Cancro: decessi +75% entro il 2050, ma oltre il 40% è legato a fattori prevenibili
- 25 Settembre 2025
- Popolazione
Entro il 2050, i decessi per cancro nel mondo raggiungeranno 18,6 milioni, con un aumento del 75% rispetto ai 10,4 milioni attuali. Parallelamente, le nuove diagnosi passeranno dagli attuali 18,5 milioni a 30,5 milioni, con una crescita del 61%.
Le previsioni oncologiche pubblicate da The Lancet fotografano una situazione inquietante per il futuro della salute umana. La ricerca del Global Burden of Disease Study Cancer Collaborators, condotta su 204 Paesi e 47 tipi di tumore, evidenzia non solo le conseguenze, ma anche le cause di questo scenario, a partire da quelle demografiche.
Le radici demografiche dell’emergenza
L’invecchiamento della popolazione rappresenta il fattore principale alla base della maggiore esplosione dei casi tumorali. In Italia, il 51% dei casi colpisce persone sopra i settant’anni. Il numero assoluto di malati oncologici aumenterà anche a causa della crescita crescita demografica globale, è soprattuto la maggiore diffusion fattori di rischio oncogeni, però, a rendere il quadro complesso.
Lisa Force dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’University of Washington, coordinatrice dello studio, sottolinea come “il cancro contribuisca in maniera importante al carico di malattia globale” e che la crescita prevista “interesserà in maniera sproporzionata i Paesi con risorse limitate”. Un’osservazione che apre la strada a riflessioni più ampie sull’equità sanitaria globale.
Il divario tra Paesi ricchi e poveri
Oltre la metà dei nuovi casi e due terzi dei decessi si concentreranno nei Paesi a basso e medio reddito. Dal 1990 al 2023, i casi sono già raddoppiati raggiungendo 18,5 milioni, mentre i decessi sono aumentati del 74%.
Gia adesso, il 70% dei decessi oncologici si verifica nei Paesi a basso e medio reddito, specchio degli enormi gap di ricchezza presenti al livello globale.
I fattori di rischio modificabili
Lo studio conferma che oltre il 40% dei decessi per cancro è legato a 44 fattori di rischio modificabili. Al primo posto il fumo, seguito da sovrappeso, consumo di alcol, esposizione solare eccessiva e sedentarietà. In Italia, 80mila delle 180mila morti annuali per neoplasia sono attribuibili a questi fattori prevenibili.
L’obesità rappresenta un driver particolare dell’aumento dei tumori, soprattutto tra i giovani. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha documentato il legame causale tra eccesso di peso corporeo e 13 tipi di tumore, tra cui esofago, colon-retto, fegato, pancreas e mammella post-menopausale.
Il nodo obesità in Italia
L’obesità, dunque, potrebbe abbassare l’età media dei decessi per cancro anticipandolo rispetto alla terza età. In Italia, il 33% degli adulti italiani è in sovrappeso, il 10% obeso, il 24% fuma e la sedentarietà è in crescita. Inoltre, il Paese investe solo il 6,8% della spesa sanitaria in prevenzione, posizionandosi all’ottavo posto nell’Unione europea, dietro Regno Unito (12,5%), Austria (10,3%) e Paesi Bassi (9,6%).
Al livello globale, si stima che entro il 2050 sarà obesa oltre metà della popolazione adulta.
L’emergenza dei tumori giovanili
Nonostante l’aumento della vecchiaia sia il driver principale di tutti porterà all’aumento dei casi, emerge un fenomeno preoccupante tra le giovani generazioni. Uno studio dell’Istituto Regina Elena ha registrato tasso medio annuo di crescita del 9,37% dei tumori aggressivi tra le donne di 18-26 anni, rispetto al 4,43% tra gli uomini. Cancro al pancreas, gastrico, mieloma e neoplasie del colon-retto mostrano particolare aggressività in questa fascia d’età.
Questo trend riflette l’esposizione precoce a fattori di rischio: obesità, diabete, consumo eccessivo di alcol e tabacco stanno caratterizzando fasce d’età sempre più giovani, mettendo a rischio il futuro di milioni di loro.
Le strategie di intervento
Gli autori dello studio evidenziano la necessità di “implementare politiche di prevenzione del cancro a livello globale, rafforzare i sistemi sanitari, ridurre le disuguaglianze e dedicare risorse economiche”. Sul punto, il Codice europeo contro il cancro, che elenca dodici azioni preventive fondamentali, esiste dal 1987 ma trova ancora applicazione limitata.
Un elemento critico riguarda i finanziamenti alla ricerca oncologica nei Paesi a basso reddito, in calo dal 2016. Lo studio sottolinea come per ridurre l’incidenza del cancro servano “sia azioni individuali che approcci efficaci a livello di popolazione per ridurre l’esposizione ai rischi noti”. Gli autori sottolineano l’urgenza di “politiche informate sui dati e azioni per migliorare il controllo del cancro e gli esiti in tutto il mondo”, supportando il monitoraggio dei progressi verso obiettivi regionali e globali.
Un elemento critico emerso dall’analisi pubblicata su The Lancet riguarda la necessità di rafforzare i sistemi di sorveglianza del cancro, “cruciali per informare sia la comprensione locale che globale del burden oncologico”, particolarmente nei contesti a risorse limitate dove mancano dati di alta qualità.
La proiezione di 18,6 milioni di morti per cancro nel 2050 rappresenta una sfida sanitaria globale senza precedenti, ma anche il fatto che oltre il 40% dei decessi sia prevenibile attraverso modifiche degli stili di vita e investimenti in sanità pubblica è un dato da tenere a mente.
Come sottolinea l’autrice principale dello studio, Lisa Force, “queste nuove stime e previsioni possono supportare governi e comunità sanitarie globali nello sviluppo di politiche e azioni basate sui dati per migliorare il controllo del cancro e i risultati in tutto il mondo”. Il tempo per agire rimane disponibile, ma lo studio avverte che sono necessarie “azioni decisive e collettive oggi” per garantire progressi significativi nella battaglia contro il cancro.