famiglie con posizioni professionali meno elevate hanno ricevuto più richieste rispetto a quelle con imprenditori, liberi professionisti, dirigenti e quadri.
Richiesta diretta dell’interessato a circa 94mila famiglie
Nell’indagine condotta su circa 297mila famiglie che hanno subito episodi di corruzione negli ultimi tre anni, è emerso che la maggior parte delle richieste di corruzione proveniva direttamente dall’interessato (31,5%, circa 94mila famiglie) o era implicita nelle sue azioni (33,0%). In alcuni casi, le famiglie hanno riferito che non c’era una vera e propria richiesta, ma era noto che “funzionava così” (8,1%).
Le richieste da parte di intermediari erano più frequenti nel settore sanitario (29,6%), mentre nel settore degli uffici pubblici, era più probabile che l’interessato facesse capire la sua richiesta (41,3%). Il denaro era la richiesta più comune (66,4%), seguita da favori (9,4%) e regali (8,9%). Al 4,8% delle famiglie sono stati chiesti altri beni.
Tra le famiglie che hanno risposto alla richiesta (circa 82mila), il 77,4% (circa 63.500) ha affermato che la “transazione” era stata utile per ottenere il servizio e circa i tre quarti delle persone che hanno dichiarato l’utilità di avere pagato o fatto regali in cambio di beni o servizi o agevolazioni hanno anche dichiarato che lo rifarebbero. Tuttavia, la denuncia della corruzione è un fenomeno raro, con solo il 2% delle famiglie che ha denunciato l’episodio negli ultimi tre anni. I motivi della non denuncia includono la consuetudine della pratica per raggiungere i propri obiettivi (29,3%) e l’utilità del vantaggio ottenuto dalla transazione corruttiva (19,4%).
L’8,3% dei cittadini conoscono persone coinvolte
Circa l’8,3% delle persone conosce qualcuno a cui è stato richiesto denaro, favori o regali per ottenere agevolazioni in vari settori, una percentuale in calo rispetto all’indagine precedente. La situazione varia a seconda del settore, con il 4,6% nel lavoro e l’1,0% nelle forze dell’ordine e nelle public utilities. Le diminuzioni più significative si sono verificate nel settore sanitario (-64,4%), assistenziale (-52,2%), lavoro (-35,2%). Gli abitanti dei comuni tra 10mila e 50mila abitanti (11,3%) e i cittadini del Sud (12,1%) segnalano più frequentemente di conoscere persone a cui sono state fatte richieste di denaro o altro in cambio di favori.
La conoscenza di persone che hanno ricevuto richieste di denaro o altro per ottenere agevolazioni o servizi è associata alla propria esperienza diretta. I cittadini che hanno vissuto in prima persona le richieste di “corruzione” conoscono altri a cui è accaduto nel 37,5% dei casi, mentre se non sono stati coinvolti direttamente, la conoscenza di altre persone a cui è accaduto si riduce al 6,8%.
Il voto di scambio, una pratica ancora diffusa ma in diminuzione
Nel nostro Codice penale il voto di scambio è classificato fra i reati contro l’ordine pubblico con la denominazione di “scambio elettorale politico-mafioso” (art. 416ter del Codice Penale). “Scambio elettorale politico-mafioso” è un reato contro l’ordine pubblico secondo l’art. 416ter del Codice Penale italiano. Si stima che a oltre 1.166.000 cittadini (2,7% della popolazione tra i 18 e gli 80 anni) siano stati offerti denaro, favori o regali in cambio del loro voto.
Il voto di scambio è più frequente nelle elezioni amministrative (1,9% nel 2022-2023) rispetto alle elezioni politiche ed europee (0,9%). Le regioni con la percentuale più alta di voto di scambio sono il Sud (4,2%) e il Centro (3,6%), con una forte diminuzione nel Sud dal 6,7% al 4,2%. I favori o trattamenti privilegiati (29,3%) sono la forma più comune di ricompensa offerta in cambio del voto, seguiti da beni di valore minore (20%), nomine o posti di lavoro (19,6%), denaro (11,5%) e regali (9,8%). La richiesta del voto in cambio di favori è più frequente tra coloro che hanno ricevuto anche richieste di corruzione (17,4% rispetto al 2,7% medio). Il 3,8% degli italiani tra i 18 e gli 80 anni dichiara di conoscere qualcuno a cui è stato offerto qualcosa in cambio del voto, un dato che si è più che dimezzato (54,2%) rispetto alla rilevazione precedente.
