Harris-Trump, scontro sull’aborto: “Lo vogliono fino al nono mese”, ma la moderatrice smentisce il tycoon
- 11/09/2024
- Mondo
Il diritto all’aborto è stato uno dei temi più caldi del dibattito televisivo Harris-Trump. Nonché il primo tema su cui il candidato repubblicano è scivolato gravosamente, facendosi richiamare dalla moderatrice. Da sempre, l’aborto rappresenta uno dei terreni di scontro più accesi non solo tra i “rossi” e i “blu” degli Usa, ma tra i conservatori e i progressisti di tutto il mondo.
Donald Trump ha accusato i democratici di voler permettere l’aborto “fino al nono mese” di vita del bambino, prima di essere smentito.
Trump-Harris, lo scontro sull’aborto
Al quindicesimo minuto del dibattito, la moderatrice Lindsay Davis chiede ai candidati di esporti sul diritto all’aborto, partendo da Trump:
“Ha sorpreso molti con il tuo divieto di aborto a sei settimane, perché inizialmente avevi detto che era troppo breve e hai affermato, cito testualmente: ‘voterò che abbiamo bisogno di più di sei settimane’. Il giorno dopo però hai cambiato rotta e hai detto che avresti votato a favore del divieto a sei settimane. La vicepresidente Harris dice che le donne non dovrebbero fidarsi di lei su questo tema, poiché hai cambiato posizione molte volte. Perché dovrebbero fidarsi?”
Il candidato repubblicano spiega che il suo cambio di rotta è dovuto alle posizioni degli avversari politici: “I Democratici sono radicali in questo. E la sua scelta per la vicepresidenza – dice Trump riferendosi a Walz – che penso sia una scelta orribile per il nostro Paese, perché lui è davvero fuori strada, dice che l’aborto al nono mese va benissimo. Dice anche che l’esecuzione dopo la nascita, non è più un aborto perché il bambino è nato.
E questo – continua il tycoon – non va bene per me, quindi ho votato così. Ma ciò che ho fatto è qualcosa che da 52 anni cercano di fare: trasferire Roe v. Wade agli Stati. E grazie al genio, al cuore e alla forza di sei giudici della Corte Suprema, siamo riusciti a farlo”.
Trump smentito dalla moderatrice
Le dichiarazioni di Trump hanno costretto la moderatrice a un fact checking e alla smentita: “Non esiste alcuno stato in questo Paese dove sia legale uccidere un bambino dopo che è nato. Signora Vicepresidente, vuole rispondere a Donald Trump?”
“Come ho detto, sentirete un sacco di bugie. E questo non è affatto sorprendente. Cerchiamo di capire come siamo arrivati a questo punto”. Con queste parole, la replica di Kamala Harris si sposta sulla ‘revoca’ della sentenza Roe v. Wade, vantata da Trump come un successo repubblicano.
La sentenza Roe v. Wade
Il riferimento è alla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare Roe v. Wade, la sentenza storica del 1973 che garantiva il diritto costituzionale all’aborto a livello federale. Prima di essere annullata nel 2022 con il caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, la sentenza impediva agli Stati federati di imporre restrizioni significative sull’aborto nelle prime fasi della gravidanza.
Trump rivendica come un successo la scelta della Corte Suprema di restituire ai singoli Stati la facoltà di decidere autonomamente le proprie leggi sull’aborto, piuttosto che seguire una normativa federale unificata.
Per la vicepresidente Kamala Harris, invece, la dinamica è più controversa: “Donald Trump ha scelto personalmente tre membri della Corte Suprema degli Stati Uniti con l’intenzione che avrebbero annullato le protezioni di Roe v. Wade. E hanno fatto esattamente quello che lui intendeva”.
Per la candidata repubblicana le conseguenze per le donne sono state devastanti: “Ora, in più di 20 Stati, ci sono divieti sull’aborto voluti da Trump, che rendono criminale per un medico o un’infermiera fornire assistenza sanitaria. In uno Stato, si prevede l’ergastolo per i medici […]
Ho parlato con donne in tutto il Paese. Vogliamo parlare di ciò che la gente voleva? Donne incinte che volevano portare a termine la gravidanza, ma hanno subito un aborto spontaneo, negata l’assistenza in un pronto soccorso perché i medici temevano di finire in prigione e lei stava perdendo sangue in macchina nel parcheggio”. Per questo, sostiene Harris, la storica sentenza va ripristinata al più presto: “Vi prometto – continua – che quando il Congresso approverà una legge per ripristinare le protezioni di Roe v. Wade, come Presidente degli Stati Uniti, la firmerò con orgoglio. Ma se Donald Trump fosse rieletto, firmerebbe un divieto nazionale sull’aborto”.
Le considerazioni della candidata repubblicana muovono anche dalla scelta di J.D. Vance come vice Trump. Il senatore dell’Ohio, infatti, è noto per le sue posizioni estreme in materia di diritti civili.
Secondo il sito LGBTI Washington Blade, il senatore repubblicano si sarebbe opposto persino alle eccezioni per le vittime di stupro e incesto.
Le eccezioni per stupro, incesto e saluto della donna
Queste posizioni non saranno portate avanti in caso di vittoria, sostiene Trump: “Credo fortemente nelle eccezioni per stupro, incesto e per la vita della madre. Anche Ronald Reagan lo credeva. L’85% dei Repubblicani sostiene le eccezioni, è molto importante. Ma siamo riusciti a farlo e ora gli Stati stanno votando su questo”.
Per il candidato repubblicano, il diritto all’aborto va dibattuto sul piano burocratico: “Per 52 anni, ogni studioso legale, ogni democratico, ogni repubblicano, liberale o conservatore, voleva che questa questione fosse riportata agli stati, dove il popolo poteva votare. E questo è ciò che è successo”, ha detto Trump sottolineando che il diritto all’aborto va normato dai singoli Stati e non dal governo federale.
Harris smentisce Trump parlando dei divieti previsti dal suo mandato che “non prevedono eccezioni, nemmeno per stupro o incesto, il che significa che una sopravvissuta a un crimine, una violazione del suo corpo, non ha il diritto di decidere cosa succederà dopo al suo corpo. Questo è immorale. E non è necessario abbandonare la propria fede o le proprie convinzioni profonde per concordare che il governo”. Poi, la candidata repubblicana chiude sul tema: “Certamente Donald Trump non dovrebbe dire a una donna cosa fare con il proprio corpo”.
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