Calano ancora le nascite in Italia, 3500 in meno nei primi 6 mesi 2023
- 26/10/2023
- Popolazione
Un altro record negativo per le nascite in Italia nel 2022. I nuovi nati infatti sono stati 393mila, in calo dell’1,7% rispetto al 2021. Il Rapporto Istat ‘Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2022’ conferma il trend discendente italiano, che vede il tasso di fecondità passare a 1,24 figli per donna dall’1,25 del 2021. Nemmeno l’anno in corso sembra portare buone notizie: in base ai primi dati provvisori, a gennaio-giugno le nascite sono state circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, e si stima una fecondità pari a 1,22 figli per donna. Molto al di sotto della soglia di sostituzione della popolazione, necessario a compensare le morti, pari a 2,1.
Dal 2008, anno in cui il numero dei nati vivi ha registrato il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, e dal 2010, quando si è toccato il massimo relativo degli ultimi vent’anni a 1,44 figli per donna, la dinamica è sempre stata in discesa, con una riduzione medio-annua di circa 13mila unità – pari al 2,7%. Tradotto, oggi si rilevano oltre 183mila nascite in meno rispetto al 2008, ovvero un calo del 31,8%.
Le cause
Tra i motivi per il calo delle nascite segnalati dall’Istat , c’è innanzitutto il fatto che la popolazione femminile in età riproduttiva (tra i 15 e 49 anni, secondo convenzione) è meno numerosa di prima: infatti in questa fascia di popolazione le donne scontano l’effetto del ‘baby-bust’, la fase di continua riduzione della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.
Ci sono poi motivi economici:
• l’allungarsi dei tempi di formazione
• le difficoltà a trovare un lavoro stabile
• la bassa crescita economica
• il problema della casa
Se a inizio millennio questi fattori incidevano soprattutto nella decisione di ‘mettere in cantiere’ un secondo figlio, oggi frenano a monte la decisione di fare il primo. Tuttavia, nel 2022 quasi un nato su due è primogenito (il 48,9% del totale dei nati, 6mila in più, il +3,2% sul 2021). I figli successivi al primo diminuiscono invece del 6,1% nell’ultimo anno.
Un altro fattore importante, come vedremo tra poco, è l’attenuarsi dell’apporto fornito dalla popolazione straniera. Ma in ogni caso la diminuzione dei nati è attribuibile per la quasi totalità al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (311.117 nel 2022, quasi 169mila in meno rispetto al 2008).
Le differenze geografiche
A livello geografico, nel Nord, dove il numero dei nati negli anni Duemila era aumentato, i livelli di fecondità continuano a scendere, mentre il Mezzogiorno registra un lieve aumento, dovuto a un recupero rispetto al periodo pandemico. Nello specifico:
• il Centro presenta la fecondità più bassa, pari a 1,16 figli per donna, in calo rispetto al 2021 (1,19)
• il Nord-est registra la fecondità più alta, 1,29 figli per donna
• il Nord-ovest si attesta a 1,24 figli per donna
• il Nord nel suo complesso ha una fecondità pari a 1,26 (1,28 nel 2021)
• il Mezzogiorno rileva un livello di fecondità di 1,26 figli per donna (1,25 nel 2021)
• la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen hail massimo valore di fecondità (1,65), seguita dalla Provincia autonoma di Trento con 1,37
• al Sud i valori massimi sono in Sicilia (1,35) e in Campania (1,33)
• la Sardegna ha il record negativo (0,95), in ulteriore calo sul 2021 (0,99).
L’apporto della popolazione straniera si è attenuato
Il tasso di fecondità nel 2022, come detto, è pari all’1,24 figli per donna, un dato che accorpa il ‘contributo’ italiano e quello straniero. Per le sole donne italiane infatti la cifra si ferma a 1,18 – era 1,33 nel 2010 – mentre per le straniere è pari a 1,87. Se consideriamo che nel 2006 la fecondità delle straniere era pari a 2,79 figli per donna, è evidente che negli ultimi anni si è attenuato l’apporto della popolazione ‘non italiana’ alle nascite, a causa dei processi di integrazione e dell’adeguamento agli stili di vita del Paese.
