Bonus Psicologo 2024: da oggi via alle domande, ecco come accedere e chi può richiederlo
- 18/03/2024
- Popolazione
Da oggi, 18 marzo 2024, gli italiani possono nuovamente chiedere il Bonus Psicologo, la misura che copre le spese per il supporto psicologico fino a 1.500 euro. Ma quali sono i requisiti per accedere al Bonus Psicologo 2024, a quanto ammonta il beneficio e come stanno gli italiani? Vediamolo insieme.
Requisiti Bonus Psicologo
Per accedere al Bonus, i richiedenti devono soddisfare i seguenti requisiti
- Residenti in Italia,
- Avere Isee in corso di validità non superiore a 50.000 euro.
Negli ultimi anni, in particolare dopo il lockdown, la fascia di popolazione più colpita dai disturbi mentali è quella dei giovani, ma per accedere al Bonus Psicologo non esiste alcun limite di età.
L’importo del Bonus Psicologo
La legge di Bilancio 2024 ha confermato l’importo del Bonus Psicologo 2023, che aveva innalzato il massimo erogabile da 600 euro a 1.500 euro per persona, in ogni caso per un massimo di 50 euro a seduta. Nello specifico:
- Fino a 15.000 euro di Isee: 1.500 euro per persona;
- Da 15.000 a 30.000 euro di Isee: 1.000 euro per persona;
- Da 30.000 a 50.000 euro di Isee: 500 euro per persona.
Come fare richiesta
Le domande per il Bonus Psicologo 2023 possono essere presentate dal 18 marzo al 31 maggio 2024, attraverso il servizio online dell’Inps o contattando il Contact center. Per accedere alla procedura online, è necessario disporre di Spid (almeno di Livello 2), Cie (Carta d’Identità Elettronica) o Cns (Carta Nazionale dei Servizi).
La salute mentale degli italiani
Il Bonus psicologo è stato concepito per sostenere le persone che affrontano condizioni di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, offrendo un contributo economico per coprire le spese relative a sessioni di psicoterapia.
Introdotto per la prima volta nel 2022 con il governo di Mario Draghi, il Bonus Psicologo è diventato strutturale con la Legge di Bilancio 2023 che ne ha innalzato l’importo massimo erogabile per persona da 600 euro a 1.500 euro. L’anno scorso la misura è stata finanziata con 5 milioni di euro, quest’anno l’importo sale a 8 milioni.
In effetti, negli ultimi anni la situazione della salute mentale in Italia ha mostrato segnali preoccupanti, con un incremento significativo dei casi di disturbi mentali tra la popolazione. Eppure, l’Italia si colloca tra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale: nel Belpaese viene destinato circa il 3,4% della spesa sanitaria collettiva, mentre i principali Paesi ricchi ne dedicano più del 10% (dati aggiornati a ottobre 2023).
Un’indagine condotta da Ipsos e promossa dal Gruppo Axa ha rivelato che lo stress è il disturbo mentale più diffuso in Italia, avvertito dal 56% del campione intervistato, +8% rispetto al 2022. La nota positiva è che, accanto ai disturbi mentali, cresce anche la consapevolezza attorno a queste problematiche e, soprattutto, stanno venendo meno i tabù sull’argomento.
Una nota positiva che è quasi una necessità dato che il Belpaese è assieme al Giappone il Paese con la più bassa percentuale di persone che avvertono un pieno stato di salute mentale, come riportato ancora dall’indagine Axa e Ipsos.
In Italia ha dichiarato di provare uno stato di pieno benessere (Flourishing) solo il 18% del campione, in calo rispetto al 20% registrato nell’indagine del 2022. Tra i Paesi analizzati, solo il Giappone ha registrato un dato così basso nel primo profilo soggettivo.
