“Chi vuole fare figli non è libero di farli”, a maggio gli Stati Generali della Natalità
- 23/04/2024
- Popolazione
“Oggi in Italia chi non vuole fare figli è libero di non farli, ma non è libero invece chi vuole farli”. Questo il punto centrale del problema della scarsa natalità in Italia, Paese che sta vivendo un vero inverno demografico, secondo Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, che oggi a Palazzo Wedekind a Roma ha presentato l’edizione 2024 degli Stati Generali della Natalità che si terranno il 9 e 10 maggio sempre nella capitale.
“Quello che noi cerchiamo di dire è che non dobbiamo convincere i giovani, le donne a fare figli. Dobbiamo mettere i giovani, le donne, le persone nelle condizioni di scegliere cosa fare. Con la libertà di scelta automaticamente avremo anche più figli, perché in Italia la nascita di un figlio è la seconda causa di povertà”, continua De Palo.
Libertà, giovani e futuro
“Il problema della natalità in Italia non è né una questione economica né culturale, ma di libertà: non sono libere le coppie che vorrebbero avere un figlio o farne un altro e non se la sentono; non sono libere le donne costrette ancora a scegliere tra maternità e carriera; non sono liberi i giovani, con il loro tasso di occupazione saldamente all’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea, precari nel lavoro e nella vita”, spiega De Palo.
E proprio libertà è una delle tre parole chiave su cui si baseranno gli imminenti Stati Generali, dove, evidenzia il presidente della Fondazione, si proverà “a fare da pungolo al mondo della politica, cercando di trasformare le analisi, ormai note, in sintesi, in proposte, in concretezza”.
Giovani e futuro sono le altre due parole fondamentali. Quanto alla prima, si tratta di un tema “legato ai dati che evidenziano un enorme problema dal punto di vista di ricambio intergenerazionale – spiega all’Adnkronos De Palo – perché in Italia si vive in media fino a 83,1 anni, quindi è aumentata l’aspettativa di vita, ma sotto, alla base, non c’è ricambio intergenerazionale, non nascono bambini, e questo produrrà degli scompensi enormi dal punto di vista del welfare, sanitario, dal punto di vista del pil”.
Mentre, per quanto riguarda il futuro, per De Palo “il tema è assolutamente collegato ai giovani e a quello che succederà al nostro paese: non possiamo parlare di natalità senza pensare al futuro e non possiamo parlare di giovani senza pensare al futuro e cioè che futuro stiamo preparando, costruendo? Il futuro è qualcosa che accade, che dovremmo costruire, lavorarci, dovremmo strutturarlo, ma non stiamo facendo nulla per il futuro, stiamo aspettando solo che accada. Stiamo andando, come dico spesso, a 200 chilometri orari contro un muro senza che ci siano minimamente segni di frenata”.
L’inverno demografico dell’Italia
Un muro fatto da dati inequivocabili, come quelli che emergono dal rapporto “Esserci più giovani più futuro. Dai numeri alla realtà”, realizzato in collaborazione con Istat. Se nel 1951 ogni 100 giovani c’erano 31 anziani, al 1° gennaio 2024 ogni 100 giovani gli anziani sono diventati 200. Secondo le proiezioni Istat, andando avanti con questa tendenza, nel 2050 ogni 100 giovani gli anziani saranno più di 300, mentre le nascite, dalle 379mila del 2023 calerebbero fino a 350mila.
Proprio il dato sulle nascite è particolarmente preoccupante: sempre secondo l’Istituto, nel 2023 i nuovi nati hanno toccato un altro record negativo, confermando un trend in atto dal 2013. Lo scorso anno visto nascere 14 mila neonati in meno rispetto al 2022 (-3,6%), risultato che porta il totale del calo a 197 mila unità dal 2008, ultimo anno ad aver visto un aumento delle nascite. Da quell’epoca, la riduzione è stata addirittura del 34,2%.
In sintesi, con un tasso di natalità di 1,2 figli per donna nel 2023, la fecondità italiana è vicina al minimo storico.
E’ una specie di circolo vizioso: meno nati significa anche, nel tempo, meno potenziali genitori: solo 11,5 milioni di donne e uomini tra i 15 e i 49 anni in Italia rientrano nell’età fertile, con un crollo a partire dal 2011, anno in cui se ne registravano quasi 14 milioni.
Anche il rinvio della genitorialità gioca un ruolo dalle conseguenze importanti, o perché alla fine si rinuncia del tutto, o perché si rinuncia al secondo figlio. Un ulteriore sintomo di una situazione che non va, confermato anche dall’altissimo numero di giovani tra i 18 e i 34 anni, più di due su tre, che vivono ancora con i genitori. Nel resto d’Europa sono uno su due.
L’analisi insomma, conclude De Palo, “è chiara. Ora serve la sintesi della politica. Abbiamo bisogno di un obiettivo condiviso anche perché non servono i bonus, ma riforme strutturali come il Quoziente familiare. Altrimenti perderemo la partita senza nemmeno aver provato a giocarla”.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani246
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione479
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video27
- Welfare234