Perché le diagnosi di autismo sono in costante aumento e riguardano di più gli uomini?
- 09/04/2024
- Giovani Popolazione
In Italia le diagnosi di disturbi dello spettro autistico sono aumentate di circa 10 volte in 40 anni e secondo le stime dell’Angsa, Associazione nazionale genitori persone con autismo, riguardano almeno 600mila persone di ogni fascia di età. Tra i 7 e i 9 anni, l’autismo viene diagnosticato a un bambino su 77.
Maschi più colpiti
I dati dell’Osservatorio nazionale per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico dimostrano che i maschi sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine, anche se alcuni studi suggeriscono che questa proporzione sia inferiore, ma comunque mai sotto il rapporto 2:1. La scienza non ha ancora una risposta chiara sul perché l’autismo sia così più frequente tra i maschi, ma non mancano le ipotesi.
Ad esempio, i geni associati all’autismo possono essere più comuni e gravi nei maschi a causa del ruolo dell’androgeno nella segnalazione dello sviluppo maschile o delle mutazioni X-linked, che sono più comuni e gravi nei maschi. L’imprinting genetico è un altro fattore che può spiegare la discrepanza di genere nell’autismo. L’imprinting genetico è un processo in cui i geni sono attivi o inattivi in base al sesso del genitore che li ha trasmessi e, secondo alcuni studi, può essere responsabile delle differenze di genere nell’autismo.
La teoria del cervello estremamente maschile
Un’altra possibile spiegazione della così ampia differenza di genere è la “teoria del cervello estremamente maschile” per cui i cervelli autistici mostrano una “esagerazione” delle caratteristiche associate ai cervelli maschili, come un aumento delle dimensioni e una diminuzione della connettività relativa, nonché una maggiore tendenza al pensiero sistematico rispetto al pensiero empatico.
Questa teoria è stata sviluppata da Simon Baron-Cohen e ha ricevuto un buon grado di accettazione nella comunità scientifica. La teoria del cervello estremamente maschile è basata su quella dell’empatia-sistematizzazione (E-S), che assegna un particolare tipo di cervello a ogni persona, a prescindere dal genere, secondo la sua capacità di empatia o sistematizzazione.
Il cervello femminile è in larga misura programmato per l’empatia, mentre il cervello maschile sembra orientato a costruire sistemi.
La ricerca ha confermato le attese di questa teoria, mostrando che i maschi ottengono punteggi più elevati nelle misure di sistematizzazione, mentre le donne ottengono punteggi più elevati nelle misure di empatia.
Bisogna quindi considerare che i soggetti con autismo ottengono punteggi di sistematizzazione più alti della media maschile, indipendentemente dal genere di appartenenza.
La teoria dell’estremo cervello maschile, però, non è senza critiche. Alcuni studiosi hanno sottolineato che la teoria non è sufficientemente specifica per spiegare l’autismo e che la differenza di genere nell’autismo potrebbe essere dovuta a fattori genetici e ambientali. Altri hanno criticato la teoria per il suo eccessivo determinismo e per il suo potenziale per rafforzare stereotipi sulle differenze di genere.
Aumentano i casi di autismo?
L’aumento delle diagnosi di autismo, di cui esattamente una settimana (2 aprile) fa ricorreva la giornata Mondiale, è confermato anche dai dati dell’Istituto Superiore della Sanità. Ogni anno in Italia si registrano circa 5mila nuovi casi di autismo, in media 14 al giorno: un bambino ogni 77 persone, uno ogni 36 secondo l’ultimo aggiornamento del CdC (Centers for Disease Control and Prevention).
Eppure, questo aumento delle diagnosi non significa necessariamente che la Dsa sia più diffusa di rispetto a qualche decennio fa.