Oltre al già citato stress, il disturbo mentale più diffuso nell’indagine, i risultati dell’analisi annoverano tra le cause l’impatto della guerra in Ucraina, avvertito dal 52% del campione, e del cambiamento climatico, avvertito dal 43% della popolazione, terza percentuale più alta in Europa.
Preoccupante la situazione di giovani e donne
Fattori che preoccupano anche in prospettiva futura. Non a caso le risposte allo studio, fornite da 30.600 persone tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi, hanno evidenziato che la fascia di età più a rischio è quella dei giovani. Su di loro pesano le incertezze sul futuro, aggravate dalle guerre e dalla tensione geopolitica crescente, ma anche la società sempre più competitiva e individualista. Tante le sfaccettature e un dato molto eloquente: solo 1 giovane su 12 riporta uno stato di benessere mentale pieno.
Pandemia, guerra e i recenti disastri climatici hanno quindi contribuito a gettare ancora più ombra sulle prospettive in un Paese come l’Italia, dove anche la pensione diventa un’incognita per la Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2010) e la Generazione Alpha o “Screenagers” (2011-oggi).
La seconda categoria più a rischio sotto il profilo della salute mentale è rappresentata dalle donne che devono fare i conti con il gender gap sia nella società che nel lavoro.
Tra i fattori che pesano sul gender gap il più rilevante è la disparità di genere percepita nella vita quotidiana: oltre il 40% delle donne ha visto mettere in dubbio le proprie capacità per via di pregiudizi, mentre una su 3 ha ricevuto commenti indesiderati sul proprio genere.
A queste situazioni pregiudizievoli va aggiunto lo squilibrio tra uomo e donna nei lavori domestici, nonostante i lievi ma incoraggianti miglioramenti degli ultimi anni.
Come il lavoro incide sullo stress
Di pari passo con la pandemia e l’exploit delle problematiche mentali, il mondo occidentale ha conosciuto il fenomeno della “great resignation”, con molte persone (soprattutto giovani) che hanno deciso di abbandonare il proprio posto di lavoro, per preferirne un altro, magari meno remunerativo, ma di sicuro meno stressante.
In effetti, se lo stress è, in Italia e nel mondo, la causa più frequente di disturbi mentali, in parte è anche colpa del lavoro, spiegano gli esperti di Stimulus, società di consulenza per il benessere psicologico nei luoghi di lavoro.
A pesare principalmente sui lavoratori italiani è la difficoltà a relazionarsi con i propri capi (46,3% dei casi) e, più in generale, l’ambiente lavorativo malsano (24,1%).
I dati relativi alle 17.234 consulenze del 2023 e inclusi nel Report del Servizio di supporto psicologico di Stimulus evidenziano:
– Sofferenze legate all’ansia: emersa in oltre la metà delle consulenze (54,22%);
– preoccupazioni ansiose: emersa nel 34,84% dei casi;
– apprensione duratura che sfocia in stato ansioso: emersa nel 19,38% dei casi;
– sintomi depressivi con manifestazioni intense e puntuali: emersi nell’11,77% dei colloqui;
– stato depressivo: emerso nell’8,37% dei casi.
Quindi, le prime conseguenze dell’ansia, se trascurate e protratte nel tempo, si trasformano in stato depressivo per quasi un lavoratore su dieci.
Spiega Marisabel Iacopino, senior service coordinator Stimulus Italia: “Lo stress è una risposta psicofisica a compiti e sfide di natura emotiva, sociale o cognitiva derivata dall’ambiente esterno. Nel momento in cui lo sforzo richiesto per portare a termine il compito è maggiore rispetto alle risorse a nostra disposizione, ci possiamo trovare in una condizione di stress eccessivo”.
Incoraggiante la crescita delle richieste dei colloqui in presenza: 3.672 nel corso del 2023, +17,65% rispetto al 2022. Segno che di patologie mentali si parla sempre di più e con meno vergogna. Anche grazie al Bonus Psicologo.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani247
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione480
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video28
- Welfare234