Insieme fino alla fine: eutanasia di coppia per l’ex premier olandese Van Agt e la moglie
- 12/02/2024
- Mondo
Se ne sono andati via mano nella mano, così come hanno vissuto per 66 anni, l’ex primo ministro olandese Dries van Agt e sua moglie Eugenie van Agt-Krekelberg.
I due, entrambi 93enni, hanno scelto l’eutanasia di coppia, e sono morti insieme il 5 febbraio 2024. Hanno deciso di morire insieme perché “nessuno dei due poteva stare senza l’altro”, come ha raccontato il regista Gerard Jonkman, amico della coppia.
Van Agt, considerato il papà dei coffee shop, è stato premier olandese dal 1977 al 1982 e primo leader del partito d’Appello Cristiano-Democratico. Nonostante la sua fede glielo proibisse, ha scelto l’eutanasia. Lui e la moglie Eugenie entrambi molto malati, riferisce ancora Jonkman.
A dare notizia della loro morte, il Rights Forum, un gruppo filo-palestinese fondato da Van Agt nel 2009 che, come recita lo statuto, si batte per una “politica olandese ed europea giusta e sostenibile riguardo alla questione Palestina-Israele”.
Che cosa è l’eutanasia di coppia
Sebbene sia ancora una scelta rara, l’eutanasia di coppia è in crescita nei Paesi Bassi: 22 casi nel 2020, 32 nel 2021 e 58 nel 2022.
L’eutanasia di coppia è una pratica che consente a due persone che si amano di porre fine alla loro vita insieme, con l’aiuto di un medico, quando entrambe soffrono di una malattia incurabile o di una condizione insopportabile.
L’eutanasia di coppia richiede che le due persone abbiano una richiesta volontaria, informata e persistente di morire, e che la loro sofferenza sia senza alcuna prospettiva di sollievo. Questa pratica viene effettuata somministrando ai due partner una dose letale di un farmaco, di solito per via endovenosa, dopo averli sedati.
I due soggetti devono soddisfare le sei condizioni previsti in Olanda per l’eutanasia e per il suicidio assistito dal 2002, anno in cui entrambe le vie sono diventate legali.
“L’interesse per l’eutanasia a due sta crescendo, ma è ancora rara”, ha detto al Guardian Elke Swart, portavoce dell’Expertisecentrum Euthanasie, un’organizzazione che il desiderio di eutanasia di un migliaio di persone all’anno nei Paesi Bassi.
“È un puro caso che due persone soffrano in modo insopportabile contemporaneamente senza alcuna prospettiva di sollievo e che entrambe desiderino di farla finita”, spiega ancora Swart.
L’eutanasia in Olanda riguarda un numero considerevole di persone e sono molte le coppie che scelgono l’eutanasia di coppia, come spiega Fransien van ter Beek, presidente della fondazione pro-eutanasia Nvve. “Molte coppie – aggiunge van ter Beek – non arrivano fino in fondo, non è un percorso facile”.
Come funziona l’eutanasia in Olanda
In Olanda l’eutanasia, così come il suicidio assistito, è una pratica legale dal 2002. Per accedere all’eutanasia, la persona deve soddisfare sei condizioni:
- Avere una richiesta volontaria, informata e persistente di morire;
- Soffrire di una malattia incurabile o di una condizione insopportabile;
- Essere in una situazione di sofferenza senza alcuna prospettiva di sollievo;
- Essere consapevole di tutte le alternative possibili, come i trattamenti palliativi o il suicidio assistito;
- Avere consultato almeno un altro medico indipendente, che confermi le condizioni precedenti;
- Essere assistito da un medico competente e compassionevole, che segua le linee guida professionali e legali.
L’eutanasia viene effettuata somministrando al paziente una dose letale di un farmaco, di solito per via endovenosa, dopo averlo sedato. La procedura viene segnalata a una commissione regionale, che verifica il rispetto delle condizioni e delle procedure.
