L’Italia degli ultracentenari, chi sono e dove vivono
- 07/11/2024
- Popolazione
In Italia, superare i cento anni è sempre meno un traguardo eccezionale e sempre più un fenomeno diffuso: al 1° gennaio 2024, sono 22.552 i centenari italiani, l’81% dei quali sono donne, secondo i dati Istat. Dieci anni fa erano poco più di 17mila, ma da allora il loro numero è cresciuto del 30%, dando vita a una vera e propria “rivoluzione della longevità”. E non finisce qui. Il trend potrebbe continuare a salire, mentre inizia a farsi largo una nuova categoria di ultra-longevi, i semi-supercentenari, quelli che superano i 105 anni, e i supercentenari, che oltrepassano la soglia dei 110.
Il volto dell’Italia cambia insieme ai suoi abitanti più longevi: anziane signore, spesso vedove, che vivono prevalentemente in famiglia e che costituiscono quasi una società parallela di longevi silenziosi, sparsi tra Lombardia, Lazio e Emilia-Romagna, fino ai borghi della Liguria e del Molise. Con un tasso di crescita così rapido, c’è da chiedersi: quali fattori rendono così speciale la longevità italiana?
Un fenomeno al femminile
In cima alla lista, c’è senza dubbio il “fattore donna”. Le donne italiane non solo vivono più a lungo, ma rappresentano una vera e propria élite della longevità: nell’89% dei casi, chi supera i 105 anni è donna, mentre gli uomini compongono appena l’11% di questa fascia. Il segreto? Un insieme di vantaggi biologici e sociali che permette loro di vivere più a lungo e di superare i mariti, per la maggior parte deceduti da tempo.
Questa tendenza femminile a vivere oltre il secolo di vita si riflette anche nel numero esiguo di uomini ultra-longevi coniugati. Tra i semi-supercentenari, il 13% degli uomini è ancora sposato, rispetto a un solo 1% delle donne. È una realtà strutturale che influenza l’intera dinamica familiare della longevità: nella terza età avanzata, infatti, le donne si ritrovano quasi sempre vedove, mentre gli uomini anziani hanno più possibilità di condividere i loro ultimi anni con un partner, beneficiando di cure e supporto emotivo.
Dove vivere a lungo in Italia
L’Italia centenaria presenta una geografia della longevità che racconta anche le disparità regionali. La Lombardia vanta il numero assoluto più alto di centenari, con oltre 3.000 residenti ultracentenari, seguita da Lazio ed Emilia-Romagna. Tuttavia, se si considera il numero di centenari in rapporto alla popolazione, è la Liguria a guidare la classifica: qui si contano 61 centenari ogni 100mila abitanti, un dato che riflette l’età media elevata della popolazione ligure.
Questo sorprende poco, considerando che la Liguria è una regione storicamente caratterizzata da una bassa natalità e da una tradizione di vita tranquilla e legata al territorio, due fattori associati all’invecchiamento della popolazione. Seguono il Molise, con 58 centenari ogni 100mila abitanti, e il Friuli Venezia-Giulia, con 54. La Lombardia, pur avendo il maggior numero di ultracentenari in valori assoluti, si posiziona più in basso per densità, con 34 centenari ogni 100mila abitanti, sotto la media nazionale di 38.
Differenze territoriali che suggeriscono che la longevità è fortemente influenzata da elementi socio-culturali e ambientali, oltre che dall’accesso ai servizi sanitari e dallo stile di vita. La Liguria e il Molise, in particolare, evidenziano modelli di invecchiamento legati a uno stile di vita meno stressante e più comunitario, che favorisce il supporto reciproco tra anziani e famiglie.
Semi-supercentenari e supercentenari: chi sono e dove vivono
Se già i centenari sono un fenomeno notevole, lo sono ancor più i semi-supercentenari e i supercentenari. I primi, ovvero coloro che hanno superato i 105 anni, sono 677 in Italia, con una prevalenza del Molise, che registra la maggiore concentrazione, con 3,1 ogni 100mila abitanti. La Liguria e la Basilicata seguono a ruota, confermando la predisposizione di queste aree alla longevità.
Tra i supercentenari, coloro che hanno oltrepassato la soglia dei 110 anni, il dato si fa ancora più selettivo: in Italia ne rimangono solo 21, dei quali 20 sono donne. Anche in questo caso, la distribuzione geografica evidenzia differenze notevoli, con una concentrazione di supercentenari nelle stesse regioni che si distinguono per la longevità diffusa, dimostrando che l’ambiente, la storia e la cultura locale possono giocare un ruolo essenziale nel sostenere una vita lunga e qualitativamente buona.
All’inizio del 2024, la persona più anziana in Italia è una donna residente in Emilia-Romagna, che a ottobre ha raggiunto l’incredibile traguardo dei 114 anni. Per quanto riguarda gli uomini, il più anziano al 1° gennaio 2024 era un residente del Molise, che aveva 110 anni, ma è venuto a mancare nei primi mesi dell’anno. Alla fine di ottobre, il nuovo detentore del titolo di “decano” maschile risiede in Basilicata e ha anch’egli superato i 110 anni.
I record assoluti di longevità in Italia, tuttavia, rimangono imbattuti: quello maschile è ancora detenuto da Antonio Todde, sardo, che morì nel 2002 a pochi giorni dal compiere 113 anni, mentre quello femminile è di Emma Morano, piemontese, scomparsa nel 2017 a 117 anni. Morano, prima della sua morte, aveva anche ottenuto il titolo di donna più longeva del mondo.
Oggi, il record mondiale di longevità tra gli uomini è detenuto da John Alfred Tinniswood, un cittadino britannico che ha raggiunto i 112 anni, mentre tra le donne il primato spetta a Tomiko Itooka, giapponese, con 116 anni. A livello globale, la persona più longeva nella storia documentata ufficialmente è Jeanne Calment, una francese che visse fino a 122 anni, morendo nel 1997. Il record maschile, invece, spetta a Jirōemon Kimura, un giapponese che visse fino a 116 anni, deceduto nel 2013.
L’importanza della famiglia
Un altro aspetto peculiare della longevità italiana è la tendenza dei centenari a vivere in famiglia piuttosto che in strutture residenziali. Quasi il 90% degli italiani che superano i 100 anni risiede ancora in un contesto familiare, una percentuale che aumenta al 96,7% tra i supercentenari. La famiglia si conferma un pilastro della società italiana, fornendo cure e sostegno che le strutture istituzionalizzate, pur essendo diffuse, spesso non possono garantire per un periodo prolungato.
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