L’attività fisica intensa riduce il rischio di morte fino al 30%
- 10/12/2024
- Popolazione
Camminare fa bene, correre fa meglio, prepararsi è la scelta migliore. Potrebbe essere questo il riassunto dell’importante studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine che ha analizzato i dati di oltre un milione di partecipazioni a eventi sportivi di massa tra il 1995 e il 2017, offrendo nuovi spunti sui benefici e sui rischi di queste attività.
Lo studio si è concentrato sul rapporto tra eventi sportivi intensi da una parte e rischio di mortalità a breve termine e a lungo termine dall’altra, dando risultati non scontati. È stato dimostrato, inoltre, che anche camminare ogni giorno, seppure a bassa intensità, può allungare la vita di oltre cinque anni.
Vediamo da vicino i risultati.
Attività intensa, i rischi per la salute
La partecipazione a 49 eventi sportivi di massa, come corse, maratone, gare ciclistiche o camminate, è da tempo riconosciuta per i suoi benefici sulla salute fisica e mentale. Tuttavia, nel caso di attività fisica intensa, esistono anche dei rischi associati, soprattutto nei momenti immediatamente successivi allo sforzo fisico.
Lo studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine è partito da un bacino di 1.118.795 partecipazioni a eventi sportivi di massa, mentre i dati di 296.934 non partecipanti sono stati ottenuti dal Registro della Popolazione dei Paesi Bassi. Dopo aver escluso duplicati e non partecipanti non corrispondenti, sono stati incrociati i dati di 546.876 partecipanti e 211.592 non partecipanti.
L’età mediana dei partecipanti era di 41 anni (intervallo 31–50) e la maggioranza era costituita da uomini (56%). La maggior parte dei partecipanti era coinvolta in eventi di corsa (72%), che è anche l’attività in cui si è registra l’età mediana più bassa (38 anni, intervallo 29–47).
Sui quasi 547mila partecipanti, 4.625 partecipanti sono deceduti dopo un periodo di follow-up mediano di 3,8 anni. I partecipanti deceduti erano più anziani (età mediana di 54 anni, intervallo 45–63) e prevalentemente uomini (74%) rispetto alla popolazione totale dei partecipanti agli eventi sportivi di massa. La maggior parte dei partecipanti deceduti aveva preso parte ad eventi di corsa (61%).
Il rischio di morte acuta, ovvero di morte verificatasi nei 7 giorni successivi all’evento, è stato calcolato in 4,2 morti ogni 100.000 partecipanti. Questo valore è più alto rispetto ai tassi generalmente riportati in studi precedenti (da 0,3 a 2,1 morti ogni 100.000 partecipanti), anche se, spiegano i ricercatori, l’aumento potrebbe derivare da un periodo di osservazione più lungo (7 giorni anziché 24 ore) e da una raccolta dei dati più completa tramite il registro nazionale dei decessi. È importante notare che lo studio ha incluso tutte le cause di morte, non solo quelle legate a malattie cardiovascolari, un altro dato che potrebbe spiegare il tasso più elevato di mortalità.
I benefici per la salute
Nonostante il rischio immediato associato all’attività fisica intensa, lo studio ha dimostrato che i benefici della partecipazione a eventi sportivi di massa superano i rischi.
I partecipanti, infatti, hanno mostrato una riduzione del 30% del rischio di morte rispetto ai non partecipanti. Questo beneficio è stato osservato sia tra uomini che donne e anche tra partecipanti più anziani. L’attività che ha mostrato il beneficio più grande, con una riduzione del 35% del rischio di morte, è stata la corsa, seguita dal ciclismo (30%) e dalla camminata (12%).
Camminare fa bene alla salute: i dati
L’intensità dell’esercizio fisico sembra essere un fattore chiave in questa riduzione del rischio: i corridori e i ciclisti, che si sottopongono a sforzi maggiori, mostrano una più ampia riduzione del rischio di mortalità rispetto ai camminatori. Unendo i due risultati, si ottiene che l’esercizio più vigoroso può portare a benefici significativi per la salute, seppure con un rischio lievemente maggiore nel breve periodo.
La riduzione del rischio di mortalità del 12% per i “walkers” è un dato confortante specialmente per coloro che non possono praticare attività ad alta intensità. Sebbene l’effetto della camminata sia inferiore rispetto a quello della corsa e del ciclismo, lo studio ha dimostrato che questa forma di esercizio è comunque utile per migliorare la salute cardiovascolare, ridurre il rischio di malattie croniche e migliorare il benessere generale.
Quanto bisogna camminare?
Gli adulti più attivi hanno svolto un’attività fisica equivalente a una camminata di due ore e quaranta minuti al giorno con benefici stimati in una media di 10,9 anni di vita in più.
