In Bosnia Erzegovina la crisi demografica è un’emorragia: 1 giovane su 2 vuole lasciare il Paese
- 18/09/2023
- Mondo
Entro il 2050 la Bosnia Erzegovina potrebbe perdere oltre il 50% della sua popolazione e registrare un forte sbilanciamento della struttura demografica verso la fascia di età over 65, che potrebbe rappresentare circa il 40% della popolazione.
I dati riportati dall’Agenzia di statistica del Paese (Bhas) sono confermati dal “World Population Prospect” stilato dalle Nazioni Unite nel 2022, dove si rileva come il Paese balcanico perda ogni anno circa l’1,5% dei propri abitanti. A differenza dell’inverno demografico europeo, provocato in gran parte dal basso numero di figli per donna, in Bosnia Erzegovina sono tanti i fattori alla base della crisi.
La fecondità media nel Paese si aggira attorno all’1,35 figli per donna, un tasso basso, ma non abbastanza da giustificare da solo la crisi demografica del Paese. Si tratta, infatti, di statistiche migliori di quelle nostrane (1,24 figli per donna) e comunque in linea con quella dei Paesi del Sud Europa, come si evince dal grafico.
La situazione diventa più chiara guardando il numero di decessi che, ormai da tempo, ha superato le nuove nascite di oltre 10.000 unità all’anno.
Ma ciò che più caratterizza la crisi demografica della Bosnia Erzegovina è la fortissima emigrazione, soprattutto da parte dei più giovani: solo dal 2013 quasi mezzo milione di persone hanno lasciato il Paese. Questo dicono le cifre ufficiali, ma la situazione potrebbe essere ben più grave, visto che molti migranti mantengono la propria residenza nel Paese. Si tratta, in ogni caso, di statistiche mastodontiche per uno Stato che oggi conta circa 3 milioni e mezzo di abitanti.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la Bosnia Erzegovina è al secondo posto tra i paesi con la più grande diaspora al mondo (34%, incidenza di cittadini bosniaco-erzegovesi residenti all’estero sul totale della popolazione attuale dello Stato) preceduta solo dalla Guyana, mentre al terzo posto si trova l’Albania (30,7%).
Tutti i trend demografici qui presentati prospettano un futuro drammatico per il Paese, tanto che, secondo le previsioni della Bhas, nel 2070 una maggioranza relativa nella popolazione da parte dei cittadini più anziani (circa il 40% degli abitanti).
Perché i giovani lasciano la Bosnia Erzegovina
Secondo il rapporto 2021 dell’Istituto per lo sviluppo giovanile di Sarajevo (Kult), circa il 50% dei giovani ha intenzione di andarsene in maniera temporanea o permanente dal Paese. Il dato è confermato anche dall’Agenzia dell’Onu per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) secondo cui ogni anno circa 23 mila giovani tra i 18-29 anni migrano dalla Bosnia Erzegovina, per lo più studenti universitari o lavoratori altamente qualificati (dati aggiornati al 2021).
Così, gran parte delle risorse investite per la formazione dei più giovani finisce nel vuoto, mentre la qualità della domanda di lavoro continua ad abbassarsi. Perdendo gran parte dei giovani laureati e qualificati, l’intera economia del Paese è a rischio ora e, soprattutto, negli anni futuri.
Come emerge dai report suindicati, i giovani lasciano il Paese per la situazione interna, caratterizzata da un alto livello di corruzione e criminalità endemica, e da una situazione economica precaria. A questo si aggiunge la situazione geopolitica bosniaca, da sempre molto complicata. Per gran parte di loro, in definitiva, la BIH non è un posto sicuro dove fare famiglia e crescere i propri figli.
Ad emigrare sono anche intere famiglie che, in cerca di una vita migliore, se ne stanno andando sia dalle aree rurali del Paese sia da quelle urbane. Lo confermano i dati diffusi da diverse istituzioni scolastiche statali, che registrano un costante calo di nuovi iscritti alla prima elementare e anche al primo anno dei corsi universitari. Allo stesso tempo, cresce il numero dei genitori che, proprio a causa della decisione di lasciare la Bosnia Erzegovina, ritirano i figli da scuola. Una situazione talmente critica che anche alcuni anziani decidono di emigrare nonostante la loro età.
La Bosnia Erzegovina cerca lavoratori da altri Paesi
A completare un quadro già molto grave, c’è la mancanza di appeal per gli immigrati. A differenza dell’Europa, dove i migranti stanno parzialmente contrastando la crisi demografica e di manodopera, in Bosnia Erzegovina non ci vuole andare (quasi) nessuno.
Per questo, nei primi sei mesi del 2022 il governo ha rilasciato 1270 permessi di lavoro ai cittadini stranieri, 274 in più rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Nel corso del 2021 in Bosnia Erzegovina sono stati rilasciati 2638 permessi ai lavoratori provenienti da Turchia, Serbia, Albania, Bangladesh, Croazia e Macedonia del Nord.
Stando alle stime dell’Associazione dei datori di lavoro, al momento in Bosnia Erzegovina mancano circa 30mila lavoratori in diversi settori.
Per questo i datori di lavoro locali chiedono al governo di aumentare il numero di permessi, oppure di annullare del tutto le limitazioni per i cittadini stranieri che si spostano nel Paese per lavorare. Secondo i dati diffusi dall’Agenzia per il lavoro e l’impiego, i permessi di lavoro riguardano principalmente tre settori (edilizio, commerciale e immobiliare) e sono stati rilasciati perlopiù ai cittadini della Serbia (253), della Turchia (242), Cina (85), Kuwait (60), Bangladesh (48), Emirati Arabi Uniti (42), Siria (36), Albania (35), Croazia (32), Arabia Saudita (30).
Per attirare manodopera, oltre a un salario mensile vicino a quello medio (circa 400-450 euro), i datori di lavoro bosniaco-erzegovesi di solito pagano anche le spese di vitto e alloggio ai lavoratori stranieri non qualificati.
Rimedi estremi per evitare che la Bosnia Erzegovina sparisca del tutto.
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