In Namibia si ricandida Adolf Hitler: chi è il consigliere regionale dato per favorito alle elezioni
- 26 Novembre 2025
- Mondo
Adolf Hitler si è candidato di nuovo.
Nessun errore di battitura, né allucinazione: in Namibia un consigliere regionale dal nome Adolf Hitler Uunona si è ricandidato dopo aver vinto le elezioni in Ompundja con un margine dell’85% sul suo sfidante. Ora è dato come favorito anche per la tornata del 26 novembre prossimo.
Il suo nome, che puntualmente suscita curiosità e stupore, è il frutto della complessa eredità lasciata dal passato coloniale tedesco in Africa australe. Ma se in Namibia Adolf Hitler può candidarsi e vincere, in Italia la stessa scelta sarebbe stata bloccata dall’anagrafe.
Il passato coloniale si riflette nei nomi
La Namibia porta ancora i segni della dominazione tedesca. Dal 1884 al 1915, il territorio fu colonia del Reich con il nome di Deutsch-Südwestafrika. I nomi tedeschi, compreso Adolf, non sono rari nel Paese: rappresentano un lascito culturale che sopravvive alla brutalità del genocidio degli Herero e dei Nama, quando la repressione tedesca uccise l’80% della popolazione herero e il 50% dei nama. Uunona ha spiegato che il padre non conosceva la storia del dittatore nazista quando lo battezzò. Anzi: lo stesso consigliere è molto distante dalla ideologia nazista, è un militante del partito Swapo, che governa dal 1990, e ha dedicato la carriera alla lotta contro l’apartheid.
In Italia Adolf Hitler potrebbe candidarsi?
La risposta alla domanda è semplice: in Italia, un Adolf Hitler non solo non potrebbe candidarsi ma non potrebbe mai esistere legalmente, perché nomi del genere sono vietati dalla legge. La normativa che regola l’attribuzione dei nomi ai nuovi nati è chiara: la legge 396/2000, agli articoli 34 e 35, vieta esplicitamente di imporre nomi che possano “arrecare pregiudizio morale” o che siano “ridicoli o vergognosi”.
Tra i nomi proibiti rientrano quelli che richiamano personaggi storici controversi: Adolf Hitler, Benito Mussolini, Lenin, Osama Bin Laden. L’obiettivo è proteggere i minori da identità che potrebbero segnarne negativamente l’esistenza.
I nomi vietati in Italia
Il decreto non dà un elenco completo dei nomi vietati, ma delle regole che stabiliscono quali non si possono affibbiare ai nuovi nati:
- Nomi dei genitori o dei fratelli, anche se preceduti da junior, come spesso accade oltremanica;
- Nomi ridicoli o che possano provocare senso di vergogna al figlio;
- Nomi di personaggi storici controversi come “Benito”, “Adolf” e “Osama”;
- Nomi “controversi” provenienti dalla letteratura come “Bestia”, “Biancaneve” o “Dracula”;
- Nomi che incitino all’odio o alla violenza, per esempio “Satana”;
- Nomi di oggetti o marchi commerciali: a nessuno venga mai in mente di chiamare il proprio figlio “Samsung”, “Macchina” o “Danone”!
- Ai bambini di cittadinanza italiana non può essere dato un nome scritto con lettere di un altro alfabeto (per esempio cinese, giapponese o cirillico);
- Limite ai nomi inventati: in caso di nome originale, viene chiesto ai genitori da dove tragga ispirazione. Sarà il pubblico ufficiale di stato civile a valutarne la liceità.
Oltre al Dpr del 2000, che fissa le regole di base, la giurisprudenza interviene nei casi specifici per definire quali sono i nomi vietati in Italia. Nel dubbio, se avete intenzione di chiamare vostro figlio “Doraemon”, “Pokémon“ “Pollon”, “Goku”, “Bender” o “Venerdì” come il giorno della settimana e uno dei personaggi del romanzo Robinson Crusoe di Defoe, sarebbe meglio cambiare idea.
Inoltre, gli ufficiali di stato civile devono rifiutare nomi che coincidano con quelli del padre o di fratelli viventi, cognomi usati come nomi, appellativi di marchi commerciali come Nutella o Ikea, personaggi di fantasia come Goku o Moby Dick. Il limite massimo è di tre nomi staccati: ad esempio, “Gianmaria” conta come uno solo mentre “Anna Maria Bianca Rosa” viene respinto. Se un genitore insiste nonostante l’avvertimento, l’ufficiale registra il nome ma avvia immediatamente una segnalazione al procuratore della Repubblica per la rettifica giudiziaria.
Il genocidio dimenticato
La Namibia subì tra il 1904 e il 1908 il primo genocidio del Novecento, perpetrato proprio dai colonizzatori tedeschi contro le popolazioni Herero e Nama. L’80% degli Herero e il 50% dei Nama furono sterminati attraverso impiccagioni, fucilazioni, campi di concentramento e l’avvelenamento sistematico dei pozzi d’acqua. Il generale tedesco Lothar von Trotha ordinò lo sterminio completo: “Ogni Herero, con o senza armi, con o senza bestiame, sarà fucilato”. Quel genocidio, riconosciuto dalla Germania solo nel 2021, anticipò le tecniche che i nazisti avrebbero poi perfezionato nei lager europei.
Eppure, nonostante questa brutalità, la Namibia non ha vissuto la tragica esperienza dell’Olocausto. Nella percezione collettiva locale, il nome Adolf rimanda alla colonizzazione tedesca, non al nazismo, come invece succede in Europa. Nel Paese africano vivono ancora 13.000 tedeschi discendenti dei coloni, parlano tedesco, celebrano l’Oktoberfest, possiedono televisioni e giornali nella lingua di Goethe. I nomi tedeschi, Adolf incluso, fanno parte di questa eredità culturale stratificata, segni di un passato coloniale che non coincide con l’immaginario europeo del nazismo.
Lo stesso Adolf Hitler Uunona scherza sul fatto di non avere “mire espansionistiche di dominio globale”, consapevole della reazione che il suo nome provoca oltre i confini africani.
In copertina: Adolf Hitler a cena con Eva Braun (Archivio Canva)