I risultati indicano che anche un incremento modesto dell’attività fisica, come camminare un’ora in più al giorno, può portare a un aumento dell’aspettativa di vita fino a 5-6 anni. Per i più sedentati, camminare per circa 50 minuti al giorno a una velocità di circa 4,8 chilometri all’ora è considerato il livello minimo per iniziare a vedere benefici. Questo tipo di attività si traduce in 6,3 ore in più di aspettativa di vita per ogni ora di camminata. Al contrario, una passeggiata di un’ora non farebbe molta differenza per gli adulti più attivi, che potrebbero aver già “esaurito” i benefici dell’esercizio fisico, ha spiegato Veermen.
L’Oms consiglia di camminare almeno 150 minuti a settimana, ovvero mezz’ora per cinque giorni, per avere un miglioramento della salute generale. I benefici riguardano in primis le funzioni cardiovascolari, ma camminare frequentemente aiuta anche a ridurre il peso e prevenire il diabete.
“Se c’è qualcosa che si può fare per ridurre notevolmente il rischio di morte, l’attività fisica è un mezzo estremamente potente”, ha dichiarato in un comunicato Lennert Veerman, principale autore dello studio e professore di salute pubblica presso la Griffith University, in Australia.
Fattori e limiti dello studio
Lo studio ha anche esaminato come diversi fattori potessero influenzare il rischio di morte legato alla partecipazione a eventi sportivi. L’età, il sesso e il tipo di evento erano tutti fattori significativi. I partecipanti più giovani avevano un rischio inferiore di morte rispetto agli adulti più anziani, ma in generale tutti i partecipanti hanno beneficiato di una riduzione del rischio di morte rispetto alla popolazione non partecipante.
Nonostante la grande quantità di dati analizzati, lo studio presenta alcuni limiti strutturali. La principale limitazione riguarda l’assenza di informazioni dettagliate sulla salute iniziale dei partecipanti, sul loro profilo di rischio aterosclerotico e sulle abitudini di esercizio abituali. Inoltre, non sono stati inclusi dati su fattori potenzialmente confondenti, come l’uso di droghe ricreative, l’inquinamento ambientale o altre condizioni di salute transitorie, come le infezioni o le condizioni climatiche particolarmente avverse. Questi fattori potrebbero aver influenzato i risultati, ma il confronto tra lo stesso individuo in diversi periodi temporali ha contribuito a ridurre il rischio di bias.
Attività fisica e benefici pubblici
Nelle conclusioni dello studio, gli autori supportano l’importanza di incoraggiare una maggiore partecipazione a eventi sportivi, ma anche la necessità di educare i partecipanti sui rischi legati a un esercizio fisico troppo intenso, soprattutto per chi ha una bassa preparazione fisica o determinate condizioni preesistenti.
In un Paese sempre più anziano come l’Italia, seconda solo al Giappone per speranza di vita, la promozione di attività fisica regolare a bassa intensità, diventa un canale molto interessante per migliorare la salute delle persone. Oltre a migliorare l’aspettativa di vita, la camminata riduce il rischio di dolori articolari e il rischio di malattie croniche.
Salute pubblica
Incentivare l’attività fisica quotidiana significa anche rendere le città più percorribili a piedi e in bicicletta. Questa scelta, ha spiegato ancora il prof. Veermen, potrebbe “non solo aumentare la longevità, ma anche ridurre la pressione sui nostri sistemi sanitari e sull’ambiente”.
Se a livello di trasporto pubblico e piste ciclabili l’Italia è molto indietro rispetto agli altri Paesi europei, le cose vanno meglio per le camminate. Secondo un report dell’Osservatorio Senior, gli italiani camminano in media circa 7.200 passi al giorno, con variazioni significative tra diverse fasce d’età e livelli di attività, molto più della media globale pari a circa 5.300 passi. La mortalità diminuisce con l’aumento dei passi, con riduzioni significative già a partire dai 4.000 passi al giorno. I benefici della camminata si stabilizzano intorno ai 10.000 passi, ma continuano ad aumentare fino a 20.000 passi al giorno.
I risultati sono incoraggianti, ma è noto il problema della sedentarietà che riguarda milioni di persone in Italia, a causa del lavoro o di stili di vita non salutari. Alla luce dei risultati pubblicato sul British Journal of Sports Medicine risulta evidente che l’attività fisica, anche quella moderata, ha una serie di benefici da valutare. Da qui, l’invito del prof. Veermen: “Ogni ora trascorsa davanti alla televisione può accorciare la vita di circa 22 minuti. Questo mette in evidenza l’importanza di sostituire il tempo sedentario con attività fisica, anche solo camminando”.