Tra imprenditori e lavoratori autonomi cresce la percezione di richieste illecite
Il 38,5% degli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori in proprio (circa 2,9 milioni nel 2022-2023) riferisce di essere obbligato a pagare per ottenere licenze, concessioni, contratti con la P.a., permessi per l’import/export, o per facilitare pratiche fiscali o velocizzare procedure giudiziarie. Questo indica una crescita della percezione della corruzione rispetto all’indagine precedente (32,4%). La percezione della corruzione è più alta tra coloro che lavorano nell’industria e nelle attività manifatturiere (71,5%, circa 986mila), seguiti dai settori delle costruzioni (circa 516mila) e dell’agricoltura, caccia e pesca (circa 361mila). Il settore delle intermediazioni monetarie e finanziarie ha la minore percezione di corruzione (circa 29mila).
Tra i lavoratori autonomi, la percezione di corruzione è particolarmente rilevante per i contratti con la PA, con oltre un quarto dei rispondenti (25,2%, circa 1,897 milioni) che dichiara di essere obbligato a pagare sempre o spesso. Per l’agevolazione di pratiche fiscali e l’ottenimento di licenze o concessioni, le percentuali sono rispettivamente del 16,2% e del 15,4%. La corruzione percepita come meno diffusa riguarda le procedure giudiziarie e i permessi per l’import/export.
Corruzione per trovare lavoro a un figlio
Il 20,1% dei cittadini italiani ritiene accettabile che un genitore offra o accetti di pagare per trovare lavoro a un figlio, con il 7,4% che lo considera sempre accettabile e il 12,7% solo in alcune circostanze. Il 15,9% ritiene accettabile farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto. Solo il 4,5% dei cittadini ritiene accettabile ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto alle elezioni. La tolleranza verso comportamenti illeciti è più alta tra coloro che hanno dichiarato di conoscere qualcuno a cui è stato richiesto di fornire denaro o altro in cambio di beni o servizi, con il 24,2% che ritiene accettabile ottenere un impiego per sé e il 28,7% per un proprio figlio.
Gli imprenditori e i lavoratori autonomi che non hanno ricevuto alcuna richiesta esprimono una tolleranza minore, con solo l’11,8% che ritiene accettabile la raccomandazione per essere assunto e il 17,3% che ritiene accettabile offrire denaro per trovare lavoro a un figlio. La tolleranza varia a seconda del contesto, con percentuali più alte in comuni di aree metropolitane e nelle regioni del Centro.
Combattere la corruzione denunciando, favorevole oltre il 90% dei cittadini
Oltre il 90% dei cittadini italiani concorda con le affermazioni “tutti dovremmo combattere la corruzione denunciando i casi di cui si viene a conoscenza” (90,7%) e “la corruzione è un danno per la società” (92,4%).
Il 77,1% dei cittadini concorda che la corruzione fa aumentare i costi dei servizi, con una percentuale maggiore nel Nord ovest (83,0%). Il 63,4% delle persone ritiene che denunciare fatti di corruzione sia pericoloso, con percentuali più alte tra coloro che conoscono qualcuno a cui sono state fatte richieste (74,5%) e tra gli imprenditori e i liberi professionisti (75,7%). Solo il 31,8% concorda con l’affermazione che “la corruzione riguarda solo le grandi imprese e i politici”. Il 29,4% dei cittadini ritiene che la corruzione sia naturale e inevitabile. Solo il 23,1% dei cittadini concorda con l’affermazione “denunciare i fatti di corruzione è inutile”.
Le opinioni su chi denuncia episodi di corruzione sono decisamente positive per il 95,7% dei cittadini. Il 56,5% definirebbe chi denuncia episodi di corruzione una persona onesta, il 22,3% una persona coraggiosa, il 10,3% una persona responsabile e una persona integra il 6,6%. Le opinioni negative sono residuali: chi denuncia episodi di corruzione viene definito una “persona intransigente” dall’1,3%, una spia (0,6%), una persona vendicativa (0,5%), una persona stupida ed ingenua (0,5%), un traditore (0,2%). Le opinioni negative sono residuali: chi denuncia episodi di corruzione viene definito una “persona intransigente” dall’1,3%, una spia (0,6%), una persona vendicativa (0,5%), una persona stupida ed ingenua (0,5%), un traditore (0,2%).
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