In base ai dati Istat, i nati da genitori in cui almeno uno dei due sia straniero continuano a diminuire nel 2022, attestandosi al 20,9% del totale dei nati. I nati da genitori entrambi stranieri sono 53.079 (26.815 in meno sul 2012), il 13,5% del totale.
E’ il Nord, dove la presenza straniera è più radicata, a registrare una maggiore incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati (19,3%) seguito dal Centro (15,1%). Nel Mezzogiorno invece l’incidenza è molto inferiore: 5,6% al Sud e 5% nelle Isole.
Nel 2022 la regione settentrionale con la più alta incidenza di nati stranieri rispetto al totale è l’Emilia-Romagna (21,8%), seguita da Lombardia e Liguria (rispettivamente il 19,9% e il 19,7%), Veneto (18,9%), Piemonte (17,6%), Friuli-Venezia Giulia (17,5%). Al Centro spicca la Toscana (17,3%), mentre nel Mezzogiorno la Sardegna presenta un minimo del 4,1% e l’Abruzzo un massimo del 9,1%.
Al primo posto si confermano i nati da donne rumene (11.804 nati nel 2022), poi quelli da donne marocchine (8.744) e albanesi (7.768). Tre cittadinanze che da sole coprono il 38,6% delle nascite da madri straniere residenti.
Aumentano i figli nati fuori dal matrimonio
Un altro elemento su cui si sofferma il report dell’Istat è l’aumento dei figli nati fuori dal matrimonio, dovuto al cambio di valori culturali per cui per le coppie più giovani il matrimonio non è più come una volta un passaggio obbligato. Lo conferma sempre l’Istat, i cui dati parlano di una diminuzione delle unioni , specialmente religiose: -2% rispetto al 2019.
Dall’inizio del millennio, sottolinea l’Istat, la quota di nati fuori dal matrimonio è costantemente aumentata, guadagnando 33 punti percentuali.
I figli ‘more uxorio’ sono 163.317 (+3,5mila sul 2021, quasi 50mila in più sul 2008), pari al 41,5% del totale, di cui il 35% con genitori che non sono mai stati coniugati e il 6,5% da coppie in cui almeno un genitore proviene da una precedente esperienza matrimoniale.
La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (48,7%), seguono Nord-ovest (42,4%) e Nord-est (42,3%). Il Mezzogiorno, dove si registra la quota più bassa (36,8%), sta comunque recuperando terreno.
La regione con la più alta proporzione di nascite more uxorio è la Sardegna (53,6%). Nel Centro spiccano l’Umbria (51,1%), il Lazio (49,5%) e la Toscana (48,6%); al Nord-ovest la Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (49,3%) e al Nord-est la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (48,1%). Le percentuali più basse si registrano in Calabria (30,4%) e in Basilicata (29,2%).
In partenza il ‘tour della natalità’
“La continua diminuzione del tasso di natalità , come certificato oggi dall’Istat, conferma che, senza un obiettivo chiaro, non riusciremo a vincere la battaglia della denatalità”, commenta Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità.
“La denatalità non ha un colore politico, riguarda tutti, Governo e opposizione, perché dovremo farci i conti seriamente per i prossimi trent’anni”, prosegue De Palo, a giudizio del quale “servono politiche impattanti per una responsabilità condivisa: lo Stato deve cercare di dare stabilità ai giovani a livello lavorativo, facilitare la nascita di giovani famiglie e modificare la fiscalità valorizzando la composizione familiare; le Regioni e i comuni devono lavorare sull’implementazione dei servizi locali e sulle loro tariffe, creando città a misura di famiglia; le aziende devono aiutare l’armonizzazione tra lavoro e famiglia valorizzando il lavoro femminile; i media e il mondo dello spettacolo devono fare una narrazione nuova, mostrando come la nascita di un figlio non è un problema, ma una risorsa “.
De Palo conferma l’impegno della Fondazione per la natalità e annuncia: “Quest’anno abbiamo organizzato un tour della natalità che ci vedrà protagonisti di 5 eventi sul territorio, proprio per sensibilizzare anche a livello locale questa sfida epocale che ci attende. La prima tappa sarà Venezia, poi Bologna, Milano, Palermo e Napoli”.
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