Come si vive in una città-condominio: il “grattacielo” cinese che ospita più abitanti di Aosta
- 15/04/2025
- Mondo
Immagina di vivere in un palazzo dove puoi fare la spesa, andare dal medico, nuotare in piscina, tagliarti i capelli, ordinare un caffè, mandare tuo figlio a scuola e persino lavorare, senza mai uscire dall’edificio. No, non è un esperimento sociale né un set cinematografico. È realtà quotidiana per oltre 20.000 persone che vivono nel Regent International, un gigantesco complesso residenziale in Cina che ha conquistato il web. Il motivo? Le sue dimensioni: 1,47 milioni di metri quadrati, 39 piani, 5.000 appartamenti, una capacità massima di 30.000 persone. Un’intera città compressa in una sola struttura a forma di S.
Costruito a Qianjiang Century City, nella provincia di Zhejiang, il Regent è nato come hotel di lusso ma è stato rapidamente riconvertito in una residenza multipiano. Un microcosmo verticale dove tutto è a portata di ascensore. Ma la domanda resta: è un esempio brillante di urbanistica del futuro o un laboratorio rischioso di isolamento sociale?
Una densità abitativa da città compatta
Se guardiamo il Regent International con occhi demografici, il paragone con un semplice “grattacielo” inizia a stare stretto. La densità abitativa che concentra al suo interno è paragonabile a quella di una città di medie dimensioni, ma compressa in una struttura unica. Con i suoi 20.000 residenti attuali, potrebbe da solo rappresentare quasi il 90% della popolazione di città come Vigevano, in Lombardia, che ne conta circa 22.000, oppure Sulmona, in Abruzzo, ferma intorno ai 23.000 abitanti. E se raggiungesse la sua capienza massima di 30.000 persone, ecco che supererebbe città come Aosta, Avezzano o Trani, per citare centri urbani ben noti della geografia italiana.
Ma è lo spazio occupato per persona a colpire di più. In Italia, la densità abitativa media si attesta attorno ai 200-300 abitanti per km², con punte di oltre 7.500 a Milano o 8.000 a Napoli, secondo i dati Istat. Al Regent, però, la densità è verticale: invece di espandersi in superficie, si sviluppa in altezza, generando un modello abitativo completamente diverso. Le migliaia di appartamenti, collocati su decine di livelli e distribuiti lungo un’architettura a “S” lunga centinaia di metri, permettono di ospitare una popolazione compatta, con accesso diretto a servizi essenziali, aree commerciali e zone ricreative – tutto nello stesso blocco edilizio.
Questo tipo di concentrazione abitativa rappresenta una nuova forma di urbanizzazione iper-verticale, che sta emergendo soprattutto in Asia orientale come risposta a dinamiche demografiche e urbanistiche complesse: aumento della popolazione urbana, scarsità di suolo edificabile, richiesta di servizi integrati. In un contesto come quello cinese – dove le megalopoli crescono a ritmi incessanti – la soluzione “all-in-one” del Regent riduce gli spostamenti, ottimizza l’uso del suolo e consente un controllo infrastrutturale centralizzato. Ma solleva anche interrogativi su qualità della vita, relazioni sociali e sostenibilità a lungo termine.
Un microcosmo autosufficiente
Il Regent International è stato progettato come un ecosistema autosufficiente, una vera e propria “città verticale” dove ogni servizio è a portata di mano. All’interno della struttura, i residenti trovano supermercati, scuole, cliniche mediche, palestre, parrucchieri, ristoranti e persino piscine coperte. Non manca nulla: il Regent offre un’esperienza urbana completa, che unisce la comodità del vivere in città alla praticità di avere tutto sottomano.
La struttura commerciale, che include negozi e food court, si estende per diversi piani e fornisce non solo beni di consumo, ma anche spazi di socializzazione per i residenti. In questo contesto, l’abitare non è limitato alla sola dimensione residenziale: tutto è progettato per essere funzionale e rispondere ai bisogni della vita quotidiana. Come in una piccola città, ma senza dover uscire per fare la spesa, andare dal medico o divertirsi.
Questo modello potrebbe sembrare una soluzione ideale per le città del futuro, dove la mobilità è ridotta e la sostenibilità è al centro dell’agenda. Tuttavia, l’assenza di necessità di spostamenti potrebbe portare a un crescente isolamento sociale. La città verticale, infatti, può offrire tanto, ma rischia anche di chiudere il circolo dei suoi abitanti, rendendo difficile l’interazione con il mondo esterno.
Abitare nel Regent
Chi vive nel Regent International? Principalmente, un mix di giovani lavoratori, studenti, imprenditori digitali e famiglie. La varietà di abitazioni offre soluzioni per ogni tipo di residente: dai mini-appartamenti economici (che partono da circa 209 dollari al mese) alle suite di lusso con balcone (che possono arrivare fino a 550 dollari al mese). Una differenza che riflette le diverse categorie sociali ed economiche che popolano il complesso.
Il flusso di persone all’interno del Regent è continuo. Alcuni affittano un appartamento temporaneo per studiare o lavorare in città, mentre altri hanno scelto questo luogo per stabilirsi in modo più definitivo, approfittando di un modello abitativo flessibile che si adatta alle esigenze di chi vive in città ma non vuole essere costretto a uscire per soddisfare i bisogni quotidiani. Il risultato è una comunità dinamica, che mescola studenti, giovani professionisti, lavoratori digitali e piccoli imprenditori, tutti accomunati dalla necessità di ottimizzare la propria vita urbana.
Questa fusione di categorie e stili di vita potrebbe anticipare l’evoluzione delle future comunità urbane: comunità non solo più numerose, ma anche più eterogenee nelle sue componenti demografiche. Il Regent, infatti, si sta rapidamente configurando come un laboratorio di urbanizzazione verticale, dove modelli abitativi e sociali si incontrano e si fondono in un unico ecosistema urbano.
Quali sfide per il futuro
Il Regent International rappresenta senza dubbio un’innovativa soluzione abitativa, ma porta con sé alcune sfide legate soprattutto alla salute mentale e alla sicurezza. Sebbene il complesso sia dotato di sistemi di sicurezza all’avanguardia, tra cui accessi biometrici, telecamere di sorveglianza e sistemi di controllo del traffico umano, la concentrazione di persone in uno spazio ristretto solleva preoccupazioni in caso di emergenze. In particolare, un edificio così grande comporta sfide uniche in caso di calamità naturali, come terremoti o incendi, e le modalità di evacuazione devono essere costantemente testate.
Inoltre, la concentrazione di abitanti e attività potrebbe alimentare un crescente isolamento sociale. Vivere in un ambiente dove ogni necessità è soddisfatta senza mai uscire può sembrare un vantaggio, ma alcuni esperti suggeriscono che l’assenza di interazioni con la città circostante possa portare a un senso di alienazione o a difficoltà di integrazione sociale.
Il progetto del Regent solleva così una questione più ampia: è davvero possibile creare una comunità autosufficiente senza compromettere il benessere sociale e psicologico dei suoi abitanti? La risposta a questa domanda potrebbe delineare il futuro delle città verticali e delle comunità urbane ad alta densità, destinate a diventare sempre più comuni nelle aree metropolitane in espansione.