Cause scientifiche
Le cause sono sostanzialmente di natura scientifica e sociale. Tra le cause scientifiche:
- Maggior consapevolezza: la crescente consapevolezza sull’autismo tra il pubblico e gli operatori sanitari ha portato a una maggiore identificazione dei sintomi. Dal momento che non esistono test oggettivi per diagnosticare l’autismo questo aspetto è cruciale per notare molti più casi rispetto a prima. La diagnosi, infatti, si basa sull’osservazione del comportamento dell’individuo;
- Allargamento dei criteri: nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm), i criteri per la diagnosi includono problemi nella comunicazione sociale e interazioni, oltre a interessi ristretti o comportamenti ripetitivi. Nel corso degli anni, i criteri diagnostici per l’autismo sono stati ampliati per includere una gamma più ampia di sintomi e livelli di gravità. Ciò ha permesso di identificare più casi che in passato potrebbero essere sfuggiti alla diagnosi;
- Miglior accesso all’assistenza sanitaria: l’accesso migliorato ai servizi sanitari scorsi ha consentito una maggiore valutazione e diagnosi dell’autismo. Rispetto ai decenni precedenti, più famiglie hanno ora la possibilità di consultare specialisti e ricevere una diagnosi accurata.
Cause culturali
Bisogna inoltre considerare la maggiore sensibilità social sul tema, anche grazie a progetti come PizzAut e il microbiscottificio Frolla, che uniscono l’alta cucina con l’inclusione lavorativa di soggetti con sindrome autistica.
Il lavoro rappresenta un canale fondamentale per rendere concreta l’inclusione dei soggetti affetti da autismo. Alcuni studi, inoltre, dimostrano come i soggetti con questa sindrome siano più inclini a concentrarsi su loro stessi e sulle proprie azioni, piuttosto che sulle ricompense esterne. Non a caso, molti progetti che prevedono l’assunzione esclusiva o maggioritaria di persone con spettro autistico sono noti per riscuotere un enorme successo tra i clienti. Un successo non generato “dalla pena di chi fa i prodotti”, come spiegato da Gianluca Di Lorenzo, ideatore del progetto Frolla all’Adnkronos, ma dalla qualità dei beni o servizi offerti.
In generale, la società, seppure con velocità diverse, procede verso una maggiore affermazione dell’ambito Esg inteso in senso ampio, e sta quindi diventando più aperta alle differenze. Questo contesto ha permesso di strappare il velo di Maya sull’autismo e ha incoraggiato le famiglie a cercare una diagnosi e un supporto adeguati.
Un piano da 100 milioni
Nel 2022 il Ministero della Salute ha pubblicato un fondo di 100 milioni di euro per sostenere progetti a sostegno delle persone con la sindrome autistica. Un fondo che da quest’anno entra nel vivo. Il piano è talmente importante, e complesso, che l’Angsa lo ha ribattezzato “Il Pnrr dell’autismo”: “Stessa cospicua disponibilità di risorse, stessa complessità delle procedure burocratiche, stessa lentezza nell’elaborazione dei progetti, e soprattutto una parcellizzazione degli interventi e delle linee scelte da ogni Regione che produrrà certamente un buona quota di sprechi e iniziative di dubbia efficacia”, scrive il Sole 24Ore spiegando che, comunque, questo piano permetterà di tracciare una nuova di questo disturbo dello sviluppo.
Le iniziative vanno dall’assistenza diretta all’inserimento lavorativo, a progetti di abitazione e attività sociali. I progetti sono supportati da questo fondo e sono stati approvati dalle Regioni in tutto il Paese. La maggior parte delle Regioni ha scelto di utilizzare i voucher per l’assistenza sociosanitaria e percorsi di socializzazione dedicati ai minori fino a 21 anni.
Circa il 55% del fondo è destinato a queste quattro linee di intervento: intervento precoce; educazione e formazione; supporto familiare e comunitario; ricerca e sensibilizzazione.
Il restante 45% è suddiviso tra sostegno ai comuni per interventi nelle scuole, socializzazione per adulti, progetti con il terzo settore per attività sociali e formazione per i nuclei familiari che assistono persone con autismo.
I progetti hanno una durata biennale e la conclusione è fissata al 2025. L’obiettivo è raddoppiare il numero di persone assistite, passando dal 33% attuale al 60% delle persone con autismo. Tuttavia, se si vuole rendere strutturale questa assistenza, è importante che l’assistenza sia garantita dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e non solo da fondi aggiuntivi.
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