L’Oms dichiara il virus Mpox emergenza sanitaria: che rischi corrono i bambini?
- 16/08/2024
- Mondo
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo delle scimmie, ora conosciuto come Mpox, un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, sottolineando l’urgenza di una risposta globale coordinata. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha annunciato questa decisione durante una conferenza stampa a Ginevra, dopo un vertice straordinario di esperti. La dichiarazione arriva in seguito alla diffusione preoccupante di una nuova variante del virus, Clade 1, più grave e contagiosa, rilevata per la prima volta al di fuori dell’Africa, in Svezia.
La nuova variante, che ha sollevato allarmi in tutta Europa, rappresenta una minaccia significativa, soprattutto per i gruppi più vulnerabili come bambini e donne in gravidanza, aprendo scenari inquietanti sul potenziale impatto del virus anche in altri continenti.
La diffusione della variante Clade 1 e l’impatto sui bambini
La diffusione del Clade 1 del virus Mpox nella Repubblica Democratica del Congo e nei paesi limitrofi ha sollevato allarme globale, con un impatto particolarmente devastante sui bambini. Questo ceppo, più aggressivo e virulento rispetto ad altre varianti, ha determinato un’impennata di infezioni e decessi, soprattutto tra i più giovani.
I sintomi dell’Mpox Clade 1, simili a quelli del vaiolo, possono variare da lievi a gravi e solitamente compaiono entro 5-21 giorni dall’esposizione al virus. I primi segni includono febbre alta, mal di testa intenso, dolori muscolari, spossatezza e linfonodi ingrossati, un sintomo distintivo rispetto al vaiolo tradizionale. Successivamente, si sviluppa un’eruzione cutanea che inizia sul viso e si diffonde al resto del corpo, evolvendo in lesioni cutanee che passano attraverso diverse fasi: macule, papule, vescicole, pustole e infine croste. Le lesioni possono essere molto dolorose e, nei casi più gravi, causare cicatrici permanenti. Nei bambini piccoli, nelle donne in gravidanza e nelle persone immunocompromesse, il virus può portare a complicazioni più serie, come infezioni secondarie, bronchiti, polmoniti, encefaliti e sepsi, aumentando significativamente il rischio di mortalità. La situazione è particolarmente critica nei contesti già segnati da fragilità economica e sanitaria, come la Repubblica Democratica del Congo, dove il sistema sanitario è messo a dura prova da anni di conflitti e altre emergenze sanitarie come Ebola e COVID-19.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2024, la variante Clade 1 del Mpox ha causato oltre 14.000 infezioni e 524 decessi, superando di gran lunga le cifre dell’anno precedente. Questi numeri, già preoccupanti, assumono una gravità maggiore se si considera che la maggioranza delle vittime sono bambini e adolescenti.
Save the Children ha evidenziato come circa il 70% dei casi segnalati riguardi minori sotto i 15 anni, con una particolare vulnerabilità nei bambini di età inferiore a un anno, il cui tasso di mortalità è quasi quattro volte superiore a quello degli adulti. Questa differenza nella letalità tra bambini e adulti potrebbe essere dovuta a diversi fattori, tra cui l’immaturità del sistema immunitario nei più piccoli e le difficoltà nel diagnosticare tempestivamente il virus, spesso confuso con altre malattie infettive comuni nei bambini.
Nei sovraffollati ospedali della Repubblica Democratica del Congo, la situazione è particolarmente drammatica. I casi estremi riportati da Save the Children includono neonati di poche settimane di vita che hanno contratto il virus in ambienti ospedalieri, dove la promiscuità e la mancanza di risorse favoriscono la diffusione dell’infezione. Questi bambini, già fragili e vulnerabili, sviluppano rapidamente forme gravi della malattia, caratterizzate da febbre alta, eruzioni cutanee diffuse e, nei casi più gravi, sepsi e altre complicazioni potenzialmente letali.
Il tasso di mortalità particolarmente elevato nei bambini è un indicatore allarmante della gravità della situazione. Mentre il sistema sanitario lotta per gestire l’ondata di casi, i ritardi nelle diagnosi e nel trattamento contribuiscono a peggiorare gli esiti clinici. La somiglianza dei sintomi del Mpox con altre malattie comuni nell’infanzia, come la scabbia e la varicella, ritarda ulteriormente l’identificazione e l’isolamento dei casi, aumentando il rischio di trasmissione e di decessi.
