Coldplay, Chris Martin soffre di depressione: esercizi di scrittura e meditazione trascendentale per stare meglio
- 15/04/2025
- Popolazione
Chris Martin soffre di depressione. Da Hong Kong, tappa dell’interminabile Music of The Spheres World Tour che dura da tre anni, il frontman dei Coldplay, 48 anni, ha deciso di parlare apertamente della sua depressione, condividendo strategie concrete che lo aiutano a gestirla.
“Ho notato che ultimamente alcune persone, me compreso, stanno lottando un po’ con la depressione,” dice Martin nel video, entrando subito nel merito. “Volevo raccontarvi alcune cose che mi sono state d’aiuto durante il tour e in generale, nella speranza che qualcuna di queste possa essere utile anche a voi”.
I consigli di Chris Martin per contrastare la depressione
Martin non si nasconde dietro vaghe dichiarazioni ma elenca con precisione scientifica le sue armi contro il buio mentale:
- Scrittura libera: “Scrivere per 12 minuti tutti i propri pensieri e poi bruciarli o buttarli via. È molto efficace,” spiega Martin, descrivendo un metodo per liberare la mente dai pensieri tossici senza filtri;
- Meditazione trascendentale: una pratica che Martin definisce “davvero meravigliosa” per lui, basata sull’uso di mantra per raggiungere uno stato di consapevolezza rilassata;
- Propriocezione e Metodo Costello: “C’è una cosa chiamata propriocezione, che è una forma di movimento corporeo che aiuta a bilanciare il cervello,” spiega Martin. Menziona specificamente il “Metodo Costello” di Jim Costello, particolarmente utile “per giovani con Adhd o autismo”;
- Il libro “Il vantaggio dell’ossigeno” di Patrick G. McKeown, che esplora tecniche di respirazione per migliorare il benessere psicofisico;
- Musica terapeutica: Martin raccomanda “la musica psichedelica della Johns Hopkins,” riferendosi probabilmente alle playlist sviluppate per le terapie psichedeliche assistite;
- Cinema come terapia: il film “Sing Sing” viene citato come fonte di ispirazione positiva;
- Nuova musica stimolante: “C’è un’artista chiamata Chloe Qisha. La sua musica mi rende felice,” confessa con semplicità.
Il contesto del messaggio è autentico e spontaneo. Martin registra circondato dai rumori della città: “C’è un po’ di traffico sullo sfondo. Ci sono cani che abbaiano. C’è ogni tipo di caos. Ma questa è la vita, immagino,” dice permettendo a tutti di immergersi nella sua realtà.
Il precedente con la “bestia nera”
Non è la prima volta che Martin affronta la depressione. Nel 2014, dopo il divorzio da Gwyneth Paltrow – definito elegantemente “consapevole separazione” (conscious uncoupling) – visse un periodo buio durato circa un anno. Lo descrisse come un processo di smontaggio e ricostruzione: “È come mettersi in garage, smontarsi e ripulire i pezzi per riassemblarsi”.
Durante quella fase trovò conforto nella poesia The Guest House del poeta persiano Rumi, che gli insegnò a vedere anche i momenti negativi come opportunità di crescita. Il poema invita ad accogliere tutte le emozioni come ospiti temporanei, anche quelle dolorose, riconoscendone il valore trasformativo. La depressione tornò a bussare nel 2020, quando l’attuale compagna Dakota Johnson attraversò un periodo difficile. Una relazione iniziata nel 2017 dopo la fine del matrimonio con Paltrow, con cui Martin ha mantenuto rapporti amichevoli e con cui condivide due figli: Apple (19 anni) e Moses (17 anni).
L’epidemia silenziosa, il caso di Chester Bennington
Non è la prima volta che il mondo dello spettacolo rivela le sue fragilità. Il caso più drammatico resta quello di Chester Bennington, frontman dei Linkin Park, che lottava contro depressione e dipendenze prima del suicidio nel 2017, a 41 anni.
Bennington aveva trasformato il dolore in arte con canzoni come Crawling e Heavy. “Quando canto ‘Non mi piace la mia mente in questo momento’, è reale,” aveva confessato parlando di Heavy, rendendo pubblico il suo tormento inferiore. La sua storia rappresenta il lato più oscuro della lotta contro la depressione, aggravata da traumi infantili e problemi di abuso di sostanze che hanno permeato la sua musica.
La depressione ha travolto Chester Bennington, che, a differenza di Chris Martin, non ha trovato degli strumenti che rendessero gestibile quella che l’Oms ha definito la principale causa di disabilità a livello globale. Di recente, anche il critico d’arte e politico Vittorio Sgarbi, vivendola in prima persona, ha parlato di depressione invitando a “non confonderla con la semplice tristezza”. La situazione di Sgarbi è preoccupante: ha perso diversi chili ed è ricoverato in ospedale ormai da un mese per la depressione.
Per approfondire: Vittorio Sgarbi: i chili persi, la depressione, e chi la confonde “con la semplice tristezza”
La gratitudine di Chris Martin
Martin conclude il suo messaggio mostrando persone che ballano nella piazza di Hong Kong: “Queste sono alcune delle cose che mi aiutano a rimanere grato e felice di essere vivo.”
L’inizio del video contiene anche un ringraziamento sentito ai fan: “Ero un po’ nervoso per questo spettacolo, ma le persone sono state così adorabili. Siamo così fortunati ovunque andiamo.”
Questa gratitudine, nonostante le difficoltà personali, evidenzia l’approccio di Martin nel convivere con la depressione: non negare che ci sia il buio ma cercare attivamente la luce. Un equilibrio delicato che richiede strumenti concreti, una profonda consapevolezza e che la malattia non colpisca in forma troppo invasiva.
L’impatto della testimonianza di Martin
Quando figure come Martin parlano apertamente di depressione, contribuiscono a normalizzare una condizione che colpisce oltre 280 milioni di persone nel mondo secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. In una società che ancora stigmatizza i problemi di salute mentale, specialmente tra gli uomini, queste testimonianze hanno un impatto significativo.
Il contesto del suo messaggio – un tour mondiale di enorme successo – sottolinea come la depressione non sia legata a fallimenti esterni o mancanza di realizzazione. Colpisce indiscriminatamente, anche chi dall’esterno sembra avere “tutto”.
Martin non promette guarigioni miracolose né soluzioni universali. Offre invece uno spaccato onesto di come gestisce quotidianamente una condizione cronica, trovando piccoli ancoraggi che lo mantengono a galla. Non una cura definitiva, ma strategie pragmatiche per un equilibrio in continua evoluzione – tra il caos della vita, i cani che abbaiano in lontananza e i concerti davanti a decine di migliaia di persone. Un messaggio potente per chiunque combatta la stessa battaglia lontano dai riflettori.