Cuneo, coppia gay respinta da un B&B. Ancora troppe discriminazioni in Italia
- 15/07/2024
- Popolazione
Una coppia gay è stata respinta da un B&B di Busca, in provincia di Cuneo, a causa del proprio orientamento sessuale.
“Non vorremmo mai avere problemi con gli altri ospiti, potrebbero irritarsi, questa è una struttura che ha più di dieci anni, io tra tre anni vado in pensione e non voglio avere problemi”, questa è stata la motivazione addotta dalla proprietaria della struttura nella piccola cittadina che fa parte della Valle Varaita.
Coppia gay respinta da B&B a Cuneo: la ricostruzione
A denunciare la discriminazione è stato uno dei due ragazzi che ha contattato Gay.it per raccontare quanto accaduto, tra l’altro, a prenotazione già effettuata. Quando ha chiesto alla proprietaria se la presenza del suo compagno avrebbe comportato problemi, la donna ha risposto che “nonostante abbia amici e conoscenze gay, la presenza di coppie omosessuali nella mia struttura è un problema per gli altri ospiti”.
Raggiunta dai giornalisti e dall’indignazione del web, la proprietaria ha provato a dare un’altra interpretazione al fatto: “Non ho rifiutato questa coppia, ho solo detto loro che prima di confermare la prenotazione avrei dovuto chiedere agli altri ospiti della struttura”. La donna cerca comprensione: “Mi è già successo che alcuni clienti mi avessero detto che non sarebbero più venuti se ci fossero stati altri ospiti omosessuali”.
Una clientela “selezionata” per definizione della stessa proprietaria, la cui struttura viene descritta come “ideale per coppie”, ma senza bambini a cui “non è consentito l’accesso”. Insomma, “coppie tradizionali, uomo donna” e senza figli. Quanto meno non nella struttura, dove altri ospiti potrebbero essere infastiditi da quelli che vengono considerati allo stesso modo due strumenti di disturbo: gli schiamazzi dei piccoli e l’essere omosessuali.
Il B&B di Busca è disponibile su Booking, ma forse ancora per poco. Gay.it, infatti, ha fatto partire una segnalazione per denunciare la discriminazione e chiedere la rimozione della struttura dalle opzioni disponibili sulla piattaforma di affitti brevi.
Quanto avvenuto in provincia di Cuneo è l’ennesimo caso di discriminazione nella storia recente dell’Italia, uno dei pochi Paesi dell’Europa occidentale a non avere ancora una legge contro l’omolesbobitransfobia. Positive indicazioni in tal senso arrivano dalla Regione Puglia, che ha approvato la prima legge regionale italiana contro l’omolesbobitransfobia e l’abusivismo, ma la strada è ancora lunga.
Altri casi di discriminazione negli affitti
Purtroppo, la discriminazione negli affitti non è un fenomeno isolato in Italia. Oltre agli episodi di discriminazione basati sull’orientamento sessuale, ci sono numerosi casi di pregiudizi contro altre minoranze. I casi di cronaca sono tanti, qui ne citeremo alcuni tra i più recenti.
Discriminazione razziale ed etnica
La discriminazione razziale ed etnica è una delle forme più diffuse negli affitti. Le persone di origine africana, asiatica e romaní spesso affrontano pregiudizi e difficoltà nell’accesso agli alloggi. Secondo un’indagine di Amref Italia, con dati aggiornati al 2021, circa il 20% delle persone con background migratorio che cercano casa in affitto è stata vittima di episodi di discriminazione.
Sul finire del 2023, Mouna Bour, nata a Modena da genitori migranti marocchini, è stata respinta: “Non affitto casa agli africani”, si è sentita rispondere la ragazza 24enne. “Le battute e i commenti me li faccio scivolare addosso, ma questa cosa mi ha fatto riflettere”, ha detto Mouna nelle sue storie Instagram. Tra l’altro Mouna Bour è nata a Modena ed è una cittadina italiana. Una nazionalità diversa, sia chiaro, non avrebbe reso meno grave il fatto, ma questa storia mostra la banalità della discriminazione in tutta la sua vacuità, come ogni scelta che poggi su basi inesistenti.
Discriminazione contro i meridionali
Anche i cittadini italiani provenienti dal Sud Italia, molte volte costretti a lasciare la propria terra per lavoro, sono spesso vittime di discriminazione. Febbraio 2023, Carmagnola, Torino. Una coppia cerca casa e ne trova una disponibile. Le condizioni però sono ferree: si affitta solo a chi ha un contratto di lavoro indeterminato, “soprattutto se siete meridionali”. Che sfortuna per la coppia, che da lì a poco avrebbe avuto un figlio, il fatto che il futuro papà fosse calabrese.
Il caso di discriminazione, riportato dalla Gazzetta del Sud, è stato denunciato dall’Onorevole Alfredo Antoniozzi, vice Presidente del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera: “La vicenda è stata resa nota oggi da Gazzetta del Sud – dice Antoniozzi – e ci riporta indietro di diversi decenni. […] L’Italia è una, e la Calabria e il meridione hanno contribuito a fare grandi regioni come il Piemonte con il loro duro lavoro e la loro onestà”, concluse in quella occasione l’onorevole di FdI.
Discriminazione per donne incinte
Se si parla di discriminazione, purtroppo, ce n’è per tutti. E per tutte, soprattutto se incinte. Maggio 2023, Cordenons, Pordenone. Una coppia cerca casa in affitto e, dopo tante difficoltà, trova finalmente quella che sembra la soluzione e invece è l’inizio di una storia triste e assurda.
“Abbiamo trovato questo appartamento a Cordenons e la proprietaria ha accettato di farci firmare il contratto, ha parlato già con la sua commercialista e anche lei ha accettato”, spiega la donna che insieme al compagno deve lasciare l’appartamento in cui risiede, troppo piccolo per la famiglia che si sta allargando. Per questo, i due hanno comunicato alla proprietaria la disdetta anticipata. “Tutto a posto fino a quando mi hanno fatto domande sulla gravidanza: non ho nascosto che sono incinta di due gemelli e il giorno dopo, riempiendomi di bugie all’inizio, ha ammesso che non pensava che i bimbi fossero due e che preferisce non darmi più l‘appartamento perché ha paura che le disturbino il sonno”, dal momento che lei abita al piano inferiore.
La mente va all’appello fatto dall’ex campionessa di scherma Elisa Di Francisca che ai nostri microfoni aveva auspicato una sorta di “patto sociale” per risollevare la demografia del Paese, per farsi forza l’un l’altro nell’affrontare la sfida e gli impegni di diventare genitori.
A quanto pare, alcuni sono ancora molto lontani da questo senso di condivisione.
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