Francia, la neoministra trasferisce il figlio nella scuola privata: “Insegnanti troppo assenti”
- 17/01/2024
- Mondo
Non deve essere stato idilliaco l’inizio del rapporto tra la nuova ministra dell’Istruzione francese Amélia Oudéa-Castéra e gli insegnanti della scuola pubblica.
Dopo aver fatto iniziare l’anno scolastico nella pubblica, la ministra ha deciso di spostare suo figlio Vincent (nato nel 2006) nella esclusiva scuola privata cattolica Stanislas di Parigi. A chi le ha chiesto il perché di questa scelta, Oudéa-Castéra ha risposto che era stufa delle troppe assenze degli insegnanti nella scuola pubblica. Frase che ha scatenato l’ira degli insegnanti come Florence, maestra di Vincent nell’istituto statale.
A Libération l’insegnante ha detto che il primogenito della neoministra ha passato nella scuola pubblica Littré solo 6 mesi del primo anno di scuola materna. Florence lascia intendere che il vero motivo del trasferimento non sia stato l’assenza degli insegnanti, ma il rifiuto dell’istituto di fargli saltare un anno e metterlo subito nella classe successiva.
“Mi sento attaccata personalmente – ha scritto la maestra Florence a Libération -. Non sono stata assente, e quand’anche fosse capitato, sarei stata subito rimpiazzata da una supplente, come è normale. Non c’è mai stato alcun problema di ore vuote a Littré, che è una piccola scuola pubblica dall’ottima reputazione”.
Parole che contrastano apertamente con quelle della ministra Amélia Oudéa-Castéra che aveva parlato di “frustrazione” per “un pacchetto di ore che non venivano assicurate seriamente. A un certo punto ci siamo stufati e abbiamo scelto di cercare una soluzione diversa”.
Intanto, le opposizioni adesso la accusano di avere mentito e chiedono le sue dimissioni.
Gabriel Attal e l’istruzione
Proprio nel mondo dell’istruzione si è sviluppata la recente carriera politica di Gabriel Attal, da pochi giorni diventato il più giovane premier francese. Prima della nomina da parte del presidente Macron, e più precisamente da giugno 2023, Attal è stato ministro dell’Istruzione francese.
In pochi mesi Attal ha preso decisioni molto forti che Oudéa-Castéra è chiamata a finalizzare, sotto la sua supervisione:
– Bando della tunica islamica (abaya e qamis), come segno di difesa della laicità e di ritorno dell’autorità dello Stato di fronte al proselitismo islamista;
– campagna contro il bullismo;
– una riforma del collège (circa la scuola media italiana) in senso più selettivo e meritocratico: stop con le promozioni automatiche, l’esame di fine ciclo diventa condizione necessaria per iscriversi al liceo e ogni classe viene divisa in tre gruppi a seconda del livello di ognuno “in modo da non frenare i più bravi e aiutare chi lo è meno”.
Decisioni forti da parte di un ministro che, ricordano i critici, ha studiato solo presso scuole private.
Il dibattito sulla scuola
In Francia la scuola è diventata centrale nel dibattito pubblico perché da anni molte voci, soprattutto a destra, ne denunciano il declino. Lo stesso Attal ha dichiarato che l’istruzione sarà al centro del suo nuovo ruolo da presidente del Consiglio.
Se destra e sinistra sono d’accordo nel constatare un declino dell’istruzione pubblica, c’è disaccordo sulle cause.
I sindacati e la sinistra imputano il declino ai tagli della spesa pubblica, mentre intellettuali reputati di destra come Alain Finkielkraut attribuiscono le cause alla crisi di valori e di autorità.
Il dibattito sull’istruzione dei giovani, elemento portante del futuro, è appesantito dal fatto che Attal non abbia mai studiato in scuole pubbliche e che questo sia stato il destino scelto dai ministri dell’Istruzione Pap Ndiaye e Oudéa-Castéra per i propri figli.
La neoministra ha giustificato la scelta con l’eccessivo assenteismo dei professori. Vero o no, in Francia il dibattito sull’istruzione pubblica è più acceso che mai e la crisi dell’istruzione pubblica riguarda anche questo lato delle Alpi.
La situazione in Italia
Seppure non animando gli spiriti come in Francia, anche in Italia l’istruzione pubblica è particolarmente attenzionata, soprattutto per il controverso sistema delle graduatorie.
Se si considerano gli abbandoni scolastici, il nostro è il quinto paese al mondo per abbandono precoce degli studi, un dato in costante miglioramento ma comunque lontano dagli obbiettivi fissati dall’Ue in materia.
Con il nuovo Quadro strategico sull’istruzione e la formazione l’Unione ha infatti abbassato di un punto percentuale il target di abbandono degli studi tra i giovani di 18-24 anni, portandolo al 9% rispetto al 10% previsto dall’Agenda Europa 2020.
Un’indagine di Openpolis evidenzia un miglioramento complessivo degli Stati Ue. Nel 2022 il 9,6% degli europei tra 18 e 24 anni ha lasciato la scuola con al massimo la licenza media, senza conseguire ulteriori titoli di studio o qualifiche professionali. Nella stessa fascia di età, l’Italia ha registrato una percentuale di abbandono precoce degli studi pari all’11,5% nel 2022. Un dato che testimonia il miglioramento del Belpaese, che resta però al di sotto della media europea.
Certo, frequentare la scuola è importante, ma non basta per raggiungere un livello di istruzione sufficiente per cavarsela in una società sempre più complessa.
Insomma, andare a scuola è condizione necessaria, ma non sufficiente, per dirla in gergo matematico.
Sul punto, il report Ocse Pisa (Programme for International Student Assessment) 2022 ha evidenziato a livello globale una, seppur lieve, insufficienza in Matematica, Lettura e Scienze. Tranne che per Scienze, i dati registrati tra i quindicenni italiani sono di poco migliori rispetto alla media dei Paesi Ocse.
Ad ogni modo si tratta di risultati piuttosto insoddisfacenti che sfiorano una risicata sufficienza.
Non esattamente il massimo delle potenzialità per uno stato foriero di cultura classica e scientifica come il Belpaese.
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