La minaccia si estende all’Europa
La recente conferma del primo caso di Mpox Clade 1 in Europa, avvenuta in Svezia, ha scosso l’opinione pubblica e le autorità sanitarie europee, facendo emergere l’urgenza di un intervento rapido e coordinato per prevenire la diffusione del virus nel continente. Questo episodio ha evidenziato la potenziale minaccia che il Clade 1, rappresenta per l’Europa e per il mondo intero. Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’OMS, ha lanciato un appello ai governi europei affinché rafforzino le misure di sorveglianza e migliorino l’accesso ai vaccini, in un contesto in cui la prevenzione e la risposta tempestiva sono cruciali per evitare un’epidemia su larga scala.
La presenza del virus in Europa solleva timori anche per l’impatto potenziale sui gruppi più vulnerabili, come i bambini e le donne in gravidanza, che già in Africa sono stati gravemente colpiti. Questi gruppi sono particolarmente a rischio non solo per le complicazioni immediate, ma anche per le conseguenze a lungo termine sulla salute pubblica. In molti paesi europei, pur avendo sistemi sanitari più robusti rispetto a quelli di alcune regioni africane, la presenza di un’infezione virale nuova e aggressiva potrebbe mettere a dura prova le strutture sanitarie, specialmente se l’Mpox dovesse diffondersi rapidamente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta cercando di coordinare una risposta internazionale per arginare la diffusione del Clade 1. Questa collaborazione è essenziale per condividere conoscenze, risorse e strategie che possano essere efficaci non solo in Africa, ma anche in altre regioni del mondo. L’emergenza richiede infatti un approccio globale, che tenga conto delle peculiarità locali ma che sia anche capace di fornire soluzioni su larga scala.
In particolare, gli sforzi si stanno concentrando sulla protezione dei bambini e delle donne in gravidanza, che rappresentano i gruppi più esposti a gravi complicazioni in caso di infezione. In questi contesti, la diffusione del virus tra i bambini è particolarmente preoccupante, non solo per l’alto tasso di mortalità, ma anche per il rischio di effetti a lungo termine sulla salute pubblica, inclusi i possibili danni allo sviluppo fisico e cognitivo nei bambini colpiti.
Rischi per l’Italia
“Questo è un vaiolo diverso rispetto a quello delle scimmie che aveva riguardato nel 2022 per la maggior parte uomini che fanno sesso con altri uomini, quindi una malattia trasmissibile non solo con i rapporti sessuali – che si era contenuta con lo sforzo delle vaccinazioni e con comportamenti corretti in quella fascia – oggi in Africa sta colpendo i bambini e le donne in gravidanza. In Italia abbiamo una parte della popolazione vaccinata contro il vaiolo e una parte che non è immunizzata. Io credo che oggi l’Oms farebbe bene a rimettere nell’agenda futura – anche per quanto riguarda i bambini e l’Africa – le vaccinazioni contro il Mpox. Rischi per l’Italia? Potrebbero esserci per i casi d’importazione legati ai viaggi, nel 2024 questa è una malattia che travalica le categorie a rischio e diventa più difficile per la sanità pubblica il suo contenimento”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova.
Il Mpox che sta spaventando l’Africa, “ci pone dei problemi di salute pubblica per quel continente perché è uscito dalla Repubblica Democratica del Congo. Sono paesi che hanno scambi commerciali con l’Europa e l’Italia, questo ceppo nuovo di Mpox potrebbe diventare un problema anche da noi”, conclude.
L’accesso ai vaccini è uno degli strumenti fondamentali in questa battaglia, ma resta una sfida significativa, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito dove le infrastrutture sanitarie sono già sotto pressione. Attualmente, sono in magazzino circa mezzo milione di dosi di vaccino contro Mpox, pronte per essere acquistate da Paesi o altre entità. Inoltre, se richiesto, potrebbero essere prodotti altri 2,4 milioni di dosi entro la fine dell’anno, con la possibilità di arrivare a ulteriori 10 milioni entro il 2025, a condizione che vi sia una domanda concreta di approvvigionamento.
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