Crisi demografica e migrazioni: Meloni inaugura il “Processo di Roma”
- 24/07/2023
- Mondo
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni vuole ritagliare per l’Italia un ruolo centrale nella gestione dei migranti. Il punto trova conferme dopo la Conferenza internazionale su sviluppo e immigrazioni ospitato dalla sede della Farnesina che ha riunito i rappresentanti di oltre 20 Stati, della Unione europea e di altre organizzazioni internazionali. Spicca però l’assenza di Francia, Spagna e Germania.
L’obbiettivo della Conferenza è ridurre l’instabilità socio-economica di alcuni Paesi del Mediterraneo che genera flussi migratori difficili da gestire.
Meloni traccia le linee del nuovo corso, ipotizzando un nuovo fondo internazionale per gli aiuti ai Paesi in difficoltà. “La grande novità che avremo – spiega – è che le Nazioni a ricevere i fondi devono essere anche quelle che decidono come spenderli”. Un approccio del tutto coerente con il dichiarato intento di instaurare un “dialogo alla pari” tra l’Ue e i Paesi del Mediterraneo.
La consapevolezza di quanto servano i migranti
Il governo Meloni ha registrato un importante cambio di paradigma rispetto alla campagna elettorale e, più in generale, al periodo in cui Fratelli d’Italia era all’opposizione. Lo slogan dei “porti chiusi” ha lasciato spazio alla realtà e alle sue esigenze umanitarie e demografiche.
“L’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione”, dice Meloni, evitando inutili giri di parole. “Noi abbiamo programmato un ‘decreto flussi’ per la prima volta triennale, aumentando le quote rispetto al passato di ingressi legali”, ha rivendicato Meloni. Il riferimento è al cosiddetto “Decreto flussi” del presidente del Consiglio del 7 luglio scorso che permette l’ingresso in Italia di 425 mila stranieri tra l’anno in corso e il 2025 a fronte di una domanda di mano d’opera stimata in 833 mila unità.
Se il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori, pur persistendo la disoccupazione, è difficile operare in direzioni diverse.
Meloni ha già sottolineato che la crisi demografica non può essere risolta (solo) con i migranti, ma pare riconoscere gli immediati risultati dei flussi, rispetto a quelli, più lenti e incerti, delle politiche sulla famiglia.
D’altra parte, non sembra tradito il principio di “aiutarli a casa loro” (il fondo di cui parla Meloni ha proprio questo obiettivo) né quello della lotta all’immigrazione illegale. Su questo punto il presidente del Consiglio ha insistito molto dal palazzo della Farnesina: “Non possiamo continuare a dare il segnale che verrà premiato chi entra illegalmente a discapito di chi vorrebbe farlo legalmente […] Sul contrasto all’immigrazione illegale, penso che la priorità dovrebbe essere quella di rafforzare la collaborazione tra le nostre forze di polizia”, ha detto rivolgendosi ai rappresentanti di Paesi del Mediterraneo, di Africa e Medio Oriente compresi cinque capi di Stato (Tunisia, Libia, Emirati Arabi Uniti, Mauritania, Cipro) e otto capi di governo.
Il “Processo di Roma”
L’incontro di ieri ha un orizzonte pluriennale nell’ottica di costruire il “Processo di Roma”, come definito dalla stessa Giorgia Meloni. Un processo che richiede un delicato equilibrio tra le esigenze demografiche europee, la lotta all’immigrazione clandestina e la posizione di alcuni leader stranieri, a tratti lontani dalla posizione della Farnesina.
In particolare, il presidente tunisino Saied, incontrato da Meloni per la quarta volta in due mesi, continua a negare le riforme che servono a sbloccare i prestiti del Fmi e dell’Unione europea. Al contrario di Meloni che
parla esplicitamente dell’accoglienza come di “obbligo umanitario”, Saied, al pari della delegazione libica, promette che non permetterà corridoi o strutture di accoglienza dei migranti in patria.
Il delicato equilibrio di cui sopra è ben riassunto dal commento di Meloni sulla Tunisia: “È un Paese in estrema difficoltà e lasciarlo al suo destino può avere conseguenze molto gravi”.
Solo due domeniche fa, l’Ue ha firmato il memorandum d’Intesa con la Tunisia, che al tempo stesso può essere tentata dall’appoggiarsi ai Brics — Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. C’è poi l’Egitto che soffre una crisi profonda con l’inflazione arrivata al 33% nel mese di maggio ed equilibri geopolitici molto instabili.
Quanti sbarchi in Italia nel 2023?
I dati pubblicati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza mostrano come nel corso del 2023 siano notevolmente aumentati gli sbarchi in Italia. Da gennaio al 21 luglio di quest’anno si sono registrati ben 83.439 sbarchi, già oltre quelli registrati in tutto il 2021 (67.477). Con ogni probabilità anche gli sbarchi del 2023 saranno ampiamenti superati: l’anno scorso il Dipartimento ha registrati 105.131 nei dodici mesi, contro gli 83.439 registrati solo nei primi sette mesi di quest’anno.
I Paesi di provenienza più frequenti, al 21 luglio, sono nell’ordine: Costa d’Avorio, Guinea, Egitto, Bangladesh, Pakistan, Tunisia, Burkina Faso, Siria, Camerun, Mali.
Da registrare, infine, che dei migranti sbarcati nel 2023, quelli arrivati con le Ong sono meno dell’8%, il restante 92% è arrivato in Italia da solo o con mezzi di soccorso dello Stato italiano.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani246
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione479
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video27
- Welfare234