L’eutanasia in Olanda è possibile anche per i neonati fino al primo anno di vita, se hanno una malattia terminale e una prognosi infausta, e per i bambini di età superiore ai 12 anni. In entrambi i casi, occorre il consenso dei genitori.
Secondo i dati delle istituzioni, nel 2022, nei Paesi Bassi, ci sono state 8.720 eutanasie, ovvero il 5,1% delle morti totali nel Paese. Si tratta di un aumento del 13% rispetto all’anno precedente, quando le morti per eutanasia in Olanda erano state 7.713.
Il dibattito sul fine vita in Italia
In Italia, il dibattito sul fine vita si è riacceso con il voto in Veneto sul suicidio assistito, non approvato per un solo voto.
Il suicidio assistito è diverso dall’eutanasia in quanto l’atto finale che decreta la morte del paziente deve essere compiuto dal paziente stesso “assistito” da un medico o da un’altra figura che procura il farmaco. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni per le persone che non si possono muovere, ma che hanno comunque la capacità di discernimento e la volontà di porre fine alla propria vita. In questi casi, il farmaco può essere somministrato con l’ausilio di dispositivi meccanici o elettronici, come pompe, siringhe o cannule, che il paziente può attivare con un gesto minimo, come un soffio, una pressione o un clic.
In Italia, non esiste una legge sul suicidio assistito, ma sul punto è intervenuta la Corte Costituzionale con la storica sentenza “Cappato\Antoniani” del 2019, scaturita dal noto caso di Dj Fabo. Fabiano Antoniani, questo il suo nome di battesimo, è morto il 27 febbraio 2017 dopo aver a lungo sofferto per le conseguenze di un incidente stradale che dal 2014 lo reso ceco e tetraplegico. È morto in Svizzera con l’aiuto di Marco Cappato “rispettando le regole, di un paese che non è il suo”, come denunciò immediatamente il politico, attivista e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
La Consulta ha deciso che non è punibile chi aiuta una persona a suicidarsi, purché la persona che chiede di poter porre fine alla sua vita:
– sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, come la ventilazione meccanica o la nutrizione artificiale;
– sia affetta da una patologia irreversibile, che non lascia alcuna speranza di guarigione o di miglioramento;
– soffra in modo intollerabile, sia fisicamente che psicologicamente, a causa della sua malattia;
– abbia espresso il suo proposito di suicidio in modo autonomo e liberamente formatosi, dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie sulle sue condizioni di salute, sulle cure palliative disponibili e sulle modalità del suicidio assistito;
– sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, senza subire pressioni o influenze da parte di altri.
La sospensione delle cure, cosiddetta “eutanasia passiva”, è un diritto riconosciuto dalla legge 219/2017 sul consenso informato, ma anche dalla Costituzione italiana, laddove all’articolo 13 prevede che “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge” e, in particolare, dal secondo comma dell’articolo 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
L’ultimo saluto all’ex premier
Tornando all’eutanasia di coppia di Van Agt e della sua compagnia di vita Eugenie, nel 2019 l’ex premier aveva avuto un’emorragia cerebrale mentre teneva un discorso a un evento di commemorazione dei palestinesi e da allora non si era più ripreso del tutto.
L’attuale premier olandese Mark Rutte ha definito Van Agt il suo “bis-bisnonno in carica”. Anche la famiglia reale olandese ha ricordato ed elogiato Van Agt: “Si è assunto responsabilità amministrative in un periodo turbolento ed è riuscito a ispirare molti con la sua personalità sorprendente e il suo stile colorato”, hanno dichiarato in una nota congiunta il re Willem-Alexander, la regina Maxima e la principessa Beatrix.
Dopo una vita dedicata al pubblico, anche con la sua morte Van Agt ha fatto un gesto politico. Ma soprattutto Dries ed Eugenie hanno fatto una scelta d’amore.
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